Volontà - anno VIII - n.4 - 15 agosto 1954

lnline, come nelle civiltà primitive, l'atto amoroso è per la donna un ser– vizio che essa ha il diritto di farsi 1>il1o meno direttamente pagare. Le è permesso di considerare il suo cor– po come un capitale da sfruttare. La prostituzione è tollerata e la donna maritata può essere mantenuta da suo marito. L'ineguaglianza econo– mica avvantaggia certi individui, e alla donna è riconosciuto il diritto di vendersi ad uno di questi 1,rivileg-ia– ti. In una società che si basa sul de– narn, in un mondo in cui tutto si vende, si compra, si traffica, l'amo– re libero e disinteressato, solo ga– rante dello svilu1>po della donna, sembra <1uasi un'anticipazione. La donna non può realizzarsi che con l'amore. La verità non è nello sviluppo ego~sta della sua individua. ]ità, ma nelJ'identificazione con «l'al– tro». La verità è nella coppia. Ma le condizioni del matrimonio sono an– cora tali - sia per ignoranza, sia per sottomissione agli interessi del matrimonio, alle convenzioni sociali - che è sempre per caso che ]a don– na vi trova soddisfazione. (Ricordia– mo di passaggio come (u accolto dal– la mutria dei benpensanti il libro chiaro e coraggioso di Léon Blum, sul matrimonio!). La donna, elevata solo nel compito del matrimonio e della procreazione, troppo spesso forita, incompresa, di– venta una preda facile del mistici– smo religioso nel quale essa spera di trovare il surrogato della sua insod– disfazione. Essa non ha mai, per di– strarsi, le agitazioni deUa vita ester– na, il denaro che permette di trova– re un'evasione, o ·1•abitudine dei la. vori intellettuali. C'è da meravigliar. si ch'essa vada cercando all'ombra dei templi e nella preghiera consola- 222 zioni che ne Ja sua educazione, nè 1 suoi pregiudizi, nè Je sue leggi Je 1>erme1tano di trovare altrove? « la religione è l'infermeria deU'a– more )), ha scritto Remy de Gour– mont. C'è da meravigliar,;i eh' essa domandi a un dio ciò che l'uomo non ha saputo darle o non ha volu– to darle? Quelle che si liberano non Jo fan– no sc11za rischi. E' significativo che 1a donna ciel teatro d'Ibsen, avida d'assoluto, rifiutando di essere pro– prietà o proprietaria, è sempre una vinta, e soccombe a un inutile sacri– ficio. In tutti i campi, è sempre peri– coloso andare contro corrente e di essere precursori. Importa, in sostan– za, di stabilire la complessità e le difficoltà della situazione, se non si vuol concludere troppo affrettata– mente che la donna è inferiore ai com1>iti che oggi le vengono offerti, e abbandonarla sul cammino della li– berazione all'iniziativa delle jorze reazionarie. li contributo del libero pensiero all'emancipazione della donna Da quanto precede, ne deriva: 1) Che la situazione della donna dipende d~lla struttura t'conomica della società, struttura che indica il grado di evoluzione tecnica al quale è pervenuta l'umanità. ' 2) Che gli elementi conservatori hanno sempre visto· nell'emancipa– zione della donna un pericolo che minaccia i loro interessi. 3) Che i privilegiati detentori delle ricchezze e de"! potere hanno sempre avuto per alleati i preti di tutte le religioni. I primi forgiano le catene e i secondi lo spirito di rasse-

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