Volontà - anno II - n.7 - 1 gennaio 1948

Credo che c"è un cerio numero di domande che è inutile farsi, pcn:hè non potranno mai a\ 1 cre una risposta. Cercando di risolvere dei problemi insolubili, non si crea che dello sciupio, delle l'reoccupazioni o della in– felicità. Eppure c'è gente che sembra decisa a provare. Ciò mi ricorda. l'.mcddoto del filosofo e del teologo. Erano immersi in una. discussione cd il teologo usava fa \'CCchia imaginc del ·filosofo parngonalo ad un cieco che in una camera oscura cerca un gatto nero che non c'è. Può dar;:.i, di-:sc il filo;;;ofo 1 ma un teologo l':\\'rcbbe 1rovato. .Anche in matel"ia di scienzu dobbiamo imparnrc a porre le giu~tc do-– mande. Scmbra,•a d1e fosse una· domanda evidente chiedere iu che modo gli animali crcditauo il ri;;;uhato dell'c~pericnza dei loro genitori: <· qua11• 1i1i'1enormi di tempo sono ::tate spese per cercare cli trov:in•i una ri~po~1a. Ma è inutile fare questa doru:inda, per la scmplici;:.;:.inm ragiouc d1c 11011 -.•.:i;:.tenessuna !aie crcdilit di carath:ri acquisiti. [ chimici del XVIJl ~c– t·olo, pen:hè si lcccro la domanda: ((Qual'è l:1 soHanza che i111ervic1.1c nei processi della combustione? » s"imbrogliarouo nei labirinti della ,;torill del tlogisto; essi dO\'CVano domandare: « Che genere di procc;:....~o C la cmnl1~~ ~1ione? )1 priina tli potei: con;;;tatarc che non implic:1 nessuna soslanza spc·. t·i:1lc. ma è sempliccmcrile un caso particol:ire di combinazione chimica. Quando si arriva a ciò che :1bitualrncn1e si designano nozioni fomfo– mcntali, la difficoltì1 che c'è :i posare dom:u1dci non .:ba;;liatc, è cori~idt•• rcvolmente aumentat;i. PrcSso la mnggior parte delle tribi1 africane :-c qual– cuno muore, la sol., dom:mda. che ci si fo è: ((Chi ha cau~ata la morte. ~ 1·011 ((Ualc forma di magia?)). L'idea clclln mori.e d0\ 1 ut:i a cause natur:1li e sconosciuta. Veramente la vila dcll:1 n1eti1 dcll"umanitìt meno ci,•ilc. ,'! fond:i.t:i in gnm parte su dei 1cnt.11ivi tendenti a trovare un.1 ri;:posta ,ur una domanda sb.1glia1a: 1t Quali s.o·no le polcnzc "ò le fol'zc magic~he re·– ~ponsabili della buona o catli\·a fortuna e in quale modo <:i può ~congiu• rarlc o conciliarsele?». Non credo all'esistenza di un dio uè di dei. La couccziom: della di– vinità mi sembra, bcnchè sia costruit:1 su un certo numero di clementi .iu– tc111icidi esperienza, una co1:cczio11cfalsa, fondai:, sul postulato assolu~,1· mente ingiu;:tificabilc che de\•e esserci qu,dcl1c potcn:t.a piì1 o meno pcr• , .un.dc che regge il mondo. Noi ci troviamo di fronlc a for:(.c che ;:fuggono al nostro controllo, a disiaslri incom1>rénsibili 1 :all:1 morte cd anche all'ç· s1asi, :1d un sentimento mistico di unione con qualchccosa di più grande del noslro io ordinario, alla com·cr;:.ionc improvvisa ad un nuo\'o gcucrc cli vita, al peso della colpevolezza e del peccato cd ai modi con cui <1uc~1i pesi possono c;;;serc alleggeriti. . Credo che <1ucl postulato fondamentale non è altro d1c il risult,:10 (_Id porsi una domanda sbagliata. 1< Chi, che coS'agoverna Funi\'crso? )). Fin clove noi possiamo \'edere si governa da sè, e perciò l'intera analogi:i ,·011 un paese e con il suo go\·cruallle è falsa. Anche Se uu buon dio c~istc at tli so,,ra cd al di li'I dell"unh·cr~o quale noi lo conosciamo cbll'c~pcricnz.i.

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