Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

lura e all'unh·crso, sorge un immen– iO bisogno d'amare, &enza il quale noi avremmo il destino più ùi[elice che sj possa concepire, e chf' ci por– la a cercare J)rotezione, nutrimento e consolazione, passiva cd attiva, nei nosLri contatti con ciò che vi.ve, cre– :o,eee soffre. Questo bisogno di &ÌIUJ)alia &i urla contro una constatazione che può cs– èere aruara, ma della c1ualc bi&ogna, io e.redo, rasseb"llArsi: noi ,:.on abbia– mo, nel senso com11le10della parola, dri 8Ìmili. Anche di fronte all'esse– re pili vicino e mc>glio11111010, le dif– rrrcnzc esistono. Noi non vogliamo, non pensiamo, non sentinmo Je stes– se cose - cd Ì) ncceBSnrio fH:lrmct– lcrsi « nei panni dell'uhro JJ uscire dai propri. L'unilù degli esseri non sarebbe, dunque, clic l'nnnicnt11111cn– to degli el8eri, un loro comune sa– crificio a qualche cosa che li oltrc– pusa e che si può chiamare, 8C si VJ1ole, H Popolo, la azione, il Pro– le1aria10, l'Umani1à, la Ri,•oluzione o sem1>lieen1en1eDio. Ma, con le religioni e i 1,arLiti u– nitari, incomincia anche l'intolle– ranza. Cia.scuno suppone come base d'unità - cioè impone - il suo mo– do d•es.sere ideale, la tua chiesa, la sua comunione - e la ,·olontà di far– lo prcnlere è forse quello che ci di– vidr maggiormente. Ciascuno invoca la paura al servizio dell'amore, e na– sconde una min11ccia, unn costrizio– "" nrl suo proM'li1isrno. e Libertà, uguaglianza, frnterniti1 - o In 1nor– le - » « Socialismo o Barbarie » - tulle queste diviso hanno per sino– nimo: « Sii mio frn1cllo o io ti uc– cido ». Non possiamo 80Slituirvi - almeno per chi ci è vicino, pcrchè è questo che importa sopratutto - quesL'ahra Jlarola: « Sii te steSBo »? 2 • Uoitari1mo o pluralismo " Ci souo parecchie 3bitazioni nel– la casa di mio padre». Questa paro– la enngelica che avrebbe dovulo ob– bligare i cristiani ad essere pili tol– leraD1i, può anche servire di divisa a quegli anarchici che non ,·edouo n<-1- 1'« unità di dourina, di tattica (' di responsabilità » - che va dal cnm– JlO dell'organizzazione di propagan– da a quello dell'organizzazione &O– eiale - la condizione necessaria alla realizzazione del loro ideale. Mi spiego: Ci so110almeno due modi' di r11p– presentarsi su senta umana I' 111utr– chia, che è vita senza nu1ori1ì1: l'uno come un' wianimitrì .'tpontm1et1 tli pcns"iero e di azione; I' nhro come una coesistenza pacifica di pensieri e d'azione diverse. el primo caso, noi parleremo d'una concezione w1 ita– ria dell'anarchia; nel secondo d'una soluzione pluralista. Non c'è bisogno di dire che 1asoluzione unitaria, per essere realizzabile nella liber1à. im– plica 1a scomparsa di tutte le diver– genze di vita, di tutte le OJlJlO i.zioni di interessi, di tutte le e 0011-confor– mità • menLali o morali nell' uma– nità. La 50Juzione pluralista invece ammette, J>erdefinizione, la plurali- 1 Niente impeditce eviden1emt:n1e di im– maginarne ahri. Il più e1>mune è qudlo deU·• anarchia • come nepzione di ogni ,olidarietà, J.oua iipie1a1adi tuui conlro :ut. li, e trionfo del più « 11d11110 • per la 1>re 0 da, il furto, la meniogna e la violenu. Non penso che que1ta conce1ione, in quan– to ideale di reluioni umane, debba euere di&cuua nel quadro del pre1ento 1cri110. Tunavia, per la chiarezza de.I di1cor,o, tO 11ro11011go di chiamare asociale o meglio 111, 1iaociale ques1a concezione dell'anarchitmo e antisociali <'Oloro d1e l'applicano o vi a– deriSC<lno. 431

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