Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

sia in fondo che una questione di parole, rinnovata da vecchie discussioni di scuola, che dovrebbero essere state da un pezzo relegate nei musei del bizantinismo. Non si è uomini civili ed a maggior ragione non si è socialisti se non si sente, per bisogno quasi incosciente del proprio essere, amore per i propri simili. se non si soffre degli altrui dolori e non si gode degli altrui go– dimenti. Questo sentimento di simpatia verso gli uomini, che alcune volte giunge fino al sacrifizio del proprio benessere e della propria vita, fa certamente parte del nostro essere morale, o (se si preferisce una frase pii1 pretenziosa) costituisce un bisogno della nostra, vita nervosa, e la sua esplicazione è una soddisfazione del nostro io: quindi può benissimo chiamarsi magari « egoi– smo ». Ma è un egoismo di una specie superiore, differente da quella del bruto che non sente altro che l'istinto di conservare se stesso e non ha ancora contratto abitudini di simpatia col mondo che lo circonda. Ed a questa spe– cie superiore di egoismo si è dato il nome di « altruismo », che a noi sem– bra utile adottare, poichè ri.media aU'ineonvcnientc di dover chiamare collo stesso nome due modi di sentire che, sebbene partano dalla stessa origine, rappresentano due stadii tanto distinti delJ'evoluzione psichica e sociale Comunque, ,che si preferisca il titolo di « egoisti » o queUo di (( al– truisti » ci pare che non vi possa essere nè divisione tra noi, nè confu~ione coi borghesi, sempre che il socialismo resti nei nostri cuori e non diventi una vuota parola atta a coprire ambizioni e mire personali c.he nulJa hanno di socialistico. Tutti gli esseri sani mirano al proprio benessere, alJa più completa e• splicazione delJa propri..'l personalità; ma ]a differenza tra noi ed i borghesi, tra i socialisti ed i vo1gari « 1ottalori per la vita », è che noi vogliamo in– sieme al benessere nostro, ed al nostro libero e completo sviluppo, il be– nessere e ]o sviluppo di tutti quanti gli esseri umani, mentre iJ borghese non pensa che a sè; noi sentiamo tanto bisogno del benessere ahrni che spesso gli sacrifichiamo il nostro, mentre il borghese - il borghese tipo - tutto sacrr6ca al proprio egoismo. E d'altronde, smesse le bizze e le questioni di parole, e rientrati ne] torrente della vita, non ci riconosciamo noi !rate11i al nostro modo cJj pen– sare o di sentire? Non ci commoviamo noi alla memoria dei nostri martiri che sacri.fica– rono la vita per la redenzione deU'umanità? Non ci sdegniamo al racconto dcUe sofferenze, che pur non toccano le nostre persone? Non fremiamo di impazienza alJa speranza delle Jotte che ci aspettano e delle quali purtroppo sappiamo che djfficilmente saremo noi che raccoglieremo i Cruui? Non com– battiamo tutti i giorni in una lotta, lenta ma continua, snervante, da cui non riceviamo che sofferenze fisiche e più dolorose sofferenze mora1i? Non ci ap• passioni.amo noi per 1a soluzione di problemi scientifici che non interessano che i nostri 1ontani nepoti, che noi non conosceremo e non sapranno di noi? Tutto questo dimostra che ci siamo assurti ad un'altezza di sentimenti S04

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