Volontà - anno VI - n.2-3 - 15 gennaio 1952

i-i vede fluire: ed anch'e!Sa ci pare semplicista all'estremo. Ma su queste generalità la polemica vorrebbe lungo discorso: p ci metteremmo in ri– schi? di c~ntrapporvj altr? ~eneralità magari piì1 banali ancora S<' pre1en– ckss11110 d, farlo breve. C1 limitiamo quindi a precisare il nostro dissenso su alcuni punti di caratlcre alluale, pratico, sui quali saremmo licli che la polemi,·a tra noi f>Louzon poresse utilmente svil11p1}arsi. La lotla di scmprr Ira Staio e Chiesa. CO::,Ì come anche L. la (lrospclla nel suo excursus storico, è la lotta tra volontù di predominio: e vine,· via via chi Ira i contcndt:'nti è (liì1 << cos1i1uito )), cioè più forte. D'accordo. Ma come può mai coneiliarsi tale concetto con la prf>!lcnlazione ,-lw egli poi fa dello Stato come << e.~pressio,u, di Wt<1comunità. di vincoli)> tra .rii uo– mini, come « l'organo clt1• permette llgli uomini rii produrrf! di, cous~1.nwre di miempiPre alle loro funzioni materiali)), cioè <'ome << il , 1 uadro princi– rmf,, per l'nomo jì1tcl1è egli rimanga un essere d'azione))? Come IHIÒ ra– ;.rionevolmentc, proprio oggi che il carattere antisociale od almeno aso– ciale dello S1ato è 1.:os:ìampiamente dc,;crillo nnatomi<·anwnlc e fisiologi– camente, sostenersi che « la forzn dello Sut1n è jflllll solo dell'adesione dei, suoi membri >J? :\fon è ormai ovvio che os11i, S1ato esiste solo in quanto un gruppo minin,o riesce ad imJlOrsi - con la , 1 iolenza o con l'inganno - sulle moltiltldini dei sudditi per cui ogni discorso di loro «adesione)) è- falso? Gli stessi esem1-.i storici che L. porta, a soslegno di questo l)OstuJare lo Staio <:Ome11ua neccssili't intri.nscca c.lella vita Sociale umana, sono assai discutihili. Dire che r( nel MedioEvo lo Stllto nr1 così debole (r,d eccezione di qulllchc città commnciu.le ed industriale) p,,rcl1t> l'uomo di. al/ora pen• sova molto più n guadagnarsi ltt vi.tu eterna che tt migliorare quaggiù il suo stcrndard di vitn >> è proprio un mescolare le idee 1•iì1eterogenee, è l)roprio {'onfnsione di lermini. Le « poche città >l erano allora Stati. Le moltitu– dini laboriose nano anche in esse agitale spesso da grandi moti religiosi, eJ)pur seguitavano a costruire il benessere che potevano louando essen– zialmente contro Lulli i poteri costituiti, cioè in primis (!Oniro lo Staio e ,:oniro la Chi<'Sa. Per venire a lempi pili vicini a noi, non è istruttivo l'e– scm1,io della colonizza;,,ione americana, in cui grup1)i di gente profonda– mente religiosa lottava duramente per stabilire condizioni sempre migliori di vila, e lo poteva solo in ,11rnnto era libera dai vi,woli cli uno S1ato. e questo suo sforzo si è venuto via via imbrigliando proprio via via che si è coslituito (con i pili (urbi cd i piì, violenti in testa) uno Siato al.torno alle loro comunità? ~elio Stato (e-i Ilare ormai così chiaro per 11111i!)si sono riuniti « pPr pot.er più efficacPmente difendere i loro beni 1, per impadronirsi dei beni altrui))' non già « gli uomini)) in genere. ma alcuni uomini, le bestie da preda che lungo tutta la storia hanno dilaniate con le loro avide volontà di comando le società umane. Come può Louzon, cosi acuto osservatore ecl indagatore, non rilevare questo perpetuo antagonismo Ira società e Stato: per cui lo Stato è il nemico del popolo &ucui comanda, non già un appa•

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