Volontà - anno IX - n.5 - 1 settembre 1955

vrcbbe potuto essere il von Moltke o il Bismarck del 6UOpaese, non a– ,·e,•a bisogno di lanciarsi nell'avveu- 1uru incerta delle rivoluzioni, dove i massacri e le <!istruzioni sono delle baga1clle in confronto alle guerre 1>rovocatc dagli Stati, dal capitali– smo, d.nll'nmbizione dei re e della casta militare. Ifa preconizzato la lotta violenta, armata, perchè egli voleva con il mi– ujmo di male fare il massimo di be– ne, mentre la maggior parte dei suoi a,,vcrsari trovavano giuste le guerre che con il massimo di male fanno pu– re il massimo di male. Se noi dicessimo che <1nestarivo– luzione ,•iolenta egli avrebbe voluto evi.tarla, non saremmo creduti da co– loro che non vedono in Jui che l'apo• stolo - che egli non era - della pro1>aganda con il Catto, cioè, non Jell'nllcntato individuale che egli ri– provava, come abbiamo visto per il regicidio, ma dell'insurrezione popo– lare. Eccone le prove. Nel suo Rap1>0rto sul Diritto di Eredità, dopo di aver es1>osto In necessità e l'importanza deJI'« abolizione dell'eredità CCO"O• mica per cma,icipare i lavoratori, lo uomo, e per stabilire il regno del/a giustizia» egli prospetta due misure pratiche per arrivarvi. L'una dì es– se consiste in twa serie di riforme successive, l'altra nella rivoluzione sociaJe. SuIJa prima misura dichiara: « Si. poi·rà fare con le rilorme nei paesi felici, molto rari., per non di– re sconosciuti, in cui le cÙtssi dei proprietari, i borghesi, ispira,ulo.,i ad uno spirito e ad una saggezza che loro manca oggi e comprenden– do ili.fine l' imminen;a della rivolu– zione sociale, vorranno entrare, in un modo serio, in collaborazione con 248 il mondo dei lovortll.ori. In questo caso, ma solo in. q1iesto caso, la via. delle riforme pacifiche sarà possi– bile: co,i.una serie di modifiche suc– cessive, saggiamente com-binate ami– chevolmente tra lavoratori e borghe– si,, si potrà abolire contplet.amente in venti o trenta anni il diritto di eredità, e sostituire al modo attuale di proprietà di lavoro e d'istruzione quello del lavoro e della proprietà collettiva e dell'educazione e istro• zio ,r.ei ,itegrale ». Che questo sia illusorio ed abbia meritato di figurare nello studio al– quanto ingiusto d.i Enge]s sul socia– lismo utopistico ed il socialismo scientifico, noi ]'ammettiamo. E che se Bakunin avesse creduto possibile di trasformare ]a società senza ricor– rere aUa rivoluzione violenta, egli anebbe adottato quella soluzione, noi lo vedremo quando ci occupere– mo del suo J>ens.iero sullo sciopero generale. Ma veniamo aUa rivoluzione vio– lenta, necessariamente sanguinaria, poichè vi è lotta di uomini armati. Bakunin si rallegrn pensando al mas– sacro dei borghesi? Niente affatto. Se è necessario incitare alla lotta puO - e siamo obbligati di ripeterci - Janciare degli appelli epici, pensare con piacere che si rovescierà un re– gime d'oppressione, che si farà' un passo avanti, si crceri, una nuon so– cietà. Può raccomandare di brucia– re i registri della prOJ>rietà, le ipo– teche, tutte le cartoffie che consacra– no il di.ritto degli uomllù sugli uo– mini e la sottomissione del piccolo contadino al grande proprietarfo o al ricco capitalista. Non raccomanda ]o sterminio, e sa che c'è di meglio da fare e che gli eccessi sanguinari

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