Volontà - anno VI - n.10-11 - 15 dicembre 1952

mondo (il « Oasein )) di Heidegger). Forse ci sbagliamo nell'interJ>re– tare così il 1>ensiero del Vecchio Fi– losofo, ma il concetto del.la Gran Via per essere assimilato ed accellato da un'intelligcmm moderna necessi1a, <1u:mdo è presentato, come è qui, quale oggetto del J)Cnsiero indag:m– le e non come ,•isione intima e di– retta. una ()Osiziooe-chiave almeno in un abbozzo filosofico, in cui la nostra conoscenza della natura, piì1 microscopica e 1>iì1 telescopica di <1nella di Lao-tT..c,benchè non necei.– .sariamentc più vasta e pii, profon– da. si integ-ri e trovi posto anzichè essere sorgente distruttiva d'obbic– zioni e d'eccczioni. Diremo <1uindi che v'è insilo in ogni singola cosa, dall'elett.rone al– l'astro, uno sti.,nolo animante verso una mèt<1.-di-costm1za, <1uesta ultima 1>arola presa nel suo significato eti– mologico di stare-insieme come pure in quello usuale di pcrdurare-in– <rucllo-che-si-è e in quel sistema di cui si ra r>arte È la realtà operante di questa mèta da raggiungere e da attualizzare che tempera e smorza l'altra forza oprante in ogni singola cosa, <1uclla forza che le filosofie monistiche di uno Schopcnhauer, di un Hartniann o di un Nietzsche han– no presentato come unica cd uni– versale. La visione taoista del mon– do è invece dia1e11ica, basata sullo urto dei contrari, che in esse son detti «principio maschile» e «J)ri.n– -cipio fennnini]e », antitesi irrednei– bile, astorica, soov.ra dall'arbitrio, dal gioco, dalle soperchierie deUa dialettica concettuale degli hegelia– ni o materiaJisttl dei marxisti, Men• tre il « will >> dello Seho1>enhaucr e dell'Hartmann, la volontà di poten– -za di Nietzsche o d'onni1>otenza di Sartre e di l\blraux, unitamente al– la libido di Freud e di Jung, tengo• no conto solo del principio maschi– le e non riescono a spiegare soddi– sfacentemente la volontà di non es. sere unita e conco1uitantc a quella di essere, la diale1tica taoista fa 1>0• sto a tutte due ed inclina pii, a tro– vare il bene nella seconda che non nella prima. Mentre i.I principio ,naschile o volontà di 1>otenza è uni– direzionale desiderio legato nello s1 )a.r.io e nel tempo, il principio Cenuninile o volonti'1 d'impotenza mira all'eterno e al rij)oso infinito . Mosse dul principio maschile Je co– se non cercano tanto a durare in <1uello che sono quanto a divenire tutto quello che 1>ossono essere, e ciò per mezzo deJl'azione, nelJ'auo che dal punto di vista dell'attore ap– pare creativo, ma che da ogni altro punto di vist:1 è distruttivo in <1uan– to che nessuna cosa può farsi gran– de senza diminuire le altre. n llrin– cipio maschile è rivoluzionario e <1uello femminile conservatore, ma nulla sarebbe tanto errato quanto i.I crt"derc che questo secondo princi– pio sia statico, una non-vita, la morte o il niente. Ciò che il principio femminile ,•uol conservare è un equilibrio, un tropo, un ciclo, un ritmo, un'armonia, e poichè il prin– ci1)io maschile è sempre presente e pronto a disrompcre, a dis1ruggere e n rovesciare, quelJo femminile de-. ve agire costantemente e con gran "igilanza, Non v'è un equilibrio per– fetto e così nessun ritmo che non includa ed attui degli sbalzi, non v'è nessun'arrnonia senza le sue segrete dissonanze: perciò il princi1>io fem– minile è attivo ancora e sempre nel perfezionare i vincoli di unione in ogni sistema dove agisce, ed è crea-

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