Volontà - anno IX - n.5 - 1 settembre 1955

si rjtorcono contro la rivoluzione. Così li sconsiglia apertamente: « Quando per estirpare la reazi.o– ne, ci si accontenta di combattere le su.e manifestazioni senza intaccare la radice e le cause finali che le pro– ducono ancora di nuovo, si arriva sempre forzatameme alla necessità di uccklere molta gente, di sterminare con o senza forme legali, molti rea– zionari. Capita, fatalmente, allora che dopo aver ammazzato molto, i rivoluzionari debbano fare la ma– linconica riflessione che essi non hanno ·vinto ,iiente e non hanno nep– pure fat.to fare un passo alla loro c<iusa;che al contrario l'hamw dan– neggiata e che con le loro proprie mani hwmo preparato il trionfo del– la reazione. E ciò per due rugioni: l<ifJrima, è che essendo state rispar– miate le cause deUa reazione si ri– producono e si moltiplicano sotto 111LOvl' forme, e h,, seconda è che il 11wssacro e ln carneficina finiscono sempre per rivoltare l'umano che è nel 'uomo e per far ri.volgere, ben presto, i sentiment.i popolari dalla partl' della. vittima » 1 • Queste righe sono scritte sotto la ispirazione dell'intelligenza. Ma si può obiettare che il pensiero puro è spesso dimenticato. Citiamo, dun– que, uno dei tre passaggi della sua Circolare ai miei amici d'Italia, in cui Bakunin ripete, con leggere va– rianli, dei pensieri simili: « Il socialismo farà una guerra ine– :;ornbile alle « posizioni sociali » non agli uomini; ed una vol1a distrutte e infrante queste posizioni, gli uo– mini che le avevano occupate, disar– mati e privati di tutti i mezzi di azione, sarcmno diventati inoffensivi 1 Co™iderazioni fì.losofide. e molto meno potenti, ve lo assicuro, degli operai più ignoranti, perchè la loro potenza attuale non risiede in loro stessi, nel loro valore intrinseco, ma nella loro ricchezzu e nell' appog– gio che hanno dallo Stato. La rivoluzione sociale, dunque, li risparmi.erà, ma tlopo di averli bat– tuti e privati delle loro armi, li rial• zel'à e dirà loro: Ed ora, cari com– pagni, che voi siete <liventati nostri uguali, mettetevi coraggiosamente al lavoro con noi. Nel lavoro come in tutt.e le cose, il primo passo è di/• ficile e noi vi aiuteremo onestamente a superarlo. Coloro che allora, robusti e validi, non vorranno guadtignarsi la loro vi– u,, con il lcworo, avranno diritto di morire di fume, a meno che non si rassegnino a YUssistere umilment.e e ndserei:olmente della pubblica cari– tà, che non rifiuterà loro certamente lo stretto necessario. Per la seconda ,•olla vediamo Ba– kunin emettere J'i1>otesi della men– dicità pubblica fatta ad uomini che f)Otrebbero lavorare, ciò che pare contraddire la sua rjpetuta afferma– zione che <( colui che non lavora è un ladro >>. Qui non si tratterebbe di furto e per tali casi egli ha previsto la destituzione di questi mendican– ti, privandoli del diritto di interve• nire negli affari della vita pubbli– ca. Cosi la loro situazione sarebbe dopo tutto moralmente insopportabi– le e, poichè con il sistema colletti– vista che egli propone, nessuno po~ 1rebbe nè « prendere nel mucchio» nè procurarsi i mezzi di sussistenza senza Javorare e senza pagare con il danaro ricevuto in cambio del pro– prio lavoro, ben poco numerosi sa– rebbero questi mentlicantL Se essi costituissero un problema troppo se- 249

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