Volontà - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1955

bizioni di << B », non deve eeitare a denunciarle per primo. Egli po– trà dire ad,csempio: « La Patria si serve ubbidendo a1le leggi, anche se in qualche caso, molto tempo dopo, si giudicò che qualche trasgressore finì per compiere azione patriotti– ca >>. L'obiezione prevenuta, avrà ·perso molto della sua importtmz.a. Se poi << A » non ha previsto le o– biezioni di « B »: si salverà in ex– tremis, minimizzando le differenze d'uso Cra Je due nozioni, che bat– tezzerà << secondarie », r< trascurabi– li », etc. e insistendo sugli usi co– nnmi che chiamerà l< fondamenta– li >), « essenziali », « usati dalle per– sone oneste » etc. L'appello al valore per riconduzione L'appello al valore per definizio– ne, piì1 sopra il1ustrato, si può con– si(lerare piuttosto raro, e limitate ]e sue possibilità di successo. Assa·i, più complesso e frequente neH'uso è ]'apJ>eUo per riconduzione, con il quale si stabilisce tra l'azione da fare compiere o la tesi da fare ap- 1>rovare (che abbiamo convenuto de– signare con « X ))) un rapporto tale che i significati dei due termini ri– mangano distinti fra di loro. Due raJ>porti soddisfano alle condizioni ::uddette: quello di causa-effetto e quello di classe-esemplare. Illustriamo j] primo: causa-effet– to, con un esempio. Si esamini il se– guente dialogo: ((A »: « La tassa proposta è nel complesso da respingere»; « B »: (< Io ne so poco, ma sono portata a favorirla perchè penso che siano preferibiJi tasse più alte a un altro prestito; « A »: « 11 peso di questa tassa sarà molto alto per iJ povero, insignificante ,per il ricco»; « B »: « Non mi ero reso conto di ciò. De– vo studiare la legge e forse sarò di accordo con voi nell'oppormi». Come si vede, « A >> per convin– cere « B )) ad osteggiare la legge, la presenta come causa di un effetto che per << B >> è un valore negativo, che « B >, disapprova, L'efficacia di. questo rapporto di causa-effeuo si basa sul riconoscimento del princi– J>io, già affermato da ViJiredo Pa– reto, che << chi vuole gli effetti, '(i fi– ni) deve volere anche le cause ( i mezzi); e inversamente: chi non vuole gli effetti (i dìni), non può volere le cause (i mezzi)». Chi do– po avere accettato una 1>articolare riconduzione causale e con essa que– sto principio, non agisce di conse– guenza, cade in contraddizione, non è coerente. Esaminiamo ora l'altro rapporto, quello di classe-esemplare. Proposi– zione come « la fuga in battaglia è azione disonorante »oppure« l'amo– re verso i genitori è sentimento vir– tuoso )), mostrano come ]e nozioni di « foga in battaglia >> oppure « a– more verso i genitori )) siano consi– derate indicare, rispettivamente, un esemplare della classe delle azioni djsouoranti e dei sentimenti virtuo– si. Queste dassi possono corrispon– dere a valori (negli esempi qui fat– ti, rispettivamente negativi o po– sitivi) della persona che ascolta. Se « A >) riesce a fare considerare a «. B >> J'azione che gli vuole fare compiere « X >> come un esemplare di una classe che corrisponde a un valore riconosciuto da « B )), questi non può evitare di compiere l'azio• 645

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