Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

ad un tratto la bomba del Don Chi– sciottc, il realismo plebeo si con- 1ra1,pose a quel languente e artifi– cia10 idealismo delle classi superÌO• ri, destinato a vincerlo ddfinitiva. mente dopo tre secoli d'invisibile ;rnerra. Col Don Chisciotte il natu• ralismo franco e sano, che non si "crgogna a descrivere serve di al– bergo e contadini sudati, si stabili nella letteratura. Si tornava con lui alla terra, al. · la freschezza, all'immediatezza, al– la vita dei poveri e dei disgraziati, alla santa canaglia. li Don Chisciotte è il primo capolavoro della reazione contro l'eleganza, la mondanità, la irrealtà, la schifiltositi1 dei letterati umanisti e all'antica i quali, per far. si r>erdonare l'uso delle lingue vol– gari, troppo spesso scrivevano cose che non sentivano in una lingua che non parlavano. li Don Chisciottc in– trodusse trionfalmente il popolo, il vero popolo, universale: è, se mi permellet.e, l'epopea· brutale della plebe castigliana, I' affermazione trionfante della democrazia nel mon– do della finzione. Per quanto H pro– tagonista sia un gentitnomo - o, per meglio dire, uno dei protagoni– sti perchè Saneio Panza è protago– nista al pari di Don Chisciotte e per qualche verso lo SU))Ctll - iJ li– bro di Cervantes è i1 libro del ter– zo stato, è il mondo dei contadini, ,·agabondi. Vi s"isente dentro puzzo d'aglio e di sudore, odor di terra e di lavoro: non è davvero un libro per le dame e per gJi stomachi de– boli. Chi è il compagno fedele e il con– fidente perpetuo di Don Chisciotte? Un villano. Chi è l'amata ideale di Don Chisciotte? Una villana che va. glia il grano e monta sul ciuco. Chi 256 ascolta con pili attenzione i discorsi di D011 Chisciotte? I caprai della montagna e i mulattieri dell'osteria. Noi ci aggiriamo <1ui in un mon– do perfouamente verista e popolare, che non ha nulla a vedere con quel– li aulici arcadici e pedanteschi della maggior parte degJi scrittori. I pa– stori di Cervantes non sono i bellim– busti complimentosi dell'Arcadia del 5annazzaro; i contadini del Don Chiseiottc son veri e propri eonla– dini della Mancia e non escono dal– le 1rngine di Virgilio o di Teocrito. Don Chisciotte medesimo, per <JUan– to hidalgo, non h:i pose di aristo. cratico, non la pretende a gran si– gnore. Sta volentieri coi poveri, par– la colla gente pili bassa c sostiene pili volte il principio banale ma ri– voluzionario che ognuno è figlio del– IP proprie azioni ». Cervantes fu grande, tra l'ahro, Jlerchè sapeva ascoltare. Questa fa. collì1 caratterizza molti autori di va– glia. Del Molière si dice avesse sem• pre una tavoletta alla mano e che avesse .l'abitudine, andando dal bar• biere, di prendere nota del le con• vcrsazioni trn lui cd i clienti. Leg– gendo le commedie del Goldoni è iu1possibile non notare che quando è Jui che parla attra,,erso i perso– naggi è di frequente mediocre e forzato, mentr~ è vivo quando ripete quello che ha ascoltato: le lili tra r>opolane, le discussioni di affari, le burrasche matriino;iiali, le maldicen– ze dei frequentatori ciel caffè, ecc. Egli fu il grande stenografo della Venezia del suo tempo. Le IJarufe chioz(IIC sono tipiche, da questo la– to. Il Belli ossenava ccl ascoltava la gente del poJ)Olo, negli omnibus, nf'lle chiese, nelJe uwerne, nei tea– tri, nelle ,•iuzze remote, nei cortili.

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