Volontà - anno VII - n.4- 31 maggio 1953

UOMINI E MACCHINE ff O PAURA CHE LE MIE IDEE sulle macchine siano un po' troppo :;emplici. Ma a dire la verità non ho mai pensato :1lle macchine se non come a strumenti fobbricati dall'uomo per suo uso e comodità; e il fatto che queste macchine siano dh•entate sempre pili perfette, co1uplica1e e ma– gari anche (( umane » non mi sembra sufficiente per cambiare idea. Mi 1>areche le macchine siano molto utili e non "cdo in che modo esse 1>0ssano nuocere, sia pure in maniera indirctt:.1 1 :1ll'um:mitì1 che se ue serve, come molti pretendono. Alle macchine noi dobbiamo infiniti benefizi, cioè, in altri termini, li dobbiamo a noi stessi che le abbiamo inventate. Pcr– cl1è si è tro1_)1,o spesso inclinn1i a considernrc una locomoti"n, un aeroplano, una linoty1>e, una nrncchin:t tessile, come <1mdcho cosa di ,mtonomo, di in– dipendente dagli uomini, di vivente, come, insomma, una creatura dotata di vila 1>ropria; mentre invece, tali macchine meravigliose non sono diverse da un comune apriscatole o da una vanga che per un maggior grado di com- 1>lessitàe di efficacia. Alle macchine dunque, cioè a noi stessi, noi dobbiamo di non trasmcl– lcrci pili di padre in figlio, come nel medioevo, il giubbone di cuoio o Je scarpe. Alle macchine dobbiamo se sono scomparse o in via d.l scomparire le caratteristiche che un tem1)0 affiiggevano l'umanità. Ad esse se possiamo trasportarci in breve tempo da un capo all'altro del globo, comunicare i1J un batter d'occhio, parlarci a grande distanza, vederci. Firrnlmente dobbia– mo alle urncchine la diffusione f>rodigiosa cle11acultura ai giorni nostri. ~fa non si finirebbe mai di tessere l'elogio delle tnacchine ossia dell'uomo che con il suo ingegno le ha inventate. t vero hcus_ì che esistono i 1,roblenlÌ del cosidctto macchinismo. Ci basterà accennarne due tra i,. maggiori: 1'1Jsocattivo nnzi diabolico che pos– sono fare gli uomini delle macchine; e, in secondo luogo, il problema del. l'asservimento alla 1.nacchina delle immani iuoltitudini di opcrni nelle fab– briche moderne. Circa il primo cli questi problemi, esso non tanto riguarda le macchine, strumenti innocenti, quanto l'uomo che se Ile serve. È pur vero che l'uomo, soprallullo ai nostri lcmpi, ha fotto un mo pessimo della macchina. Si è servito degli aeroplani per dislruggcrc ci11ì1e 177

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