Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

COESISTENZA l • Amore e paura LE llAGIONl che ho di essere a- narchico sono a tal punto legate alla condizione umana, che io posso a stento concepire la loro assenza, se non fuori del principio e della fine della nostra specie. Esse risultano dall'antagonismo sul 1>iano umano di due sentimenti, l'amore e la paU– ra, che, per l'anarchico in quanto tale, si escludono totalmente. « Ho bisogno di amare, ed io non posso amare ciò che mi fo paura. Vorrei non avere paura di niente per pote– re amare tutto. E contro coloro che 1netcndono di Carsi amare con )a paura, la mia risposta non 1mò esse– re che la rivolta ». Questo è il lin– guaggio piì1 semplice che possa de– finire quest'atteggiamento che noi chiamiamo tra di noi anarchismo. Noi abbiamo •paura. Paura dcll'u– ni,•erso misterioso in cui ogni lascio di luce proiettato dalla ragione e daJ. 1a conoscenza moltiplica degli eni. gmi più profondi e pii1 temibili. Paura della natura che noi divoriamo e che ci divora, do,,e tutto si divora reciprocamente, spietatamente, e do. ve base deJla vita è la distruzione della vita. Paura della società che ci protegge soltanto per asservirci e che ci rende schiavi solo per sacrificar• ci, « dalla culla alJa tomba », a del• 430 le potenze inumane e(l assurde, 1m• cor lliù implacabili di <1uelle della 5Clezione naturale. Paura dei° nostri simili, e sopratutto, paura di noi stessi; perchè esiste nell'uomo, vici• no agli istinti conservatori della eu11 individualità, un « demonio della 1>ervcrsità » che lo spinge a fare ciò che pUò oortnmcntc nuocergli cli pili moralmente e rfìsicamente e che è ri• conosciuto da tutti gli analisti della psicl1e umana come una delle for%c del nostro mondo interiore, tanlo piìi nttiva qmmto pii1 il mondo esteriore ci lascia qualche momento di respi– ro. Tutt'al pili, tulio l'edificio di cul– tura che è inseparabile dallo svilup– po del nostro io, è una semplice trn– dizionc esteriore, di una iragilitit morlale. on siamo niente da noi stessi. Il piccolo di un gatto, d'un cavallo o di un'aquila, è un essere c:11rncc di completarsi da se stesso; il piccolo dell'uomo, separato dall11 civiltà allevatrice è al di sotto dell'a. nimale; non ha una 11alurt1 che lo protegga di essere un mostro, perchè è proiettato troppo preslo fuori delltt sua vita fetale per avere una formtt– umana, al di fuori della società, che si impadronisce di luj per assicnrue la sua propria conservazione. Tuuavia da <1ueslapovertà, da tul• la questa nudità de1l'uomo di fron– te a se ste88o, alla società, alla na.

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