Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

ne dei poteri spirituali e tempo• raJi, un credo. Decide, uon soltanto di ciò che deve essere fatto, ma di ciò che è o /u o sarà e la coscienza individuaJe è ridotta ad annullarsi in un atteggiamento di puro servilismo: <1ucllo ostentato dal cortigiano natu– rali.sta che aHa domanda del Re: .: Questo animale è maschio o fem– mina » rispondeva: « quello che pia– cerà a vostra maestà ». Liquidazione delle élitea ·di peu8iero e rivoha delle maNe Questa situazione servile della scienza in regime totalitario (e fa. cilmente si J>otrebbe constatare che ,,nella deJl'arte, della religione, del diritto, ecc. non sono molto diverse) può sembrare a prima vista deriso– ria ed inaccettabile. Ma essa non è senza precedenti, al contrario. Tut– te le volte che una socie1i1 ha sta– bilito una gerarchia .fìssa e<I una su– premazia incontes1a1a nell'ordine dei valori, ne è risultato l'asservimento e via via la sterilità di tutta la cul– tura vivente, a beneficio di una au– torità imposta, che ha rovesciato più lardi l'anarchia dei valori. D'altra parte, i momenti di anarchia dei ,·a• lori (come la rinascita del J)aganesi– mo e la crisi religiosa occidentale del XVI secolo) generano spesso una la– le incertezza degli SJ>iriti e creano una tale sovrabbondanza di elementi uuovi da coordinare e d'assimiJare, che ]e tendenze gerarchiche, dirigi– ste ed autoritarie, presto o tardi trionfano. E ciò avviene sia per uni\ nostaJgia di ordine e di ubbidienza che s'im1>adronisce delle éJites si"à llCr il risentimento e la ri,•olta delle masse contro una ci,•iltà lussureg- 152 giante di cui esse non hanno potuto raccogliere il buono; sia infine per una combinazione di questi due fat- 1ori, come polrehbe accadere oggi, per ciò che genera li doJ>pio feno– meno della manomissione tolalitaria sul proletariato e sull'in1elligenza. L'uomo moderno è posto davanti ad en.igmi molteplici. Ogni crisi sto– rica gli rivela il fauo che non conosce se stesso: e lo studio progressivo del mondo gli scopre continuamenle, dielro realtà 1>il1o meno familiari, nuovi abissi <l'ignoranza e di dubbio. l suoi orizzonti non si allargano ed i suoi melodi non si perfezionano che per moltiplicari?'Ja parte relativa del. la contingenza e dell'incertezza nella sua visione generale. La scienza, dal– la quale ci si attendeva da un secolo Je basi di una morale - e quasi di una religione J>Ositiva- si rifiuta di fornirle e la sua umiltà delude le fol. le disorientate, le anime colpite di isolamenlo, gli SJ>iriti che uon sop– portano il dubbio t in queste circo. s1anze che si erge la nuova « scien– za » - o piuttosto 1a nuo,•a fede - la cui luce viene dal Kremlino, e che sostituisce l' imperativo « cercale » con l'imperativo« obbedi1e ». Ormai non è più il pensatore isolato che cammina a tentoni per proprio con– to, dalla prova all'errore e da iJ)Olesi ad ipotesi: è tutta J'umauità sovie– tica in blocco che oscilla da una di– rezione a11'ahra, cicca, ma forte del– la sua massa e della sua 1>otenza. AJ- 1' in<Juictudine del ricercatore che teme di smarrirsi sulJa proJ>ria pi– sta, si sostiluisce Ja sicurezza grega– ria di u.n esercilo in marcia. Non rom1>cre Ja disciplina, restare nel1a pro1>ria fila, non isolarsi dalla massa è ora Ja maggiore preoccupazione dell'uomo di laboratorio immerso

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