Volontà - anno VIII - n.4 - 15 agosto 1954

1,tnaz1one e di passi\'itil d1e h. ren– dano sopportabili. « Lasciamo u11a religione alle clo11- 11c e ai />O/>Oli 11, cioè a tuni coloro che si ha interesse a mantenere in uno stato di dipendenza e d'infe– riori1ì1. Cosi n1>pare la strella inler– dipcndenza di questi dm: concetti: Em<1~1cipazione femmi11ile e libero pt'lt,VICrn: - da una parte la donna non si libererà che nella misura in cui si sbarazzerà delle dot1rine religiose; - dall'altra parte tullo ciò che la s1acca dal cerchio stretto dei bisogni domeslici e la mescola alla \'ila pub– blica conlTibuiscc all"indebolimento della fede religiosa e dell'influenza dcricnlc. Da qui la necessità di far prendere nlta donna sempre piì1 CO• scienza del suo ruolo sociale, con lo ,viluppo della wa istru:.,.ione e la sua anuuissione al 1>il1 grande nume– ro di funzione e d'impieghi. E' spiace\'ole che tulti gli aggrup– pamenti che pretendono di ,·olere la liberazione della donna abbiano la– sciato da parte il terreno antireligio– so. Fino a che la religione resterà, per moli.e donne, la sola porta aper– lCI nll'Jdeale, fìnchè l'i~•uoranz1t delle re11lti1 scicnlifiche le esporr:'t scnz1tdi. fosu n 1u11e le superstizioni, fino a che il loro cervello sarà ingombrato ,li pregiudizi disueti e 1irannici 1 si tc11tcri1 invano la « laicizzazione ,. cou11,leta della famiglia e della SO• cietì1. E" <1ucs1a una ,·eri1à che troppi uo– mini, nltualmcnte, hanno dimentica. 10. nnchf' fra <1uelliche lott1tno per un 'tmmniti'1 migliore, pii1 gius111 e rru1crnn. Molti lasciano 1111>ropria com1rng1111 al suo la,·oro i.li domcsli• c-asenztt accorgersi che ciò influenza lo spirito dei suoi figli. Molti. per e- vitare le discussioui familiari, non at– tribuiscono alcuna importanza agli usi superati ch'esse continuano a se- 1,!uireaccanto a loro. In queste con– dizioni, lutti gli sforzi verso il pro– gresso non apJ,rodano a nulla. Si bai• le il passo e perfino si indie1reggi11. Infine, non bisogna aver timore di aggiungere che uomini, anche tra quelli che p~ssano J>er anticlericali arrabbiati, hanno conservato, di fronte alla donna, il piì1 clericale dei pregiudizi, il pregiudizio maschile. il pregiudizio della supremazia del maschio. E' d'essi che Nelly Roussel dicern a Bruxelles: « Essi 11011 vedono vo– lentieri clic la donna di~nti un es– sere llutonomo, che viva e pensi i11- di11endenrementc, ,mu individulllità libera e forte, che si eriga n lato del– l'imlividualirà maschile, non come avversaria, ma come eguale, come colfoboralricc illumim,ta e/re si ascol– ta e clic si riS/JC.tfa e e/re Ira il suo posto assegnato in tutte le branche de/l'attivit'à umana». E, deplorando che non si focesse nulla per altrarre le donne verso il razionaliimo, ag– giungeva: e< Quelle e/re ci arrivano non sono spinte che d" un'irresisti– bile bi.sogno di verità n. Jcanne Humberl ha definito così la linea di condo1ta dell'uomo evoluto: « t ·uomo evolu10 deve dunque por• ture la domw che condivide /(l sua vila, prima di qrrnlsfosi altra perso– '"'· "esamim,rc ra:iomdmcnlc tutti i problemi umani. Egli. deve traltllrla ,fu ugu<llC,come amica vcr~. percl1è 11011 Psistono soggetti proibiti 11è al rii so1m1della sur,comprensione; ,,gli dei:e discutere con essa, con pa:ie11• Zll e persuasione, sui punti pili dc• lic<ltÌ. e esst, lo <mw, e esst, ,/ci;e tmwrlo se 11011 è ,ma brut<1eg.oisttt in 223

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