Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

Di froute ai carnefici di Spagna, di fronte a lutte Jc tirannie, vi è (JUi il senso delJa nostra speranza. IGNAZIO SILONE Il contributo so]idale che dcsid('rO apportare qui, quc~ta sera. in questa tribuna, ha un significato, mi pare, così evidente che mi disJJensa daJ giustificarlo. E una testimoll"ianza di solidarietà aperta, fraterna, completa che 1114• niJesriamo verso i coraggiosi miJitanti dei gruppi clandestini e verso la emigraz:ione spagnola, operaria ed inteJJettuale. Non posso fare a meno di ricordare che un mese fa è morto. negJì Stati Uniti, uno dei più grandi poeti spagnoli del nostro tempo: Pedro SaJinas. La sua u1tima ,,olontà è !!tata questa: cc Non voglio essere se• polto in terra spagnola, finchè essa è sottomessa al regime franchista >>. Debbo confessare, però, questa sera, che, oltre alJe difficoltà della lingua, debbo superare un ostacolo iniziale, un ostacolo supplementare, dovuto al fatto di essere italiano. Anche se foste disposti a dimenticarlo, questa sera, non credo di avere io il diritto <li dimenticare che la demo– crazia italiana, dopo Ja liberazione, è venuta meno aJ suo primo dovere, che consisteva neH'aiutare, neHa misura deHe sue possibilitl1 e con tutti i mezzi, il popolo spagnolo a liberarsi dalla dittatura che l'intervcnlo ufficiale ed armato dello Stato italiano le impose, e che non avrebbe mai lrionfato senza <Juesto inlervento e quello della Germania hitleriana. Per– ciò non è esagerato affermare che, nonostante la sconfina mili1are di Mussolini e di Hitler, la di11atura di questi due continua all'interno di un paese importante d'Europa, e che da questo paese dove permane il fascismo, il neo-fascismo italiano ed il neo-nazismo tedesco ricevono aiuti e incoraggiamcnt.i per le loro velJeità di rivincita. Come potrei dimenticare stasera, questa complicitì, italiana nella so– pravvivenza del franchismo, quando uno dei condannali di Barcellona è in carcere dal marzo 1939 e fu imprigionato dalle milizie fasciste deJJa Divisione Littorio? Da noi il Littorio è stato abbattuto, ma i suoi prigio– nieri pohtci possono ancora essere condannati a morte. La sopravvivenza della dittatura di Franco, denuncia Ja pessima co– scienza della nostra democrazia. Non si tratta, tuttavia, di un fatto isolato. Noi ci troviamo sollo la minaccia di quella forma di regime decadente e conservatore che Mig:uel de Unamuno chiamava « democrazia fratesca ». Non meriterebbe di essere riJevato in una riunione come questa, se 1c condanne di Barcellona e di Siviglia non avessero un sib'llifìcato che oltrepassa i Pirenei, e se ne1l'interno dei paesi democratici non si molti– pJicassero i sintomi che, per ]a loro essenza più che per la loro apparenza, evocano, in maniera vergognosa, certi sintomi de11a crisi politica del 1936/37 · la incapacità delle istituzioni di fronte alle difficohà sociali; la 232

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