Volontà - anno VII - n.1-2 - 1 marzo 1953

IL DEPUTATO PADRONE Co11que$W ed altri xriUi dell'eauio, C. Berneri lm m"°i:caute um. pre lnn chicrre le ragioni profonda delUI resisten~, 1,U1arc1Lì&t. ad og11i ,.;cl,ie!lta di ci ddego.:iione di potere 11. Scri1;e~ oggi. oggi cl1e le lotte ira i larlri-di-Pi$(1 :iuccedutì. al fuu:i,m.-, nl!l com1mdo sul p<.1polQ lill,llll,O resa co.tì atltwle ed ev1'dente la inevi1abile de.ener(Uionc oU:uu~hi&tl dei Partiti. C. 8. auwdi.nerebbe I.e rugfoni con cui la c :riti.cu :sociologica smaM;l1era la /uni:.ione parouilaria ed illiber(arùJ dei. grandi corpi poli– lici. clie finsot10 di condurre a batlagliu il poiwlu :>er fi11i. . coUl:U.i.ci, mentre l'm,ico lor fitte è conqui.uare o conttn1'lre il cOmt,l/ldo ne~ mani dei loro capi. Comunque, il caraltere truOaldino di qualsitui « cl,ia. mala alle urne 11 è siii cliiariuimo in <111e:s1i appunti del 1928, sempre auuaU••. (N. d, R.). f L COMM. ERCOLE riANZI, che pose la !ilu:i. candidatura a deputato nel 1876, esclama,•a spesso. fra i suoi amici: - Mi farci tagliare Jc mani, se dovessi ,•01arn un centesimo di nuo– w lasse! Riuscì depulato, fu eletto con una maggioranza entusiastica. Giunse il 27 maggio 1877 e l'on. comm. Ercole Ranzi votò coscienzio– t-a1111~nte la tassa sullo zucchero. fl 28 maggio il « Fanfulla » inseriva il seguente avviso: « Gli eleuori del IV collegio sono invitati al teatro Argentina per assistere al taglio delle mani dell'on. Ranzi ». Proprio in <1uelteatro il Ranzi aveva 1enuto il suo discorso-programma, tid aveva pronunciat3. anche la rrase ... reclamista. Il taglio delle mani dei deputati che pigliano in giro i pro1)ri elettori, sarebbe un coshnne politico abbaslanza educativo, ma non risolverebbe il 1>rohlem11della ra1>presentanza. Questo problema è stato trascurato sia dai liberali che dai socialis1i parlamentari. EJ)pure il problema si era alTac• ri.ito fin dal sec. XVIII. Il governo, secondo il Rousseau, dev'essere il mandatario e l'esecutore ,)ella ,·olontà generale e solo a questo patto è legittimo: o:: donde segue che i deposittiri del potere esecutivo non sono i padroni del popolo ma i suoi! Jum:ionari, che il popolo può istituirli e dest.ituirli quando crede. che per ,•.~l'>i non può essere questione di trattare col popolo ma di obbe,lire ». Ma Gracco Babeuf, nel 1795, scriveva a J>roposito dei deputati: 11 Si cessi d'aggiungere nl carattere di mmulatario del popolo quel pre• stigio idolatra, quel fanatismo $Chiavo, quella falsa idea d'infallibilità o (l(•r lo meno di capacità superiore alla capacità degli altri citt"dini. No, il mio delegato 11011 è in grmlo di fare più miracoli ,li me; decormulolo della

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