Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

Scri\'cndo di Shakespeare, in Uo– mini mpprcscnwtivi, Emerson svi– lu1,1rn pienamente <1uestc idee, di– cendo, tra l'altro: « Il rude e caldo sangue della vivente Inghilterra cir– colava nella composizione, come nelle ballate da strada, e dava il rorJ)O che gli era necessario alle sue aeree e maestose fantasie. Il poeta ha bisogno di una base nella tradizione J>Ojlolare, sulla quale egli possa la– ,•orare e che, a sua volta, possa eon– lcncre la sua arte nei limiti di una dovuta temperànza. Essa lo riattac– ra al popolo, fornisce un fondamen– to al suo edifizio e dandogli in mano tanto lavoro fallo, lo lascia a suo agio e nel pieno (lelle sue fone alle arditezze deJla sua imaginazio– ne, In bre\'e il poct.a de,,e alla sua leggenda ciò che la scultura ha do– ,·nto al tempio. La scuhura in Egit– to e in Crecia crebbe subordinata all'architettura. Essa fu l'ornamen– to del muro del tempio; eia prima, un roz,zo rilievo scolpito sui fronlo– ni, 1>oiil rilievo di\'enne piìi ardi– to e una lesta o un braccio sporge– vano dal muro, i gruppi restando ancor sempre disposli in armonia colla costruzione, che fa anche cla cornice alle figure, e <pianelo, in fi– ne, fu raggiunta la piì1 ,,asla libertà di s1ilc e di metodo, il genio domi– .nante elella archi1c1tura impose an– cora una certa calma e una certa con1inenza alla slatua. Non appena la slatua (u incominciata da sola, senza alcun rapporto col !empio o col palazzo, l'arte cominciò a de– clinare; il capriccio, la s1ra,,aganza, e l'esposizione presero il posto del– la antica lcmperanza. Ora quel con– lrapp<'so che lo scullore trovò ncl– l'architcltnra. 1a pnicolosa irrita– bili1:I del genio poetico lo tro\'Ò nel materiale dranuuatico accumulato, al <Jttalc il popolo era giìl avvezzo, e che ave\'a una certa eccellenza che nessun genio tla solo, per <1uanto slraordinario, poteva sperare di creare >1 •••• Slrnkcspcarc sape,,a che la tradi– zione fornisce una favola migliore di qualsiasi invenzione. Se egli per– dc,•a l'onore del disegno, aumenta– va le sue risorse; e a quei giorni la nostra petulante ricerca di origina– litl1 non era così incalzante. Non \'Ì era alcuna letteratura per il milio– ne. La lellura universale, la stampa a· buon mercato, erano sconosciute. Un grande poeta che appare in tcm. 1•i illcterati assorbe nella sua sfora tulla la luce che irradia da ogni parte. Tutti i gioieJli in1cllcttuali, tutti i fiori del scnlimento, è suo incarico dclic:110 di 1►ortarc al suo popolo, e quesli giunge ad apprez– zarP tanto 111 su11memoria quanto la sua invenzione. Egli è quindi ben poco preoccupato di sapere donde sono derivati i suoi pensieri, sia eia trnduzione, sia per mezzo di un viaggio in lontane contrade, sia da is1>irazione: qualunque sia la sor– genle, essi sono egualmente accetti nel 1111 uditorio non critico. Anzi, egli prende in prestito vicinissimo a casa sua. Altri uomini dicono sag– gio cose altrettanto quanto lui; sol– tanto essi dicono un grande numero di sciocchezze e non sanno 'Juando hanno parlato saggiamente: egli co– nosce lo splendore della 1>ietra vera, e la 1nc1te 011 posto d'onore do\'un– que la trovi. Tale è forse la felice posizione di Omero, di Chaucer, di Saadi. Essi sentirono che rutto ]o spirito era il loro spirito; ed essi sono lanto bibliotecarii ed istorio– grafi quanto poeti. Ogni romanziere 253

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