Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

lo della presente organizzazione so• ernie, per cui, se l'mdividuo inten– de sostenere il principio della sua rc– frallaricti, ad cssJ, deve soltostarc al– le gravi conseguenze clic le leggi 11rcvcdono contro di esso. Oa pari<' loro i partiti di sinistra avevano creduto di poter risolvere il prohlcu1a della emancipazione cld. la donna a traverso la sua proletariz– zazione, cioè togliendola alla fami– glia per sottomP.tterla al padrone col lavoro della fabbrit"a, dei campi e della miniera. Sono queste nuo,,e condizioni, 11cmhra a noi che la donna si è ,·c– nuta :.1 trovare doppiamente schiava: schiava, se già lo cm, della famiglia, e poi schiava del padrone; in quanto essa, con la nuova condizione, oltrc a dovere svolgere un lavoro a fianco all'uomo, deve lo stesso accudire al– la casa, e compiere tutto il suo non indillerente ruolo di sposa e di ma– dre; cd inoltre essa è ancora pii, impegnat:1 a socldisfore le esigenze del lavoro del !ladrone che la pag:11 che <1ue1lodella sun casa, che è <'O· stretta in parte a trascurare. E chi nega questo fallo non li:1 var– cato certamente mai la soglia dt•I la– ,•oro. La donna sul lavoro, per <pie– sto suo continuo assillo per In fami– glia, vive in uno s111to di vero abhru– limento, che si può facilmente leg– gere sul suo volto, nnche se è correl– to da quel rossello che può comprnr– si orn con la paga del sahato. Me ne è rimasto un vivo ricordo della mia vita tl'opcrnio in esilio, <111:mdo nel turno di notte, nelle rab. hrichc di cardatura dell'lsére, ant·i– ciptwo l'orario per rimpiazzare in antici1>0 l'operaia, cl1'era aspettata a casa dai suoi figli. Anche negli urfici, all'estero co– me in Italia, ho inteso In donna Ja. gnursi per fa doppia catena: e 11uèl. la della fabbrica rimane la piì1 pe– sante anche so il fatto della rimune– razione del suo lavoro permette qual– che piccola socldisCazioue dei suoi desideri. Ma, in sostanza, oggi la donmt sul lavoro è venuta a favorire l'econo– mia della classe padronale che, nou solo ha trovato nella donna un de– mento pil, docile per bn maggiore sfruttamento, ma anche perchè ha approfittato dcllu rimunerazione che permette di arrotondare il salario dell'uomo, per mantenere ad un li– ,,ello molto basso il prezzo nel mcr. cato del Ja,·oro. Con ciò noi i1on intendjamo dire che la donnn non starebbe bene in determinati lnvori e in deter111inati uClici; ci starebbe bene, ma a con– dizione che essa vera1ucnte desidnas– se di svolgere 1111 lavoro Cuori di ca– sa, che assecondasse le sue spontanee disposizioni. lu smt \'Ocazione, e non vi foS$C spintu d11I biSOl,_,'110 nHll<'ria. le, che finisce col sottometterla od un lavoro forzato. Per arrivare a c1uesto bisognereb– he innanzitutto garantire all'uomo che lavora, una certa libertà econo– mico, in modo che In donnn fosso li. bera di scegliere trn la fabbrica o l'urficio e la e.oso. La grande mag– gior:mza delle donne sarebbe certo• mente per la ca.sa , l)er dedicarsi in– teramente all'educazione dei propri figli, J>er cur.ire sngginmcutc i pro– pri interessi domestici. Nessuno può, secondo noi, sos1i. tuirsi nell'cclucazione dei figli: ne1>· Jl!!re lo Stato, così come è creduto da una certa concezione socialista. 46)

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