Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

lnfaui, la produzione non è un fi. ne in sè ma w1 mezzo. Si produce per conswnarc. I primiti\•i ehe vi– vono di frutti, non producono ma consumano. Forse un giorno l'uma– nità cesserà di dovere produrre e farà produrre le forze naturali che anà saputo sottomeuere: ma uon <:esserà mai <li consumare, non sol– tanto dei viveri ma tutto <:iòd1e sarà necessario all'insieme della sua vita. I diritti del consumatore sono dunque piit vasti, pii1 universali e più eterni ehe quelli del produttore, pcrchè costituiscono semplicemente il diritto alla vit.i. La rivoluzione non ha <1uindi sol– tanto lo scopo di riorganizzare i mo· di di produzione cd i servizi pubbli– ci che si moltiplicano sempre più nelle societi1 civili. Essa à lo scopo di stabilire la giustizia sociale, in– staurando, prima di tutto, l'ugua– glianza C<:onomica. •Ma l'uguaglianza economica non è tanto j) fatto del la,,oro produuh,o che, come abbiamo vislo. non 1>uÒ essere imposto a tu1ti, quanto quello per ogni uomo, <lonna, fanciullo, di ottenere la propria <1uota <li beni e di sodisfazioni che la società può ap– porlargli. In questo consiste la distribuzio– ne. ,Lo scopo del la,,oro non è, dun– que, il prodotto ma il sodisfacimen– to che il prodotto procura: non è il pane, la carne, il latte, i libri, i ve· stili, la casa, ma la ,,ita che essi as- sicurano. L'uguaglianza economica è prima di lutto il risuhato delJa giusta di– stribuzione dei beni. Per questo Kropotkine consiclcra\·a che il com– pito primordiale della rivoluzione 34 cr.i il sodisfacimento <lei bisogni di tutti. Dunque non basta produrre. Bi– sogna 'distribuire in un modo adatto agli S<:opi che ci si propone. ·Ma il produttore non è il distributore e colui che à in mano i prodotti detta le sue leggi alla società. Gli alimenti, le -storte, il <:arhone, l"cleuricità ecc. non rimangono, oggi, non rimarran– no domani nelle mani dei produtlori. Costoro se ne <lisfanno e se ne disfa– ranno via via che li producono e I i produrranno. Ma do"e ,•anno, dove andranno i prodoui? Nelle mani di chi e come saranno distribuiti nella societì1 libertaria? Il problema della distribuzione è perciò socialmente t.into importanle quanto quella della produzione, Lo è ancora di più, pùchè lo ripetia· .mo, è dal modo come sarà fatt:1 la distribuzione, dai prin<:ipi che la re– goleranno che dipende il trionfo del– la giustizia. Non si tratta di fissare il lavoro per tutti coloro die -!ono caoaci di Javorarc. Se i prodotti possono esse– re immagazzinati, resi inaccessibili, o distribuiti ingiustamente 1>a:?ando pili gli uni che gli altri, non <:i sarà giustizia sociale. thfolti ,,adroni la\'O• rano pili dei loro operai e come 1>ro• dottori sono -!ullo stesso 1>iede di u· guaglianza. Ma c'è disuguaglianza nella distribuzione, per il fatto clic il padrone può, in virtù di un siste– ma di retribuzione che lo favorisce, consumare, quattro, dic<:i, venti ,·ol. te pili dell'operaio che sfrutta. È qui che sia l'ingiustizia. Questo fatto è così im1>ortante che gli anarchici per molto tempo non si sono preoccupati del corne orga– nizzare la produzione. Sa1>cvano che

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