Volontà - anno II - n.7 - 1 gennaio 1948

A N o L o G I A IL CREDO DI UN ATEO Credo cllt' h~ \'ila po~~a meritare di essere vissuta. Lo credo nonostan1t• il dolore, la bruttura, la crudeltà, l'infelicità e la morte. Non credo du: ~i:1 necessariamente degna di viverla, ma può diventarla per molta gente. Credo, pure. che l'uomo, lanto come individuo quanto come gruppo, 1: collettivamente come umanità, può conseguire uno ,-;eopo sodisfocente nel– l'esistenza. Lo credo, nonostante la frustrazione,• la mancanza di fini, J_. frivolità. ·la noia, la negligenza, l'insuccesso. Ancora: non credo che ci sia inevitabilmente uno scopo inerente nell'universo -o nella "nostra esistenza, nè i:he l'umanità sin ,•incolata a raggiungere uno scopo sodisfocente, ma ..redo soltanto che tale scopo si può lrovarc. · Credo che esiste una scala o gerarchia dei valori, dal semplice godi– mento 6sico fino alle sodisfozioni più elevate dell'am~re, della gioia estt!• tic11,dell'intelletto, della realizzazione creatrice. della vita. Non credo che qUcsti valori siano assoluti nè trascendenti, nel, senso che essi siano elar· ~ti da qualche potenza o diviniitl esteriori; essi sono il prodot10 della natura umana nell'azione mutua con il mondo· esteriore. Non suppongo, d'altra pari<!, che noi possiamo classificare ogni ,,alida esperienza entro un ordine a<.-cctlato: come io non posso dire se wto scarafaggio è un orga· uismo superiore ad unh seppia o ad w1a aringa. Ma come si può diehiu• r11rc :-enza esitazione che ci sono dei gr11di generali di organizzazione bio• logica. e che w1 coleottero è effettivamente un organismo pii1 elevato di una spugna. o che un essere umano è superiore ad una rana, cosi po,;so affnmarc. con il consenso generale degli esseri umani civili, che c"è w1 più alto valore nella Divina Commedit1 di Dante che in una canzone po· polai:e; nell'atlività scientifica di Newton o di Darwin che nella soluzione di un problema di parole incrociate; nella pienezza dell'amore che nel piaceri::·<.cssuule, nelle attività esenti dall'io che in quelle d1e concernano csdm:iva1ne11te l'io, nonostante che tutte e cia&cuna, in un certo ordine, poi-.'-anoavere In loro specie di valore. Non credo che ci sia alcun assoluto della verità, della bellezza, della moralità o della ·virLì1, sia che essa emani da una potenza esteriore o ,;ia imposta da una norma interiore. ;~,fa ciò non mi. spinge a quella conclu· sionc curiosa~ di moda in certi :1mbicnti, secondo la quale il vero, il bello, :il bcm• non esistono o non rncchiudono nè forza nè valore. 53

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