Volontà - anno IV - n.3 - 15 settembre 1949

Aacora una parola sulla delusione che i giovani prornno per il piccolo numero di militanti nostri. Il numero è un criterio di efficacitii. ed oggi amiamo l'efficaci(à. Da noi non ci sono le folle, nè la lerra promessa. Ed anche qui la posizione degli ad uhi non è abbastanza chiarn in genere, (' questo può disorientare i gio,,ani. s~ noi vogliamo essere un mo,•imenlo di massa, il numero dei nostri aderenti è pii1 che sufficiente per deprimere i giovani. Se ci consideriamo, invece, come una minoranza attiva, d'obbiamo accettare senza paura questa nostra posizione e riuscire ad essere veramente una minoranza agente, con tutto ciò che questo comporta. C'è la possi– bilità di una posizione intermedia? Non lo crediamo. Gli anarchici, per giungere ad un grande mo,,imento di massa doucbbero accettare la sotlilc mistica che sola è capace di ruettere insieme i grandi gruppi: il che è im– possibile. Ed allora è necessario deciderci per i piccoli gruppi dinamici, di gente pienamente responsabile, in cui i giovani~simi diventeranno adulti ed alt ivi nel lavoro comune. I gruppi anarchici guadagnano molto quando "0110 gruppi <li affinità che creano, coordinano e s,,olgono in armonia le allh•ilà di ciascuno. Guadagnerebbero anche ad essere costituiti solo da militanti attivi, perchè niente è piì1 scoraggiante per un giovane che ,,uole vivere nt"I ,·ero senso della parola, di a,,vidnare anarchici che 'hanno tutta l'aria di fare atto di presenza, solo per consuetudine. L'azione di gruppo accettata e svoha da tutti è sempre pii1 stimolutrice di azione. Uno dei no~tri pro– blemi è, dunque, creare dei gruppi che per il loro scopo, l'atmosfera morale ed afl'euiva, permettuno di sfuggire alla stanchezza generale e di t·amminare serenamente senza la preoccupuzione del numero. Gli squilihri " le inquie• tudini dei gio,,ani scomparirebbero facilmente. Cooch~si.one. Secondo il nostro punto <li vista, dobbiamo prendere t·oscienza del fatto du.• l'insodisfazione, l'inquietudine, l'egoismo sono dei fenomeni gene, ali della nostra epoca e che il piì1 delle volte vengono risolti con delle scap– patoie. L'unarchico è sfuggito al fau.atismo e alle mislificazioni. L'inquielu· dine rimane, dunque, in lui pili forte. Si tratta per lui di ritrovare dei v.,– lori personali che non implichino soltanto un modo di vivere sul piano so– t·iale1 ma anche nella vitu pri,,ata, nel pensnre. Noi c1·edimno alla ne1·es· sità di una t( condotta )) che ci permette di vivere il più pos1,ihile da anar– chici. Abbiamo un programma. dei teorici, dei giornali, delle ri\'iste. dei grup– pi. La nostra ideologia non è meno cl1iara nè meno connela di quella dei partiti. L'insodisfazione dei giovani pone il problema <leila loro comprensione progressiva dell'ideale anarchico e ciò è la t·ondizione essenziale del nostro niluppo. , Ma dobbiamo ben <:onyincerci che noi possiamo ,·eder chiaro in uoi steesi solo se accettiamo di non portare i nostri conflitti interiori su uu 155

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