Volontà - anno VII - n.11 - 10 gennaio 1954

gano (individuo) è doLato di ,•olontà. JI primo CJUindi non sene nè alla tesi autoritaria, nè alla tesi liberta– ria, ma alla tesi dell'organizzazione io sè propriamente detta come « so– cictì1 di forze » e non concorrenza scontrosa deHe stesse. .E' possibile organizzarci « anar– chicamcnte »? Questo è il problema pratico della militanza. I fatti ri– spondono che è possibile, ma non è facile. Però non dovrebbe essere dif– ficile conviucorsi che l'organizzazio. ne S("aturisce dalla necessità dei rap– porti, che essa è appunto un insieme organico di ra1>porti, e che i rappor– ti interindividuali (sociali) non sono meno nccessarii alla liberti, dell'fo. dividuo dei rapporti di alimentazio– ne. La libertà è comunque« la liber– tà tli lnr qualcosa » e <Jt1.indi un rap– porto con sè e con altri, un rapporto di nitri rapporti. La Jibcr1i1 di pen– sare è un rapporto con se stesso, un rnpporto C'hc trascende i rapporti degli altri, e dà l'illusione di essere irrelativo aglj altri; Ja Jibcrti1 cli e– s1}rimcre i I pensiero e di 01>erare è il rap1>or10 sociale per eccellenza. L'organizzazione di cui ÌCI parlo è c1uella ((positiva», che è una (< re– te di servizio di solidari.età » nella <11rnlc,1ninci1)i basilari sono l'auto• nomia individuale la facoltà dei rap. porti e l'impegno volontario. Ecco perchè organizzarsi anarchicamenlc è praticamente tanto difficile <1uanto facile semhra teoricamente. Quali le mie conclusioni dunque, di questo mio lungo serino? Ecco brevemente. Interdipendenza trn in– dividuo e insieme di individui o col– lcttiviti1 con preminenza ciel primo, donde possiamo trarre: « inter-indi– viduismo ». Se. come dicono i mar- xisti, fu l'ambiente a determinare il cencllo umano - opinione che contraddice alla loro stessa dialetti– ca, e di cui parlerò poi - è oggi il solo cer\'ello umano atto a decidere In scelta t~ J'impiego delle migliori (lossihilit,\ umane. Organizzarci significa adoperarci di soddisfare tutti i nostri interessi jndividualistici, scegliendo <1ueirap- 1>orliche pila ci sembrano opportuni, intensificando c razionalizzando gli stessi; abituandoci a \'edere negli al– tri e ad es...~re per gli altri non degli strumenti utili o dei concorrenti 1>e– ricolosi, ma degli amici, dei fratelli, dei com1>at:,'l1i, pensando che altri so– no altrettanti « io stessi », insomnrn, che come noi aspirano alle mcdcsiu1e j)Osizioui di benessere, e che noi e loro non possiamo raggiungerle se non porgendoci vicende,•olmente la mano di soccorso; abituandoci a con– sidnare ciascuno di noi non un es– sere per se stante, ma un essere che è nato eia altri, vive con altri e per altri, fondendo i nostri bisogni e le nostre aspirazioni con i bisogni e le aspirazioni altrui; i-opratutto consi– derando il 1>roblema della nostra li– bert:", e del nostro benessere non so– lo in ra1>porto :1noi slessi, al nostro ristretto ambiente e al nostro tempo, ma anche in ra1>por10 ai moti,•i im- 1>crituri e universali deUa sua ra– gion d'essere. Organizzare è « rendere org,mi– ro », ordinare, e ordinare è chiarire. L'or~anizzazione come io la concepi– ::co è un fatto principalmente inte– riore e individuale, un processo di lenta trasformazione che va dall'in– organico all' organico, dnU' indistin– to al distinto, dnl confuso al chiaro, dal naturalmente spontnneo a] vo– lontariamente spontaneo, dall'omo- 589

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