Volontà - anno VII - n.1-2 - 1 marzo 1953

dai eouoi derivati, bolscevismo e fa. scismo, hanno un carattere eccezio– nale e transitorio, pure essendo lo stesso manifestazioni dello spirito di autorità; ma la maggiore causa, per cui nell'anarchismo permascro o s'in– fihr:irono le tendenze autoritarie so– pra notate, resta quella che il Grave chiamava la« panacea-rivoluzione »: i I credere cioè che la rivoluzione pos– sa risolvere tutto, che non ci sia bi– sogno di preoccuparsi cl'altro che del fotto materiale rivoluzionario, e. che ,1uindi tutte le preoccupazioni di giu– i:1i:r.i.l o di libertà passino in secon– da I inca e 1>ossano essere sacrificate al successo pratico immediato. t que– sta credenza, come si sa, che fa il successo atluale del comunismo dit– tatoriale; ed ancora esercita, per ,1uanto in misura sempre più limi– rata, una certa seduzione su alcuni anarchici, in cui la frena di vincere favorisce l'illusione che si possa ad un certo momento imporre agli al– lri per forza il proprio metodo o le proprie idee, e che la imposizione " la coercizione possano essere co-– me clei mezzi eroici per sa]vare la ri,•oluzionc. Bisogna reagire contro questa fal– sa credenza che vi sia una specie di contrasto pratico tra l'idea]e cd il metodo necessario per attuarlo, tra il fine anarchico e la rivoluzione. Non è vero ehe per vincere la rivo-, luziooe debba essere, sia pur tran– sitoriamente, sacrificata ]a libertà. Al contrario! Poichè le masse sono ancor troppo poco imbevute deUo spirito di libertà, è forse fatale che una rivoluzione riesea ancora troppo autoritaria; ma ciò è a suo danno, non a suo vantaggio. Anche conside– rando la rivoluzione come scopo a M'! stessa (il che in renhà è assurdo), anche 1,rescindendo cioè dal fine precipuo di libertà che noi le diamo, la libertà resla sempre la couclhdo– ne prima del .suo trionfo. Tanto più essa vincerà quanta piì1 libertà darà a tutti. Noi non siamo di quelli che dico• no che la rivoluzione è impossibiJe, o eh,? non si deve Iare, o che biso– gna trallenerhi, finchè gli uomini 11011 siano educati a vivere in liber– tà. La rivoluzione, per quel cb 'è pos. sibile alla nostra volontà ed alle no– stre for✓.c di determinare un feno– meno storico così vasto e complesso, s.i fa quando si può. Fare una ques1ionc di prima o di dopo tra educazione libertaria e ri– voluzione è inoltre una sciocchcz:r.a, perchè come l'educazione compie una funzione di preparazione ri,·o– luzionaria, cosi la rivoluzione eser– cita una sua funzione educatrjce. Senza Ja rivoluzione, che J)Crmctta (li vi\'ere in ]ihertà, l'educazione ]j. hertaria può esercitare una influen– za limitata. Ma non per ciò bisogna trascurarla, nè trascurare di raggiun– gere con l'educazione tutti quei ri– sultati, per quanto limitati, che so– no possibili prima della rivoluzione. Di qui ]a necessità del1a propaganda, di qui la necessità sopratutlo di edu– care noi" stessi, di renderci sempre meglio anarchici, nel senso di uni– formare sempre più Ja nostra con– dona individuale e collettiva, il no. stro movimento di partito e l'azione ebe sviluppiamo tra le masse, al M"n• timento ed al concetto di libertà. Libertà per tutti, anche per gli avversari; anche pei nemici, se fos– se possibile, - se cioè i nostri nl'– mici comprendessero la libertà nel senso nostro, e la loro Hher1ì, non 39

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