Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

ciò dipenderebbe dalle islilu1:ioni 'lo· ciali utilizzabili csislcnti al momento della rivoluzione, dalla tecnica pre– dominante e poteva essere in parte risolta dagli stessi grup1>i di produt• tori. .Ma, particolarmente dal 1880 al 1900, hanno discusso con accanimen– to sul principio della distr-ibuzione perchè esso era uno dei 1>ilaslri del socialismo. La scuola collettivista preconizza• va la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, di trasporto, ccc.; e nello stesso tempo il diritto a ciascun produttore al prodollo integrale del suo la,·oro. li principio della retri• Luzionc si riassume, 1 a nella formula: " a ciascuno secol'ldo il suo la,,oro ». La tendenza anard1icà·comunisto riprendeva, invece, la formula di Louis Blanc, sbarazzata di tutta la so• pravvi,•enza statale, e proclama,•a nello stesso tempo del possesso col· letth•o dei mezzi di produzione, l'al– lro principio: « a ciascuno secondo i suoi bisogni e <la ciascuno secondo le sue forze», ciò che significava che d1iunquc non poteva produrre - cd abbiamo visto che c'è una 1,arlc im– portante della popolazione - non a· veva meno diritto a rice,·cre tutto quello che gli era necessario. Per ì collcui,,isti come 1>er i co• munisti la produzione do,·e,·a, dun• que, deri\,arc dal possesso collettivo dei mezzi di la, 1 oro, e dal lavoro col· letti,·o. Su questo punto erano d'ac– cordo. •Ma i contrasti sorgc,•ano quan– do ei abbordava la distribuzione cd il ,uo principio. Anche sopprimendo lo lfruttamento dell'uomo sull'uomo tic si retribuisce « secondo le caoacità » accade che il contadino che lavora terre povere, cou lo stesso sforzo, non prodoce che la metà di c1uello che lavora terre fecondi; il minatore che la\'ora in miseri filoni non può ottenere che un terzo di ciò che ot– tiene colui che sfrutta ftloni ·impor· tanti.~ L'applicazione del principio « a ciascuno secondo il suo lavoro» farà si che <111.estiuomini 6aranno retribuili in modi differenti, e que• sta differenza sarit la ncga~ione dclln giustizia. La giustizia sociale non è, dunuue, l'uguaglianza nel la,·oro, quantun– que l'implichi come punto di parten. za per la parte del genere umano che può la,,orare. La giustizia socia• le risiede nella ripartizione equa dei beni sociali. Se il contadino delle terre magre e quello delle terre Fer– tili, se il minatore di miniere pove– re e quello di miniere ricche, se lo operaio che dispone di for,;e motri– ci potenti e c1uello che ne è meno fornrito, se tutti <1ucsti uomini, il lavoro dei quali è necessario - 1>er• chè Putilizznzione sola delle terre e miniere ricche e di tutto ciò che ..-là il massimo rendimento è insufficiente al mantenimento cd allo sviluono del– la ,·ita umana - hanno il medesimo accesso ai viveri, ai beni, ai sodisfa– cimen1i, l'inuguaglianza sociale sarà scomparsa. Men1re nel caso contraria, sussisterà. li problema della distribuzione non è, dunque, solo importante co• me garan:.,.:iadi realizzazioni imme• diate impedendo clic, dal principio <lclla rivoluzione i prodotti siano ac• caparrati da mani di mercanti o da nuovi strati domina1ori. Lo è an<'he <1uale scopo generale del sociali~ruo. Per conseguenza, bisogna occuparsc- 35

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