Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

uperne dei uecclu') e siamo pure convinti che tante .strade, per clii lia volontà di fare e capacità, rimangono aperte ai gioi:ani. Il sindacalismo in Svizzera •.•Sulla &iluatione politica qui in Sviz• tera, tuuo è quieto, nonosiante si senta H bisogno di forti agitazioni, ma voi saprete che siamo dominati dalle organiuationi aindacali social-dcmocra1ichc di modo che ogni iniziativa viene dall'alto e auraverao i giornali che, appartengono alle suddette organizzazioni, Si arriva oosì ad avere qualche miglio• ramcnto salariale, ma scm11re minimo in confronto di quello clie si potrebbe avere &e i Javoriuori mostrancro volontà decise di rivendicazioni. Ed intanto i dirigenti sindacali sostenu1i dalla lot'<l siampa, di. cono che solo loro sono capaci di strap– pare le vittorie ai padroni e di ottenere il benessere delle cinsi lavoratrici. E tuno questo è detto e ripetut,o 1>craumentare il numero degli aderenti alle loro organizza- zioni. D. A. Zurigo, 12 gennaio 1955. È sempre la .steJMJ m1uica. In Italia, in Francia, in /svizzera, in Ameri'ca, in lnglili• terra, JUJ nei paeJi cl,e l1anno una recente democrazia come in quelli dove lo tradi– :ione democratica è ormai veccl1ia, il sinda• cato è stato Jvuototo dei suoi compiti e delle $I.le fun:ioni. Al posto della t1olontàe delle spinte dal bauo, v'è l'apparato burocratico con i tlirigen.ti che fanno tutto, penuno a tutto. Come sono U>ntani i tempi rievo• a,ti da Vasco Pratolini nel .1uo roman:o i\letello, e di cui noi• proprio in questo ri• produciamo in antologia la descri:ione di uno di c1uegliscioperi che oggi b1'.sognereb– be definire eroici. Allora si e/te la seme .si battet1a Japendo per che cosa si battet1<1 e non aspettando niente dall'alto, ma tulio dal .suo coraggio, dalla sua capacità di resisten:a. Oggi, un qual.siaJiaumento ulariale o miglioramento delle condizr'oni di lcworo è oggetfo di mer• cato tra i mandarini sindacali e i datori di lat1oro. E quanti compromes.si vergogno. si o Jeonfi.tle (.si leggo l'artìcolo di G. Tas. .sinari, Per il convegno nazionale per la libertà nelle fabbriche) vengono sbandierate come t1ittorie dei fot1oratori. Fincl1è i lat1oratori non faranno II meno di tutti i loro rappresentanti ed imerme• diari, non potranno mai sperare d1' conqui. starsi lo loro emoncipa:i:ione, Voce dnlla galera ... Qui cerco di occupare i1 mio 1empo inutiJe, il mio tempo sprecato il mio lempo infruttuoso come meglio posso. t neces– sario che la mia giornata abbia pur un picoolissimo, modestissimo scopo. Anche in carcere si può vivere, anche in una gabbia si può sopravvivere, ma è necessario Ci· sere so&1enu1i da qualche ideale ed avere un poco di occupazione. Non importa se il lavoro non è pagato (questo è il sislema qui dentro) esso procura ugualmente gioia, 1ranquilli1à e quindi posso arrivare ad avC– re una certa gerenit:ì, nonostante il triste luogo in cui mi trovo. Ragusa, 2 giugno J955. N. G. È 11na delle tante tri.sti voci cl1e ci giun. go110 da coloro cl1e .1i possono quas,' con– siclerare dei « sepolti vivi ». E la traJcritlia– mo qui a conforto di chi ce l'l1a int1iata e di tutti coloro che .1i trooono nella mede– sima s,'tuazione. Il carcere, in quaJi tutto il mondo, è il mc:::o barbaro con cui i poteri costillliti .si difendono contro chi ha oMJfo infrangere t'attuale ordine sociale. Esso ci' fa pe~are al biblico « occhio per occhio e dente per dente», alla legge del togliano in u.so preJ. so i romani e alla vendella del &angue, (purtroppo ancora in tanti poe.si i co.11det• ti criminali vengono puniti con la morte). Si.stemi tulti di punizioni cl1e la no.stra ci– viltà giudica « barbari». Come si può Jpcrare di redimere un uo– mo, infierendo contro di lui? È la 3ocietà che es.rendo la più forte ca– &tiga, tortura il colpevole che è debole, 201

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