Volontà - anno VIII - n.10 - 15 febbraio 1955

ogni sociologo) sa quanto è difficile costituire un'esperienza qualsiasi, do– ve le varianti siano limitate ad una sola ed i cui risultati possano essere interpretati senza alcun equivoco. Oggi, si dubita persino che questo ideale sia realizzabile per ciò che concerne i fenomeni elementari e su piccola ,gcala, in modo che << la Scienza ,, sarebbe eternamente con– dannata ad essere una supposizione !corica fondata sull'osservazione globale del gioco statistico delle pro– babilità. D'altra parte, ogni teoria gcneraJc ed. unitaria dell'universo incontra nella discontinuità (ipotesi dei quanta) un ostacolo imprevvisto che taglia Jo slancio a certe antici– pazioni e delude certe atlese del se– colo scorso. Come potremmo mai, per esempio, constatare l 'esisten.za dei pianeti non solari se ]a 1oro pe– santezza e la loro luminosità sono, nella generalità dei casi, al di sotto della soglia d'intensità che li rende. rebbe visibili dalla terra? Tutto ciò, m'affretto a diilo, non comporta la pretesa bancarotta de.l– la scienza ', ma al contrada il trion– fo della prudenza e della modestia che caratterizzano l'atteggiamento scientifico. Oggi non si fa più que– stione di certezze, ma di rischi di errori pili o meno ridotti, e di ap– prossimazioni, più o meno ammissi– bili. E niente può essere, oggi, dichia– rato positiv,amente conoscibile, se non a posteriori e nella misura stes– sa in cui si ha effettivamente a fare 1 Non ci può essere ((fallimento li che agli occhi di coloro che domandavano alla scicm:a di 1enerc il pos10 di tulio, in par– ticolare dell'arte, della giustizia e della re• ligione. con del « conosciuto >>. li sogno di una scienza che s'impadronisce di tutla la realtà, o integralmente di una realtà qualsiasi, è senza dubbio un diviuismo, un' ambizione sovru– mana e vana alla quale bisogna ri– nunciare per meglio concentrare il nostro sforzo sui problemi che ci in– t.eressnno. Lasciamo 1 dunque, alme~ no provvisoriamente Ja Scienza in generale, per concentrarci ne!Ja so– ciologia non Ja Sociologia positiva di Auguste Comte (presentata da Jui come una sintesi suprema di scienze matematiche, !fisiche, chimiche e bio– logiche arrivate al foro complelo svilu1)1)0) ma la socio1ogia mode– stamente sperimentale alla pratica della (Juale un Curierista, rinsavito, il doltor Ch. Pellarin (un altro mc• dico), invitava invano il positivista Liurè, poco dopo 1a pubb]icazione della celebre opera di Claude Ber– nard sui metodi sperimentali in mc. dicina 1 • Questa umile micro-sociologia ancora jn embrione ne] nostro tem– po non si mette al passo delle gran– di ideocrazie 1>olitiche. Essa progre– disce, contrariamente a ciò che cre– deva Bakunin nel suo Etatismo y A narquia, non (< J>roclamand.osi ma– terialista ed atea », cioè ponendo dei postulati metafisici, e neppure << dand.o ]a mano al socialismo n per ril.-cvcrne l'impronta di un dogmati– smo di uno storicismo o di un prag– matismo qualsiasi, ma situandosi quotid ianamentc sul doppio terreno delle volontà espresse e delle realiz– zazioni che ne derivano, per con- 1 De l'empfrisme à l'experimenwtion en malière sociale di Chades Pellarin, Librai– rie Phalanstcriènnc, Paris 1874. 559

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