Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

lro questa terra che diminuisce; nel contrasto stesso, sta tutta la carica rivoluzionaria della situazione. La sola soluzione razionale alJa (JUCSlio– nc dei braccianti con~istc nell' e– spansione delle organizzazioni brac– C'iuntiJi sulle terre mal coltivate, nel hruSC'o arresto di ogni vendita, nel passaggio delle grosse proprietit, in r-nfìtC'usi alle cooperative e ai collet– livi, 1>erchè ne assumano la gestione dirclta. l\fa :mche arrestando la corrosio– ne ilf'i grossi appezzamenti, occu– pandovi la maso;:adei braccianli, la siluazionc non sarebbe com1>leta– mr-nte risolta; la massa <'resce, è p,:ià in eccedenza sulla terra disponibile. Certamente un lavoro marginale - miglioramento dr-lle condizioni di a– hi1azione, liberazione della donna da una condizione sotto molti aspclti peggiore di quella dell'uomo, una e. ducazionc che abi1ui la gente a con-· trollarc le nascite, un tenore di vi– la migliore - permetterebbero al– ]a lunga di frenare, per via nntura– lr, il fenomeno. Ma gli shor-<·hi oc– rorrono ora: occorre inoltre cambia– re del lutto lo S<'hema sociale su cui oprrarc. Qui la Montecnlini e il Consorzio degli zurcherifici la fanno da padro– ni t· rappr{'sentano pratirnmentc tut– ta l'industria locale; non esiste col– J,..i::-:n11en10, d'altra parte, tra le co– opcrntivr ct1ili (l'unica forma di in– dustria ahhaslam:a vasta nelle mani di operai semi braccianti) e quc11e bracciantili; l'artigianato, pur ,•i– vcnJo sull'andamento dell'ind11s1ria Nlile e del mercalo agricolo. pare sia slaccato; l'industria per la lavora– zione dei prodotti agricoli, nel ra– vennate almeno, è scarsa. Eppure tulle (!neste attivilà si compensano; 250 dai concimi, alJ'iudustria per il pro– dotto agricolo, si tratta di un mede– simo giro economico, ed è Jogico pensare che, dove la terru non for– nisca abbastanza lavoro, siano que– ste at1iviti1 a chiudere il cerchio. .Ma pare che lo schema sociale su cui vive Ju regione sia rcfrettario a certi sviluppi (chi mi diceva, a Man– to\'a, che i grossi agrari non voglio– no che la cittil si industrializzi, per man1enere così un Corte mercato di braccia a poco prezzo?). Dove l'agricoliura si industrializ– zi, (e solo i braccianti qui possono farlo) (Juesta re1e di industrie, neUe loro mani, im1>ian1atc nei centri sles– si di produzione agricola, si es1rnn– dercbbe; non solo, ma le mjgliori condizioni economiche del braccian– te, permetterebbero di allargare il giro economico dei centri urbani, che attualmenlc vivono delle fiere locali, delle piccole attività ar1igia– nali, della sensalcria, e delle occu– pazioni tra impiegatizie e liberali. I braccianti appartengono quasi tutti al PC perchè fuori di esso si tro,,ano immediatamenlc faccia a fac– cia con il piccolo pro1>rietario, il mezzadro, sino aU'induslriale, al gr0$SO agrario. Non ha importanza (•l1e in fondo il PC treschi, in alto, con quesla gente; il bracciante non lo sa o non lo capisce bene. A lui basta il fatto crudo che dall'ahra parte .si trovano soltanto quegli cle– menti, in un gioco politico che non permette alternative diverse; nel PC invece egli trova tutti quelli clelJa sua condizione e i pochi che sono fuori è facile farli passare per ven– duti (e d'altra parie, che lingua parlano? quelJa politica, di cui il bracciante è già saturato dal suo par-

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