Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

Una lile tra lavandaie o tra vctturi• ni. un diaJogo idillico intrecciato da una 6nestra di calzolaio e quel.la di una sartina, il soHloquio di un U• briaco: tutto questo era materia n quegli schizzi, a quei bozzetti dal vero che hanno fatto di lui il pittore della vita morale, civile e religiosa della Roma ottocentesca. Egli lu ri. lrasse con « colori nativi », si che i suoi versi « non paiano quasi SU· &cilare impressioni, ma risvegliare reminiscenze :o. Sono, queste, parole sue, che ca• ratte-rizzano il suo genere di arte, che ritro,·iamo in quasi tutti i poc. li dialettali: dal Porta al Pascarella, e in <Juasitutti i prosatori che, come il Fucini, si sono ispirati nll'ambien• tt' Jtopolarc, ·scù,c<1u.m1do i pcm11i nel grande fiume della lingua parlala. Il diffondersi degli studi folklori– slici fo sentire, oggi, l'ingenua poe• sia dei canli popolari e capire <1ua.le grande importanza abbia la cono– .sccnza dell'anima popolare per la s1oria intima della letteratura, non solo, ma per un ritorno alle fonti l)ÌÌ1pure dell'ispirazione e deUa Jiu. gua. Tommaseo fu tra i primi, dei moderni, n capire questo; ed eccolo instancahiJe, girare per le terre e i monti della Toscana a rintracciare la 1rnra vena del canto popolare. • Sento per prova - scri\'eva - t1uanto sia necessario rinfrescare di 1111ando in <1uando l'ingegno e l'ani• mn comunicando direttamente con la natura e col popolo. Queste due ispirazioni sono gemelJe; quando la lc11era1ura si stacca dal popolo, si J, J,'Aflwwlfl. 17 e 2-1 agos10 1935 separa a un tempo dalla natura ». Si, natura e popolo sono le fonti della poesia. La lingua e Ja tradizione poetica scorrono sempre meno in un corso originale nell'ambiente popolare. Ai dialetti subentra la lingua. nazion:1• le, le leggende discolorano e dile– guano al sole del primario nazio1rn– lismo, la vita urbana-industriale sta . uccidendo le tradizioni c l'origina– lità locali. Giìt alcuni anni or sono, un emi• nenie psicologo ilaliano, iJ Rignano, constatava: « Come il popolo non canta più cnnti nuovi, ma li prende dai maestri della canzonetta napole• tana e dai valzer viennesi; come non tesse più tessuti nuovi, ma o copia quelli tramandati di madre in figlia o acquista alla Riuascent.c pji1 vici. nn; così non ha pii1 miti, leggende che lo facciano vivere in una cuhu– ra sua. Bisogna che prenda quella di tutti, la coltura borghese, col• tura del popolo nostro ». Per compenso, iJ proletariato sta acquistando sempre piil una coscien– za classista che lo condurrà ad una nuova cultura: sintesi del mondo che muore e di quello che 'sta ma– turando, faticosamente, verso un nuovo umanesimo. Ma parlare di questa cultura popolare richiedereb– be uno studio particolare, sì che mi arresto qui pronunciando l'augurio che il tesoro delle tradizioni popola– ri. non vada disperso che in quegli clementi non rispondenti pili ad u– na concezione sociale ispirata ai principi di liher1à e di giustizia. c. BERNERI riprodono in francc&e ne; l'emlilior&, 22 ag0!I0 e S!!II. 1936. 257

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