Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

Che si aspetta, quindi, per condannare una strana religione che da 15 anni si affatica a benedire orribili ostie di piombo che sono servile nel Iuoco a discrezione l)Cr consacrare il sangue dei giusti? Se questa denuncia non si (a senza altri rinvii, non comprendo che ragione ancmo di sce– gliere fra l'ipocrisia e il terrore, visto che l'ipocrisia e il terrore sta al suo servizio. In questo caso l'unità del mondo sarebbe conseguita, r.ua nell'infamia. Ma noi, in mezzo a queslo ri1)Ugnan1c mercato, rimarremo almeno formi, sa1>rcmo vedere ciò che rimane da sah•are, <1uesta sera come do– mani. E ciò che resta da salvare è la ,,i1a, la fragile, la l)reziosa vita degli uomini liberi, dato che se li lasciamo sterminare, sentiremo la loro mancanza - non dubilatene - ogni ,,olta che ci accorgeremo che noi uomini liberi non siamo tanto numerosi. Anzi, noi asfissiamo in un'Europa in cui la qualità umana è degradata giorno per giorno e molto veloce– mente. Per ogni uomo libero che cade, nascono dieci schiavi e l'avvenire si oscura un poco di piì1. Ed è queslo a,,,,enire che è necessario che m.an– teniamo aperto. È questa specie di vita, e con essa la sua grandezza, che dobbiamo preservare. E il grido che ci sale alla gola, davanti a <1ueste esecuzioni molte– plici, è prima di tutto un'adirata prolesta contro la distruzione sistema– tica di coloro la cui sola esistenza sah'a il mondo dal disonore. Si è dello che il popolo spagnolo è l'aristocrazia d'Eurorla. E chi ne dubita, di fronte a ciò che ci circonda? Disgraziatamente. essa oggi è l'aristocrazia del sacrificio. t una élite che viene uccisa precisamente quando piii abbiamo bisogno che essa viva, pnchè ci aiuti a ,•ivcre. È perciò che è neccsario agire senza indugio là do,,e ogni giorno, ogni ora, può contare sul nostro destino. Che ognuno di noi faccia <1uanto può, ma tutto quanto può. Non addormentiamoci; non scoraggiamoci. Non abituiamoci al sacri– ficio degli altri. Non cediamo, sopratutto, alla tentazione di dire che que– sto martirio non sarà inutile. poichè esso vale sohanto nella memoria degli uomini e potrebbe, quindi, risultare inutile. Jn questo momento ci sono già troppi corpi abbattuti 1 lungo la strada e la memoria degli uomini già non basta. Non abbiamo nessun bisogno della morte di questi sindacalisti spa– gnoli, anzi, proprio al contrario, abbiamo bisogno che essi vivano. Non lasciamoli morire, chè il cuore degli nomini del nostro tempo ha già un battito malcerto. Finchè 1a vita dei eondannati dura, l'ardore del loro sangue li mantit'ne ncll'or~o~lio di uomini liberi. Ecco ciò che è neees– -sario conservare amorosa'rnente, strappanrlolo ai carnefici, alle mesSt di sangue, i.li calcoli delle cancellerie, ai capi di Stato che salutano i presi– denti democratici do1>0 aver decorato i capi della Ghestapo. Se qualcosa c'è da fucilare, è l'indifferenza del mondo. Per ogni uomo lihero che salviamo, dieci schiavi futuri periscono r di nuovo l'avvenire appare possibile. È questo il :ienso dell'azione, il motivo che questa !f"ra ci ha riuniti. 231

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