Volontà - anno V - n.11 - 31 agosto 1950

bisogna persuadersi che finchè esi– .Sleranno soltanto due Stati, ]a guer• ra tra di essi sarì1 i11e\·itabile un giorno o l'altro. Logicamente ne risulta che la pa– ce sarà assicurata solo quando il mondo costituirà un solo Impero, o per adoperare il termine giuridico un solo « lmperium •: I' lmperium umano. E,•identemente, è una questione che solleva immediatamente tutti i 1>roblemi concernenti la struttura e– conomica, politica e sociale che ren– derebbe questo Imperium wnano e u,ondiale possibile. t un problema, che pur interessando al massimo il pensiero e l'azione libertari, esce completamente dal quadro e dall'og– getto del presente rapporto. Se ci abbiamo tenuto ad esporre per 1nime c1ueste considerazioni, è allo scopo di 1>reci8are, innanzitut- 10. il ,•alore o meglio l'assenza di valore di qualsiasi pacifismo ufficia– le e della propaganda di ogni Stato e di ogni organismo interstatale. Ma bisogna, disgraziatamente, constatare cJ,e il pacifismo che è il prodotto di moviruenti indipenden– ti spontanei e sinceri, non è esente da deboleue ed è praticamente ino– verante. Perchè mai questi movi– menti, nonostante il successo che varcv11no avere ll<'Ì periodi di pace, si rivelarono ,·eramente efficaci, da– vanti alla guerra e durante la. guerra. Questo pacifismo a basi morali e razionali è insufficiente ed inoperan– te perchè suppone o presuppone che gli uomini facciano la guerra per 1,iacere o per interesse personale. Mentre in reahit, l'immensa maggio– ranza dei lavoratori e degli indivi- dui accettano la guerra per ragioni che essi considerano di ordine supe• riore, pur sapendo benissimo che la guerra non è nè piacevole nè ,•a11- taggiosa.. I popoli accettano i rischi ed i sacrifici della guerra perchè re– uano attaccati a certi valori e a cer- 1i interessi morali, politici, econo– mici e sociali. Ciò che è necessario riconoscere oggi, è che le concezioni, le istitu• zioni e le tradizioni che si denomi– nano regime di una nazione non so• no più identiche e non sono indif– ferenti ai popoli. t falso dire, con il pretesto che tutti i regimi contengono delle for– me di oppressione e di sfruttamen– to, che tutti si equi\'algono e che nessuno merita di essere preterito e difeso. E: invece ,•ero che un po– po]o non aceetterà facilmente l'im– posizione di un regime nuovo se qucst'im1>osizione è fatta da una po– tenza slraniera. Bisogna, dunque. riconoscere che il problema della guerra e della pa– ce non si pone in un modo astratto, ma nella reahù storica. Nel periodo della storia moderna e fino alla guerra del 1914-18 le guerre a\'evano ohieuivi limitati, co– me <1uelli di una rettificazione di frontiera, di qualche emandpazione nazionale, di qualche spartizione di colonie, ecc. Da al.lora, per delle ragioni detcr• minati principalmente dall'evoluzio– ne economica e tecnica, la guerra è di\ 1 entata totale e totalitaria, nel senso che ciò che è in gioco non è altro che il controllo e la domina– zione totale del mondo. Le forze che, attualmente, si con– lendono il controllo del mondo, non 557

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