Volontà - anno VII - n.1-2 - 1 marzo 1953

~ignificasse ropprcssione per noi. Vero è clte allora non sarebbero più nemici! Ma anche nei nemici, così come sono, noi potremmo volendo, e :,enza alcun pregiudizio per la ri– voluzione, rispettare quelle libertà che reclamiamo per noi e che, ap– punto per essere forme di libertà vera, non arrechercLbero di per sè nocumento alcuuo a noi nè ad altri. Non insisto su ciò; chè sarebbe ri– dicolo « infìn che il danno e la ,·er– gogna dura » spender parole e llCr• der tempo a difondcrc la libertà dei nemici dclJa libertà! Ma il princi– pio resta indiscutibilmente giusto. Restar fedeli a. questo principio di\'enta 1>erò un dovere, t>er degli anarchici, quando non si tratti dì nemici in armi o al potere, ma di av\'Crflari d'i4ee e di metodi, che sul terreno della pro1>aganda e deU'agi– tmiione sono all'incirca nelle nostre condizioni e, anche se volessero, non avrebbero la ))OSSihilitù di violare praticamente la nostra 1ihertù. Ri– s1•ettare la loro libertà diventerebbe J)Oi, oltre che doveroso, utile e ne– cessario quando fossimo interessati ,;li uni e gli altri a combattere per rÌ\•endiC3zioni comuni contro eomn• ni nemici. L'intolleranza per 1e opinioni al– trui e l'irritazione perchè ahri adot– ta metodi diversi dai nostri, sono ve– re e proprie manifestazioni del1o s1)iri10 autoritario; ed è un modo an– ti1ibertario, antianarchico. di agire non soltanto l'usar violenza contro chi non pensa o non agisce come vorremmo. ma anche l'usar l'oltrag– ,:;io, l'insinuazione. il SO!petto, 1a ,Jiffamazione. Per educare ,marehi– r:rn1entc la propria coscienza biso– gna stare in guardia contro la ten– denza a sosrcttare in malafede tnl- 40 ti gli a,•\'ersari; il che spinge focil- , mente all'offesa, Bisogna pensare che v·è meno differenz3 di quel che si creda lra l'oltraggio verbaJe e Ja ba.stonata, \'aie a dire tra una vio– lenza al.la dignilà 1>ersooale cd una ,•iolenza alla incolumità fisica: l'una come l'ultra è una violazione di li– bertà. E))pure quante di <1ueste manife– stazioni d'autoritarismo non dohhiu– mo co1utatare ad ogni pie' sospinto anche nelle più semplici discussioni fra compagni d'una stessa fede! Lo sforzo di correggersi, di cominciare una ia.bitudine di mutuo rispetto e toUeranza almeno tra compagni cd amici. sarebbe già un principio di autoeducazione anarchica. Tah,oha l'intolleranza derin da una forlÌS$i– ma persuasione d'essere neJla ,·,•ri• tit; e non è un male, <1uesta. àh chi è persunso d'essere nel vero, specie se vuol persuadere anche gli altri, deve capire clic l'avversario pur es– sendo in errore, <'tede anche lui tli essere nel vero; e non lo si persua– derà mai ingiuriandolo, sospeuando– lo, e non .sopportandone le cri1id1e r le obiezioni. L'idea di Jibertà impJica anche la libertà deJl'errore. Perciò se nostro dovere è di restare intransigentemen– te fodeli alla causa che crediamo buona e pii1 vicina alla verità, que– sta doverosa intransigenza, che ri– guarda noi ste51!i, non ha nulla a che fare con l'intolleranza, ,,iolatrice del– la li.ber1il altrni. La prima è una virti1 rivoluzionaria, mentre la ~-– conda è un p-a,·r di[elto nel ,111t1ll" sonneccl1ia il germe di future op– r>rrS,Sioni. d1; p,.n3irrt1,. f'o/01111'.. A. 1 • N. 26 Rom~. J3.J2-192t.

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