Volontà - anno VII - n.4- 31 maggio 1953

popoli, deUa stampa e della radio ller diffondere la menzogna e l'odio, e insomma, di <ruasi tutti i ritrovati meccanici per far del male al suo pros– simo. La sola idea che la bomba atomica possa domani andare in mano ad un mostro del genere di Hiùer,1 ta fremere. D'altra parte, però, dobbiamo dire a questo 1nmto che ancora adesso noi abbiamo fiducia nell'umanitì1. La macchina non sen'C soltanto al male ma anche, come abbiamo sopra accennato, al bene. Essa è un mezzo di cui l'uomo si serve per esprimersi totalmente, nella completezza dei suoi vizi e delle sue virtì1. Do\'remo forse pensare che i vizi, nell'uomo, preval– gono sopra le virtl1? Questo pessimismo tutto sommato non è ancora lecito. La macchina è uno strumento non necessariamente benefico o male·fìco, ma indifferente; e l'uomo che se ne serve, si rispecchia c definisce nell'uso ap– punto, che ne fa. Diciamo, dunque. che non si deve rifonuare, limitare, controllare, mo– ralizzare Ja macchina hensì l'uomo. Qui il discorso si farebbe tro1)po hm– go, e non riguarda piì1 la macchina ma l'aspetto sociale e morale dell'uo– mo. Meglio lnsciarlo lì. ()uanto al secondo problema, <p1ello df'lrasscr\'imeuto degli operai alla macchina negli Of)ifici moderni, esso, ;il contrario non ri;:marda tanto l'uo– mo <1uanto la macchina. È stato ossen,ato a nuesto proposito che mentre il contadino trova mo– do di esprimersi con la zappa in <tLrnntoogni col(lO di zappa è diverso da quello che )'hn preceduto, per 1'01,eraio costretto per giornate intere a ri– petere sempre lo stesso gesto questo è impossibile. Così, la ci"ilti, della mac– china avrebbe risuscitato, in forma anche piì1 disumana, gli antichi erga– stoli d.i schiavi dell'antichitù. Con <1ncst'aggravante: che lo schiavo ossia la macchina non deperisce; mentre oggi la macchina conta agli occhi del ))a– drone pii1 dell'uomo, meno costoso e meno raro, e l'uomo non è piì1 che un'aflpendice della macchina. Ma anche <rui noi dichiariamo che abbiamo fiducia nella m:1cchina os– sia, indirettamente, nell'uomo. Se gli operai nel mondo 1uoderno sono schia– vi, ciò si cle,,e al fatto che le macchine non Sono state abbastanza perfe. zionate. Nessun comunismo o fordismo o altro ritrovato organizzativo potrà mai aboHre, nelJa presente condizione del macchinis1l10, la galera delle fabbriche, il senso di iuCeriorità dell'operaio, la monotonia massacrante del suo lavoro, la sua trasformazione in macchina o appendice -~i macchina. Qui non si tratta già di ri.Care Ja società bensì di far progredire il macchinismo. Non è toglienclo dalla direzione di una fabbrica Ford o Agnelli e mettendo al suo posto un funzionario nominato dallo stato o eletto dagli operai che si modificherà il carattere disumano del lavoro meccanico. Anche qui, come in tanti altri casi, il rimedio va cercato nella causa stessa del male. Come la lancia di Achille, la macchina, ne siamo sicuri, potrà un giorno guarire le ferite che essa ha inferto all'umanità, In che modo? Non m'intendo ab- 1 E fa pure fremere pensare che la bomba atomica è nelle mani degli uomini di S11110 rhc hanno dirillo di vita e di morte sui popoli (n. d. r.). 178

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