Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

mocim<'nto 11a111rah•, spor1t<mco e fa• 1ale tlellf' società umane, 1"011 pos– siamo /ctrci nieme, dobbiamo accel– tarlo per <1uelloche è pauato, come flCfi'lliamo tutte I<' fatalità 11alurali. /Jisogna cre<.lcrl'che era la sola via ,,ossibi/(' per I' ecluca;ione e/ella spe– C:Ìf'uma11a. Bench(' 11011 bisogna in– ga,rnarsi: anch6 allrib1tl'll(/o la c,,lJHI maggiore asli artifici macl1iavellici cli•lle cla.Jsi governanti, dobbiamo ri– c-011osct>rc che nessuria mùwra11;a ,,a. rebbe stata lnnto potente da impor– rf' <111e~li orribili scrcrifici lllle masse, se 1w11 ci /o:ue stfflo ,wlle ,ctes.rnnws– se un. movimc,110 v,•rtisi11oso, spon– rm,eo, che lo spi11gc•va li sacrificarsi semvre di 1111ovo cui um, di quelle astra;ioni tlivomtrici clii! come i. V(IIIIJ)iri d<'lfo storitt, si son ,,;empre ,wrriri di s,mgue 111m1110 n 1 • Questa nt1ru1tiva del sacrificio e Jell'olocausto che sottolinea In com– plc,-i1i1 dell'anima urnanu, spiega forse in parte In sottomissione al– l"oppre-,ione, allo rruttnmcnlo, alla sofferenza. Ma è la socie1à che lo ge– nera? ~o, 1:.erchè eua non è, in •fin df'i conti, ct,e ciò che l"uomo sa, può o \UOlc fare. Tulle le forze psi– colo;tiche e fisiche della natura uma– na non sono state formale dalla sola collettività. Se questa natura è capa– t·e di dc,ozione, di acrificio. d'eroi. -mo ,;ocinlc. essa è anche • così fat– ta clw h, possibilit,i del male 11e prQ(./uc1• sempr{' i111111,mcabil111c11te la rl'll/rà >12 , A fJHC-.to ,;j innesto 111 fo1nliti1 bio– logica, il 1n111todi pnrte11z11inforio– rc, <' l'inf'\ i1uhil(• lf'nlczzu dell'evo- 1 l.'i11111t-ru K11oulO•J(f!.rm1mico. 2 C111t-f'l1ismo riitol11:io11urio. luzione deJle mohiltHlini agglonw– rnte. « Perchè a causa della stessa ori– ghie ariimale di. ogni iocietir uma– na, e per l'effetto di <Juella Jor:a d'iner;ia che esercita una a;ionc co. sì porente tanto nel mondo i11tellet– tuale e morale qua11to ili quello ma- 1eriale. in og11isoci<'là che 11011 di'• generi a11cora, ma che progredisce e che cammina i,1 ava111i.le cattive abituclini ave11doesse la priorità dt>l rempo, sono pi,ì profomhww11re m– ,licate che le buone. Ciò spies" pn– clH; .mllfl sommll rort1lt> <li•fl,, rr~it11- <li11icolleoivP c11tm1/i, uei 1mesi ,,;,; progrctli.ti ,lei momlo civih•, i 1wv4• decimi lllmeno valgo,10 11ie11t<' )) 3 • È la società che è 11ll11h11,;edt~I 1,rog:rcsso, nrn è per <'nusu s1111 c•li<' il 1>rog:resso è così lento. Se le nostre società non degenerano :mcora, nitre hanno degenerato e chi può garnnli• re che la nostra non affonderi1, d1e la forza dell 'incr1.ia , il pe o morto della storia non avranno il sopr:w– ,·ento sulla forza progre"Siva, e tra– scineranno con sè lulle le rf"alina– zioni umane? Bakun in sente e sa <1uesto. 1:.erchè lu sua intuizione is1in1in e geniale, gli J>ermelte di comprendere tutto. Ed il suo accanimento nello spinge– re alla ri,,oluzione J>Cr trasfornrnre le condizioni c1ella ,•ita sociale e ri– durre il pili possibile t" al pii, pr1~'llO la palla del passalo che l'11mani1à si trascina con sè, è in fondo la lra– gcdia dell'uomo che tenta, con uno sforzo 1itanico, di forznre il destino e di spingere i suoi simili n for– zarlo. Come useirc da qucs1n rf'I(' di o- 1 Leuern 11sli lmer1111:iom11i.s1i del Ci11r11, 175

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