Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

delle pii, preziose possibilità tduca– ti\'e, base di tulto il resto ... Dopo \'iene il gruppo pii1 grande in cui uno non ,·ede e 11011 parla più con tulio il resto. L"adaltamento qui è... uno dei pii1 gn\'i problemi della Grande ocie1i1• (p1>. 84•95). 4 . Il limite dcli' onimismo. Si tocca 11ui il limite della 1>eda– gogia del Kilp11triek, limite che egli ha in conmne coi maggiori esponen• ti tiella Scuola del Dewey. Mentre da un lato si chiede che l'ctlucazio. ne si trasformi per ris1>ondcre ui bi– bOgni nuO\•i 1>osti dul cambiumcnto sociale, ci si arcorge che la direzio– no dc.I c111nbi11mc11to non è· univocn. Essa neu l'unumiti, come la distrug, gc. Essu ucco1111111u gli uomini e li divide. Lu normu cducativu non può quindi e~ere trntla dal mutamento atesso, dalle condizioni di !atto del– la società nel &IIO aviluppo. Anche il Kil1>alrick avverte 111difficohù, co– me l'a,•,•ertono il Cliild~, lo llook e il Kallen. Ma egli non offre una so– luzione teorica dn queeta «impasse». Se la morale e l'educazione de,•ooo adeguarti al dinamiamo .. ociale, per– chè quando questo dinamiemo 11or– ta alla elisione dell"indh•idunli1à, la t·ducazione e la morale de,•ono con– trastar"i? Non &i allribuisce con ciò all'educazione- 1• alla morale un J>O• 1crc d"iniziati,•tt <'he con1ras1a colle 11rcmc~ del ai&lf'UIU? Il Kilpatric.k il <11111lc ha insis1i10 come nessun al– lro su questa nccessiti1 obbietti"a del– la trusforu111zio11t• cd11c11ti\'R dcriVHn• dol11 d11llc cgi~1•11z1• llOSIC dulia tru– sformuzionc dclln socictÌ\ c1uando si tro\'a poslo di fronlf' a questo gra– \'C ostucolo dcll 1 incer1ezz11e con1rad. diltorieti, dt•llo i,\'Ìl11p1losociale, non 20 può rispondere che trincerandosi die– tro un'ipotesi che non rischiara ma oscu.ra la difficoltà. « Impicita in questo Libro, egli afferma, è l'i1>ote– si che il processo della \'Ìta sia per certi rispelli buono e possa, grazie a sforzi meditati, di"enire miglio– re... L'educazione dunque è nella vita e 1>er la ,•ita. Il suo fwe è den– tro il processo. Tale. fine è l'unico che convenga a w1 mondo in pro– gresso • {p. 99). Ma se nel procedi• mento scientifico, al <1ualc il Kilpa– trick si vuole allencre, ogni ipolcsi è ,•alida in <1uanto è \'Crificata ilai fa11i, fino a che punto è lecito a<'cO• gliere l'ipotesi dell'ottimismo <'lrn sola pennelle, nel sistcmn <lei Clllll• bi:uncnto sviluppato dul Kilpatrick, di rendere ragione come di un mo– ti,•o tra.u.seuntc e deviuntc dcll'un– nullamento dell'uomo ncllu società contemporanea? JI Kilpatrick di,·e: « Cambiate le vosll'e ipotesi tulle le \'Ohe ehe i risultati lo esigono. Con– tinuate il processo. Non finirete mai. No, e nep1>ure il mondo. Il vostro criterio alla fine resterà - e dovrà reslare - tuta i11oteai• (J)I), 98·99). Ma se non è lecito cercare nessun criterio al di fuori dd procei80 del• la vira, <1uando i ratti si accumuli– no contro l'interprelat:ione ottimi– stica dello s,·ilup1>0 11torico 1 o 11i ah• bandona l'ottimismo e si mette l'c• ducazionc al ser\'izio della nuo, a i– potesi che nello s,•ilu1,po siu incrf'II• te l'elisione dell'indh,iduo e c.he l'e– ducazione debba aiutarla; oppure occorre ammettere un nitro criterio fondalo sull'esistenza di \'nlori non dcrinti dai fo1ti stessi. Quando pcr– •·iò il Kilpatrick ufTcrmu che 111 cc ri– spetto della per:so11alitàcome ml,• hn diritto ogni uomo nel mondo S{'nza distinzione di razza, colore, sesso,

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