Volontà - anno II - n.6 - 1 dicembre1947

('i, iltà "p:tguola della sua c111:x:a. La t:iviltà rom:urn iurludcva anrlll' l'allrn fallorc: come fermento, se non c·ome potc1na. Senza dubbio <1ucsto fermento pr.ri <-oloso si den~ all'influenza grct·:1. <'omc pensava il n .. 'i.!chio Calone. L-. cultura e lo studio (che in quel mo– mento non potcrnno che essere greci) S\•cgliarono tutti <1ucs1igermi di i-pon– tan~i1i:1indh·idualc. E!.-iqcvano. ma incs1Hcssi e forse in letar~o. nnche nella ru.sri<.-.aRom.a dei primi secoli. Il loro S\•iluppo incipiente ru ror,-c intcr• rono dagli aHenimcnti che la storia 1rndizio11ale conosce con il nome di « ri\·oluzionc repubblicana ciel 509 a. C. » che furono una reazione dei pro– prietari te1·rieri contro il carattere urbano - doè commerciale e indu– .:.frialc - che Roma anda,•a .ic<1ui,tando con gli Etru<:chi. Esistevano qu<'i ~ermi, ma soffocali, dimcnti..:ati nelle regioni cl"ltalia che via via cntra\•;mo ~•formar parte dei dominii romani. Lo ~\·iluppo culturale degli ultimi du1· .:.e1•olidella repubblica (in l'Ui la romanizzazione del mondo conquis1a10 1111 1cmpo da Ales1-andro non fece rhc affermare e confermare l'apparll•· nrnza di Rom:1 all' uniw•rsalismo spirituale ellenistico) aceclerò il loro ritmo dtalc. Boma sorse ~u terreno i1alo-grcco-ctru1:co. L'elemento rurale vi prevnl~r– (comc a Sparla) per ,·irco<:tanzinli moti\'i d'indole geografica e militare. Per <1ucsto. lo sparire progrcs'-i\'o della monarchia, comune a tutte le r:ittà mr– dilerraucc, non è, come nltro\'e, parallelo all'indebolimento della strul– tura ~cntilizin cd alla intcn!.-ifìcazione degli ~cambi economici, alla form:1- ziouc di nuove classi sociali. L.:1 popolazione della t:ampngna, primitiva •· •·on,:;crrntricc, :-"affida a capi che foggiano lo Stato primitivo a sua imma– l!inc. Quc:-10 Staio perde 1•oi a poco a poco il suo carattere barbaro e gc11- 1ilizio, ma non il suo carattere consenatorc. E!-SO darà il tono :1 tuttn l:1 ,·ivihi1 romana. Tutti i prngrr_,.~i, nel c:unpo politico e culturale, si opc-• 1·f'ranno contro tale Stnto, contro tale «romanità» forzata. 1 moti,•i per ,·ui ,·enirnno negati i diritti politici alla plebe sono, in fondo, gli stessi ,·hc spinsero ad espellere da Roma - pcrchè filosofi - gli ambasciatori p:rcf'i nel 156, ~ono gli SICS'-i che dettero origine, mollo pii1 tardi, alle per: ~e<:u7.ionit:ontro i ni,:;tiani. Venne un momento in Cui perfino per esten– dere le conquiste si do,·cttc rompere quella rigida cornice. Si veda ciò che dice G. Ferrcro, nel 1 volume della sua « Grandezza ,. det·adcnza di Rom:1 » a proposito di Lucul,lo, Pompeo e Cesare. 8i.$ogna o'" •el'\'are che quando la democrazia infilò la strada delle conquiste, sboccò. ,·on Cc1-nre, nell'imperialismo e nella ditlutura. che ripugnavano ai conser– \ulori repubblicani. Però, con Augusto, le due orientazioni, la tradiziona– lista e la dittnlorialc, •·orwcrgono nella comune venerazione per la « ro– manitì1 », cioè nella sublimazione dello Stato. Augusto cercò cl'imprigionurt· il demone della creazione individuale incontrollata e, fino a un certo punto. ,·i riusci. Se ne resero conto i l'ontcmporanci? Non è jlOssibile. Pel' i con• h•rnporanei, Augusto er" il continuatore di Cesare. E la nostra incomprc11- ,-ione di questo allcggiamenlo spirituale costitui.:.cc. tra le allrc 1·0!'1'.il clram• ma po"-tumo di Virgilio. · 31

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