Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

la cui fondazione spirituale e cuhu. raie egli - come Louia Meylan 1 - commette a una nuova educazione che uriJ.izzi per fini diversi da quelli a cui fino ad oggi sono atate impie– gate le materie d'insegnamento. « Questo », egli dice, e impHca una nuova 8toria, una nuova geografia, probabiJ1nente una nuova e più com• 11ren.sivascienza sociale ». 3 - loduelriali.amo e educazione. Se da un lato lo sviluppo indu. :,triale, fondato 8111 gronde movimen• lo scientifico e tecnologico moderno, ha impresso al.la 8ocictà w1 movi• mento irresistibile verso 1'uni1i,, esso hn crealo dall'nJtro un grave osta• colo alla [ormuzione dell'uomo mo• demo nei valori umani. promuo– ''endo la specializzazione e In con• centrazione nelJa produzione. L'io• dividuo addetto ullu Cubbricu mo• clerna ha un raggio di attivitil limi. latissimo e sviluppa se &tesso come Crammento inaignifìcante del com• plesso produttil•o. Jl auo inlereASC nel compimento del auo lavoro è e• siguo e il auo orizzonte non ai spin. ge, in quanto attende al 8uo lavoro, al d.i là di un'operuione ripetitoria e angusta. TI conce.ntramento indu• striale, lo sviluppo cioè dei grandi complessi produttivi raggruppanti insieme in numerose e gigante1ehe fabbriche la mossa operaia, priva ulteriormente l'individuo di ogni po• tere d'iniziativa. Gli uomini e cor• l Loui1 l\fcylan ha t'On11cra1011 1ua at• tività di cducalore all'ap1>rorondimcn10 e al martell1mcn10 di quella esigenu um•• na dell'educazione, Vedi il 1110 volo.me Educa:ione 11111tmi&licu, u1cito in questi giorni nc1Ja 1raduzione ilali1m1 prcuo La Nuova lt1li1 Edi1rire, Firenze. rono il rischio di essere mentahnen• te e moralmente opprc!Si dalla crc-• scente grandezza delle cose... Molti cadono praticamente in uno stato cli nullità, sia nella mente che ncll'a• nima » Educ. /JCr una civ. in cani• mino, pp. 47•--t9). Preoceupando,i soltanto dell'aspetto etico-sociale del problema, il Kilpatrick insiste che per ov,,iare al pericolo della pecia• lizzazioue occorre che l'educazione sviluppi negli iudi,,i<lui una molt,·• pBcità d'interessi, in modo che ,..... j non considerino conclusa la loro al– tività in <1uella che es11licano nella fabbrica. Egli a,•vcrt(' p(•rahro 1·he questa trasformazione dell'atteggi.i• mento mentale del lavoralore (<•lu• il Oewey aveva già auspicato nellf' sue due pri1ue maggiori opero pt~– dagogighe) non è buslevole II risol– vere « problemi perurnneuti e tliffi– cili » che « divengono assillanti con il crescere dell' induslria.lizzazione (p. 48). Tuttavia egli non delinC'a nessun piano di riforma aociale, limi• tandosi al terreno educativo. Quan• to al secondo pericolo, quello del• l'automatizzazione dell'uomo e del• la sua automizzazioue 1>er0J>era del grande apparato produttivo, il Kil. patrick afferma che l'educazione de• ve provvedere ad affrontarlo crean– do in questa società che 8i &persona– lizza dei coaguli, dei centri indivi– duali e attivi. t « l'eapericnza dei piccoli gruppi » resa possibile dal– l'educazione nuova che può eoslitui. re un efficace strumento per argi• nare la tendenza verso l'anonimato. Tn questo senso la scuola attivu ri• sponde a un bisogno fondamentale della società contemporanea. « Nel dare e nel ricevere dirette esperien– ze con altri, il piccolo gruppo con i suoi diretti contatti si impadronisce 19

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