Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

sfonuò il dolce amor di patria in <1uel sentimento di antipatia e di rivalità verso gli altri popoli, che si suol chiamare patriottismo, e che oppressori indigeni. dei varii paesi siruuauo a loro Vantaggio. E compito della civiltà è di dissi1rnre <1uesto e<1uivoco ncfosto, ed affratellare i popoli tutti nella lotta per il bene comune. Noi. siamo internazionalisti, vale a dire che, come dalla patria minu• scola che si raccoglieva intorno ad uria tenda o ad un campanile e veniva in guerra colle tribi1 o coi comuni circostanti si è passati alla pi.ii grande 1n1• tria regionale e nazionale, cosi noi estendiamo la patria al mondo tutto, ci sentiamo CratelH di tutti gli esseri umani e ,•oglia1no benessere, liberti',, au• 1onomia per tutti gl'individui e tutte le collcttivi1à. Come 1:.cr i cristiani, all'e1loca in cui il Cristianesimo era creduto e sentito, la patria era la Cri• stianifà tutta quanta e 1o straniero da con~crtirc o da distruggere era il pa• gnno, cosi J>Crnoi son Cratclli tutti gli oppressi, tutti coloro che lottano per la emancipazione umana - e sono nemici tutti gli oppressori, tutti coloro che il proprio bene fondano nel male altrui, dovunque essi sien nati e c1ua• lunque sia la lingua che parlano. Noi aborriamo la guerra, fratricida sempre e dannosa, e vogliamo la rivoluzione sociale liberatrice; noi deprechiamo le lolle [ra popoli ed invo• chiamo la tona contro le classi dominanti. Ma se disgraziatamente un con• ili110 avviene fra popolo e popolo, noi siamo con <1uel popolo che difende la sua indi1:.cnclenza. Quando le soldatesche austriache scorazzavano le campagne lombarde e le forche di Francesco Giuseppe si ergevano sul.le piazze d'Italia, nobile e sunta era la rivolta degl'ltaliani contro il tiranno austriaco. Oggi che l'Italia va ad invndcre un altro paese e sulla piazza del mercato cli Tripoli si erge e strangola la forca di Vittorio Emanuele, nobile e santa è la rivolta degli arabi contro il tiranno italiano. Per l'onore d'Italia, noi speriamo che il popolo italiano rinsavilo, sap– pia imporre al governo il ritiro dall'ACrica; e se no, spei"iamo che gli arabi riescano a scacciarlo. E cosi pensando, siamo ancora noi <e gli antipatrioti » che avrem sa). vato in faccia alla storia, in faccia al.l'umaniti',, <1uan10vi è cli salvabile del• l'onore d'Italia. Sarem noi che avrem moslrato che non è completamente spento in Jta. lia il sentimento che animò e Mazzini e Garibaldi e tutla quella schiera gloriosa d'ltaliani, che coprì delle sue ossa tutti i campi di battaglia d'Eu• ro1>ae d'America dove si combattè una santa hauaglia, e fece caro il nome d'Italia a quanti, in tulli i paesi, a,,evtmo un palpito J>er la causa della li– bertà, deJl'indipendenza, della giustizia. ERRICO MALATESTA dal Numero unieo t( IA1 Guern, Tripoliuma », Londr:i, :aprile 1912. 492

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