Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

del prete, ma crediamo che Punico mezzo per riuscirvi sia la libertà - la libcr1à per noi e per loro. Colla forza noi vogliamo, e un giorno o l'altro lo J>otremo, levare ai preti tutti i privilegi, tutti i vantaggi che essi debbono alla protezione dello Stato, ed alle condizioni di miseria e di soggezzione in cui si trova.no i pro– letari; ma fatto questo, noi non contiamo, e non possiamo contare, che sulla forza deUa verità, cioè sulla propaganda. oi crediamo - e per questo siamo anarchici - che l'autorità nou può fare nulla di buono, o se qualche cosa può fare di relativamente buono, si è in cambio di danni cento vohc piii grandi. Si parla del diritto di impedire la propagazione dell'errore. Ma con quali mezzi? Se la corrente piit forte dell'opinione sarà pci preti, e allora saranno i preti che imJ)ed.iranno la propaganda nostra; e se im·ece 1'01>inione è per noi, allora cl1e bisogno v'è di rinnegare la libertà per combattere un'in– fluenza in decadenza e rischiare di renderla simpatica perseguitandola? Ogni altra consiclerazione a parte, a noi conviene sempre slare per la libertà, poichè, minoranza, avremmo, se reclamiamo la libertà per tutti, piì1 forza morale per far rispettare la libertà nostra, e maggioranza non avremmo motivo, se da,•vcro 11011 miriamo alla noslrn dominazione, di vio– lare la libcr1i1 degli ahri. E poi, cl1i è che dic:e quale è la verità e quale l'errore? Fonderemo dun– que un ministero dell'istruzione pubblica coi suoi profossori patentati, i li– bri di testo ammessi, gl'ispettori delle scuole, ecc.? E tutto questo in nome del « popolo», così come i socialisti democratici vogliono andare al potere in nome del te proletariato»? E la corruzione che esercita il potere, il fatto cioè di credersi in diriuo e dj trovarsi in condizioni d'im1>orre agli altri la propria volon1à? 1 oi a giusta ragione diciamo che i socialisti democratici andanclo al parlamento cessano 1>ra1icamente cli essere socialisti. Ma queslo non dipende certo dal fat10 materiale di andare n sedere in un'assemblea che ~•intitola parlamento; ma bensì dal potere che è annesso al titolo di membro dei parlamento. Se noi, in un modo o nell'allro, dominiamo gli altri ed impediamo loro di fare <1uello che ,·ogliono, noi cessiamo praticamente di essere anarchici. Liberlà dum1ue, liberti, per tutti e in tutto, senza altro limite che la eguale libertà degli altri: il che no,r significa - è perfino ridicolo il do– ,·crlo dire - che ammettiamo e vogliamo rispetlare la « libertà » di sfrut– tare, di opprimere, di comandare, che è oppressione e non già libertà. ERRICO MALATESTA da « Qut&lione Sociale », n. 12, del 25 novembre 1899. 482

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