Volontà - anno VII - n.1-2 - 1 marzo 1953

tico sul quale c:011vic11f.l In totalità o qur,si dei suoi cittadi1&i;,wn può an– tlare oltre ». L'idea di questo modus vivendi è s<alucente, ma è praticabile? Lo Sta• to moderno rinuncerà, per mezzo dei socialisti non bolscevichi, a dorsi un 'ideologia propria e a comunicar– la alle masse per assicurarsi la loro fedehà? n principio unitario, « mia fede, mm legge, un re », che si è espres– so in Francia ora con il gallicani– smo, la riforma, e la costituzione ci– vile del Clero, ora con l'ultnuuonta– uismo e l'investitura papale, ha pro– dotto l'opposizione secolare tra la religione di Cristo e <1uella della Na– zione (attraverso 1a Rivoluzione gia• cobioa). Sarebbe abbandonata da una parte e dall'altra, in favore di un 1>luralismo « laico :o? La Chiesa cattolica consentirebbe a rincl1iuder• si io un magistero morale, di carat– tere puramente privato? Secondo i liberali italiani la lotta tra la Chiesa e lo Stato è inevitabile: ciascuno dei due poteri tende a rea– lizzare a proprio vantaggio l'unità di direzione delh società. La Chie– sa, secolarizzandosi, Jo Stato sacra• lizz,mdosi tendono, oaturalmerite, a 1,rovvedersi di ciò cl1e 1oro manca per esercitare un controllo assoluto sulle anime e sui corpi: da una par- . te nn clero, dall'altro nna polizia. E al limite tutti e due tendono al to– talitarismo. Soltanto la guerra fred– da dello Stato alla Chiesa e della Chiesa allo Stato, è capace di evita– re il pericolo cesareo-papista; e que– sta lotta tra il partito della Chiesa e queUo dello Stato esclude la com– binazione proposta da Silone, alme– no sotto la forma di alleanza stabile. E' evidente che questa affermazione 511 dispiaccia a Silone, 11crchè ro,•cscia le sue prospettive politiche. lofine, è contro i liberali cl1e egli. dirige il pungolo della sua polemica. I liberaJi. egli dice, non conosco– no una distinzione d'importanza ca– pitale: « •.. lo Stato confe"Umale e lo Su,– to t.otalitario hanno 60lo ,,uesto in comune: entrambi cercano di ricon– durre o forzosa unità la dilaniata so• cietù motl<>rna.Ma, per il resto, essi hamw un sig,iificato, un con1e,wto e una fJOrtata storica diame1uralme11te opposti: lo Stato confessionale, i,,. fatti, persegue il suo fine unit.ario subordimmdo la società politict1 a quella religWsa; mentre lo Stato to– tt1lit<1rio ret1/i::;za fo supremazia tiella società polit.ica su tutte, senza ecce– zioni, le numifestazioni della vita so– ciale (eco,iomia, religione, scienza, arte) asservendo a sè gli organi e le istilllzioni che esso non riesce a di– struggere. Una dottrina rifficialc (Ì certametlle indispensabile anche <1/10 Stato totalitario per garantirsi, attra– verso l'uniformità dell'insegrwme11• to e tiella propaganda, l'unità spiri– tuale del popolo. Ma solo iti propor– zioni minime, e via vi.a decrescenti, si può riscont'rare che la 1wlitica di un regime totalitario sfo determina– ta dalla. sua dottrina uf fidale ». In altri termini, lo Stato totalita– rio tende inevitabilmente al nichiJi. smo, alla morte della fede da cui ò nato, a un puro meccanismo senza principi; lo Stato con(eSSionale_ in– vece, è una dittatura dello spiritua– le sul temporale, un ordine ideale, certamente anacronistico, in una era· in cui la fede ha perduto il suo ca– rattere di evidenza, che si basa sul primato di certi valori trascenclen-

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