Volontà - anno II - n.2 - 1 agosto1947

uio.:o: Un pa.;;so danz:mte che solleva il cuqre del pasrnnte triste è una gra– .da che vale tutte le snelle scarpine <lei mondo. La donna, oggi, non co· nosce le proprie bcl~c~zc. Si standariz'za i capelli, le sopraccigli:1, le ciglia, 1•ombra degli occhi, le guancic, la bocca, lo sguardo, l'andatura, i gc1,ti; per es.:cre quell:.1 bellezza: bambola+ star. L'uomo si assuefa a questo mi– litarismo, a quc~to fordii-mo dell'estetica femminile. Ma domani, nell'uni· formità clis:1dorna, quante affermazioni di io femminili! Nel giardino sct- 1e1•entciico, tosato, con gli alberi geometrizzati, tutto sinunetri,1, la fore.:ta ,ergine strariperà. Sui nrnrciapicdi metropolitani i manichini in serie fanno, pemare ad un catalogo di mode sp,1ginato . .Ma tu, o t.osc, veneziana, puoi ""andirc un "'" musica con gli zoccoli sonori e dr.i un movimento tutto tuo, allo ezcndaldo orgogli oso. Le clonne sar..uno contcmpla1c, amate e onorate come i ,fiori quando su.ranno, come i fiori, val'ie. Quanto p1·ofumo di grazia, allora! Una stradina stcll;tta di petali, uno scoppio vermiglio <li gerani, una grondaia orlata di luna, un bianco sorriso di gradini .... Che lus.:o 1uuo que– s10! Bisogna C!-:5:Crc poeti per accorgersene. E, a parlarne, in prosa, c'è da far ridere la ;ente. Eppure l'uomo è giudicato dalle sue domeniche, che sono « tri.:tczza e noia » a Parigi ('omc a Recanati, dalle sue economie e dal suo lusso. Dai caffè e latte di mczzoggiorno tirate fuori le calze di seta ccl i hi– ilictti del cinematografo, voi che correte, col pallore del i-O1111O patinato in rosi::o, nll'ufficio o all\11dier e ritornt1te, a sera, con la Slanchczz:1 oli– goemica che v'inve1:chia, nonostante l'intonaco rinnovalo. }: tu, o sposo mo• dello, fai dcli". ore in pii1, per goderti l.1 Radio e la camera di mogano. Vi sono chilome1ri di pitture nei musei, ccnlomila esposizioni, milioni di riproduzioni arti~tichc, ma nelle nubi non vediamo piit dei giganti, delle i~olc d'oro <lei cetacei mos1ruo1;i, dei castelli fiabeschi. Ma nelle pozze non guardiamo il cirro ro::-a che vi si specchia. E non ci accorgiamo che il trollcr del tramway accende delle stelle mattutine contro il ciclo scialbo; clic i fanali cant:.111Opormi ro~si e ,•iolacei; che nelle macchie dei muri, nelle piegl1e delle ('Opcne, nelle crepe delle verniciature si sono istori:.11c tante vicende. Abbiamo un c:1leidoscopio ricchissimo in noi cd anclinmo comprando cocci di bo1tiglia. Abbiamo cll}i pappagalli meccanici che ci ri– J'Clono le chiacchiere dei politicanti, quelle degli accademici e dei predi– catori, lo sonate delle chitarre di Haway, ma siamo divenuti sordi ,11 diiac· chicrio degli uccelli e al sussurro degli alberi, e non ci alzeremmo all'alba per ricercare un cantc di mignolo. Aneliamo ad ammirare le acrobazie aviatorie, non seguiamo pili il volo delle rondini. Quando vogliamo ··scm– plifìcarci facciamo i nudisti, che posano davanti all'obbicllivo fotogrnfìco e fanno uso <li pomate cpilatorie. Ah<:he in amore le tendenze poligamiche e poliandr,h•hc rivelano l"c• ~a11rirsi della poesia. Che un harem è più povero <li ,•arictà cli un.i donna profondamente amata: ecco una delle tanlc ,·crit:, che cominciano a di- 59

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