Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

cinguetlio dei passeri che volavano a stormi sulla cima degli alberi e con– tro il cielo. « Avanti» li esortò Giannollo. ((Forza» Metello disse. « Se c'è chi ha qualcosa in contrario, come spiegava Del Buono ». E d'improvviso, gli ridevano gli occhi e ancor pili, si tiarehbe detto, la voce, per <Jucsto era intervenuto. « Tu, ad esempio, Tinaj » aggiunse, rivolgendosi a Olindo che sedeva pochi passi distante e che, fisic1nnente proprio, in quella gran calura, si sentì percorrere da un brivido, e agghiacciare. « Appartieni da poco tempo al.la categoria. Che te ne sembra, ci si comporta bene? ». Pili che rispondere, Olindo farfugliò: « Sono domande da fare? Certo. Ho anch'io, modestamente, un'es1>erieoza di miniera che ... ». Non conti– nuò; come mangiandosi le parole, fissava il Cratello dal basso in allo, con uno sguardo in cui l'umiltà, l'affetto, sembravano mischiarsi al risenti– mento, al rancore. « Perchè chiami in causa proprio me? » gli chiese. « Così, per interrogare qutllcuno, per muovere le acque » MeteJlo gli ris1>0Sl.l, e c'era un'intona~ionc protettiva, di complicità e di vittoria insie– me, in quelle sue pn.rolc. « Se non si comincia dalla famiglia ». « Dammela a me, Ciprcssino, la parofa ». « Ecco, sentiamo il Tedesco ». Era un uomo di quarant'anni, alto, pingue, pletorico, non sarebbe sem– bralo un muratore, ma in realtì, lo era, e fino da ragazzo si poteva dire. aveva cominciato aiutando i manovali a impastare calcina. Butòri, Pio Butòri, era adesso primo muratore, lavorava nello gtesso Cantiere con Me– tello, con Lippi, e col piccolo Renzoni, e non ecra chi non lo conoscesse e non gli portasse rispetto. Gli piaceva bere, ma a chi non piaceva? A lui in un modo forse un po' esagerato, sempre dopo il lavoro comunque, col bnjo. E siccome il vino lo reggeva, questo anzichè limitarla, gli aumentava lu considerazione. Nell'86, era emigrato in Germania, aveva lavorato a Co- 1onia, a Lipsia, mai a Berlino, ed era tornato, senza risparmi anche lui, ma fo buona salu1e, l'animo allegro e una famiglia creatasi lnssi:1,tra i mangia. sego. Perciò ora lo chiamavano il Tedesco, perchè era stato in AlJemagna, e aveva sposnto una tedesca e ci aveva una figliola di dieci anni, 1>illalbina che bionda, come la madre. Egli, di persona, era l'opposto. Com'era grande è grosso, cosi aveva un viso largo, bonario, ora paonazzo pii, cli sempre per via dell'afa che lo tormentava. E ciò che disse, le parole con cui si espresse, dcllero la sensazione che veramente partecipassero l'opinione generale. Si tolse di hocca il filo d'erba, d'avena cl1e masticava, disse: « Con tutto il ri• spello per J'Awinta, io dico che non è necessario trovarsi sull'orlo della disper11zione come si trova lui, per essere d'accordo sullo sciopero. Se ne è ormai parlato e ri1>arlato. Quelli di Torino come quelli di Napoli, ci hanno dato l'esem1>io. Quelli di Bnri, di Livorno e d'altrovc, è già d.elle set1imanc che sono alle prese coi Padroni. E a parte <1uesto, è da bambini, Iar questione di campagna e di ci11i1. Si mangia forse di grasso, noi che siamo di città e dormiamo tutte le notti nel nostro )etto? Io ho una bam• bina che stenta un poco a esprimersi in italiano, siccome pili che vicino a 196

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