Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

dopo che le autoritù l'avrebbero ve– duta alle prove generali. La « generale » ebbe luogo. Que' pomeriggio, il teatro era pieno dl tutti i dirigenti comunisti; si neo• uoscevano j membri del Politburo, Stalin in testa, nei palchi; i nume– rosi rappresentanti del coipo univer– sitario rosso, stavano nello epazio ri– servato all'orchestra, e gli innume– revoli funzionari della Ghepeu, lD tutti gli angoli del teatro. Tutta }a sala guardava più il palco del go– ,,erno che la scena, ~forzandosi di carpire l'impressione prodotta sul Signore della terra russa. Ma lo SJ>et– tacolo procedeva verso la fine e an– cora non si era riusciti a precisare i sentimenti del Padre dei popoli. E– gli restava calmo c non applaudiva. Mentre Pietro Primo agonizzava e l'fogcrma11land era per affondare, si produsse un colpo di scena: Stalin si alzò e senza attendere ·la fine la– sciò il suo palco. Allarmato, il Di– rettore e regista Bersenev corse per accompagnare il suo « illustre ospi– te >> fino all'automobile, per essere rassicurato sulla sorte dello spetta– colo. Egli ebbe la fortuna d'intratte– nersi con l'arbitro dei destini tea– trali di Russia; e quando rientrò in sala il sipario era già calato, in mez– zo a un silenzio di morte: il pubbli– co era convinto e con ragione, che la sorte di Pietro Primo era segnata. 1 In casi simil.i, a Mosca, il sipario cala, ma il pubblico resta al suo posto; discussioni critiche devono a– vere Juogo sulla scena stessa; « esso deciderà sulla sorte dell'opera >). Infatti dopo un istante il sipario si solleva; snlla scena vengono insta1- 1ate uu tavolo per ]a presidenza e una tribuna per gli oratori. Una ,1uarantiua di persone si sono già 260 fatte iscrivere, per .la pii't parte «pro• Iessori rossi ». Si intuisce facilmen– te il contenuto dei discorsi: in certi casi, è faciJe essere profeta in casa propria. L'uno dopo l'alt;ro i dottori es lettres marxisti, i critici dramma– tici comunisti prendono la parola e, ognuno, cercando di superare gli al– tri con espressioni violente, demoli– sce oltre misura il Pietro Primo, re– clamando la sua immediata interdi– zione. Si esigono del1e spiegazioni dai re– sponsabili del Glavrepertkqm, che hanno autorizzato la rappresentazio– ne d'un dramma il cui spirito con• trorivoluzionario è flagrante; si at– taccano gli artisti e il regista che hanno presentato Pietro il Grande sotto una luce « eroica» - con l'e– vidente intenzione di far propagan– da monarchica; si richiamano alla « saggezza di Stalin » clie, a colpo sicuro, ha messo a nudo il carattere antisovietico dello spettacolo e ne interdirà certamente la diffusione nelle masse; se la prendono anche con l'autore, reclamando non sol– tanto la censura, ma il sequestro e la distruzione del romanzo Pietro Primo, in corso d'edizione, con l'in– terdizione di procedere alla stampa di esso per il futuro ... Per la dur'ata 1 Il caso non è eenza precedenti negli « annali del teatro rulSO ». Nelle opere di Kuzma Prutkov a proposito del va11deuille Fan1asi11,presentato nel 1851 dal Teatro A. lciSandro, 1i racconta che, quando senza at– tendere la fine dcll'in1reccio, Nicola Pri– mo, che assisteva allo spettacolo, « fu lie– to di abbandonare il suo posto dando se• gni evidenti di scon1cn1czza » il pubblico t1i mise a fischiare a urlare a manifestare la sua indignu:ione contro l'o1•crn. In luni i 1cm11ie sono 1uui i regimi, i servi restano servi.

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