Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

fat<:ia 111 rcnle consis1cnza delle no– ~lrf' forze )). Perciò incominciamo con il dire che non fu la noslrn una « ripre-,a )) che ci pose di lronle sol– tanto « oslacoli >> es1erni, oggcuivi, ma anche oslacoli jntcrni e sogge11i.. vi, dovuti a noi siessi, e che G. B. sicuramcn1c, come lauti altri com– pagni, non i:wra,mo dimenticalo. Ba– Sia pensare di lror,te a quale 111cn1a– li1:1dei ('Ompagni (e ,,e n'erano an– che dei \·ecchi, anziani addirittura del movimenlo) ci trovammo al con– grCS:,O di Carrara, e che durò fino a dopo il convegno nazionale di Ca– nosa! È ,·ero che riuscimmo rapidamen– le (?) « a ricos1i111ire le nostre file, a dare consistenza al movimento ccc. >>. Ma attraverso quale enorme sforzo! Sforzo che, se adoperalo' a pro del movimento, anzichè a com– bat1ere (è la parola giusta) Je men– talità deviazioniste, ci ancbbc ppr– nicsso di incidere molto di piii sugli av,,en..imenti di quegli anni. Quanti errori ci (eccro perdere 1empo ed energie preziose! Sorsero delle « ini– ziative nostre, spontnneamcnte lJl 1u11e le parti d'Italia, ecc.», ma c1uaote di esse lurono buone e c111an1e errate? Poi sopraggiunse il lenomcno del filo-marxismo, di l\·lasini e cornp. Quanto ahro tempo ed energie pre– zio:,e ci portò via? Queste manile– slazioni dcviazionistiche ci causarono tanlo danno, e si de"e, tenerne con– to, nella ,•alutazione del rendimento O11cnuto dal nostro sforzo. Ed essendo (secondo mc) dovute al fallo che durante il Jjsgraziato \'Cntcnnio, mancò ogni intesa, ogni eon1a11O,ogni scambjo di idee ecc. (tanto che il nostro movimento bi– sogna considerarlo completamente inesistente in quel periodo) è da at- tribuire a questa noslra deficienza, tutto il complesso delle deviazioni che 1,imauire:,larono e ci danneggia– rono alla ri1,rcsa. Altro fatto questo che dovrebbe preoccuparci pcrchè un bis del genere non dovrebbe verifi– carsi, in caso che la reazione rin– crudiS!c '6no al punto di renderci im– possibile ogni attiviti, J>ubblica (il che, non è improbabile, come forsc troppo ot1imisticamcn1c pensano molti com1>agni). l\fa <Juesto è un al– tro problema del quale parleremo altra volta. Hi1ornando II quello che vuole es– sere lo scopo cli questo scritto, mi sembra che uno dei fattori che ren– dono poco redditizia la no.slra azio– ne oggi, è proprio l'ambiente nel qunle operiamo. D'accordo con C. B. quando enumera le nostre defìcenzc. alle quali se ne possono aggiungere anche delle ahre. ~fa non le ri1engo suFficienti a spiegare la scarsi1à dei risuhali. clic otteniamo dall'opern nostra. 1. oi cOn:,latiamo che in passato, 1ra la fine del secolo scorso, ed i primi ven1i :umi di qucs1O secolo, con un numero inferiore di mezzi e di uomini. si ottenevano maggiori ri– sultali di c1uelli che otteniamo oggi. Ma allorn non vi era la JcformnziollC mentale cli oggi. Si lavorava su un terreno che d<'– ,,e considerarsi vergine, nei confron– ti di quello odierno. Le deviazioni verso il lcgali1arismo, il parlamen– tarismo, il conformismo erano agli inizi. E c'è voluto del lempo prima che l'immenso male, ai sensi di una n~ione rivoluzionarla emnnc\palricc si manjfes!llssc. Quanti socialisti sin– ceri, quanti repubblicani battaglie– ri, e' erano allora? E quanti, -sia 1>ure già predisposti a tradire co– scientemente le aspirnzioni di ugua- 189

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