Volontà - anno IX - n.5 - 1 settembre 1955

rio toccherebbe alla sociclà di dHen• dersi. EcL è in questa misura limitatissi– ma, con le restrizioni che implicano l'applicazione di quanto egli propo• ne, che Bakunin ammette )a libertà aeUa sopravvivenza di una specie di vagabondo che probabilmente es.l11te. rà sempre e metterà una nota pitto– resca nella vita sociale, Ciò è fatto evidentemente allo scopo di evitare il più possibile l'impiego della vio• Jeuza, anche di quella giustificata. Ma tutto ciò che noi sappiamo del suo pensiero ci pennette di affer• mare che per lui il lavoro essendo innanzitutto alla base della morale, è la morale del lavoro che deve pri. meggiare. E la pietà davanti ai eot– to•prodotti deJl'unumitù non gli )a. scerebbe offendere la giustizia, co– me la giustizia non gli farebbe di. n1cnticare la pietà, nelle diverse ac– cezioni che le si può dare. Rimane un punto debole in questa breve esposizione: quello dell'atteg• giumento individuale. L'etica non è soltanto il risultato della vita collet• tiva, ma anche del comportamento di ciascuno in ciò che dipende dal J>Cn– siero, dalla volontà personale, gra. zia alle <ruali l'uomo, come dice,•a Han Ryner, modella la sua pro1>ria stallrn interiore. Bakunin era un sociologo rivoh1- 1:ionario. Di (ronte all'irumensitù del– la ingiustizia, della miseria, del do– lore, dell'oJ>pressione deJle classi di– seredate e delle masse che non erano ancora delle classi, non si senti\'a di esplorare attraverso l'Idea e l'Uni– verso, come il filosofo dell'Aia. Quando egli pensava ai bambini affa. mati e nudi, alle donne in cenci, agli uomini estenuati da quattordici e se.– dici ore di lavoro da cui ne ricavn- 250 vano un boccone di pane oero o un 1mgno di riso, la serena etica .filosofi. ca, matematica, J>antcista o metafisi– ca non era per lui la negazione di ogni sentimento, di ogni principio morale? E non si ca1>iscecosì meglio il suo progeno di etica « basato sul collettivismo, senza Frasi filosofiche o religiose? ». Ma questo principio non gli im– pediva di vedere sempre nella di. gnitù che egli invoca così spesso, tan– to l'eJemento fondamentale quanto lo scopo della libertà. Il rispetto per il suo prossimo, la morale di ciascuno verso gli altri e verso se stesso, « il disprczo dello sragionare » che egli consigliava d'insegnare ai fanciulli, facevano parte dell'etica volontarista che egli concepiva ed appJicava. Si, la morale era anche per lui, una questione soggettiva. E dopo a– ver mostrato la sua lealtà verso i suoi amici ed i suoi nemici, noi rivele– remo - potremmo rivelarne altri - un nuovo as1>etto della sua persona– litì,, tro1>po misconosciuto, riprodu– cendo un frammento di Jettera se– greta ( dove si esprime, quindi, in un modo assolutamente sincero) ri- 1>rodo11adn Max Nettlau con altre a,·enti un contenuto morale cqui,•a– lente: « Evitate tauto che è possibile di parlare di me, ed anche di promm– ciare il mio nome in.. pubblico. Non è per pu.sillanimità nè per pru<len:o pcrso,iale, ve lo assicuro, che vi ri– volgo ques1a preghiera. Le mie ra• gioni sono diverse. I.,' opera della rivolu:ione sociale, in generale, e quella de/l'l,it.ernazio-- 11ale in particolare, non è affauo una 01,cra individuale, è ,m'opera cssc,1,– :Wlmcnte collettiva. Gli individui, wui da noi, si confomlono nella col-

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