La Voce - anno III - n. 1 - 5 gennaio 1911

480 manteneva sempre i provvisori. Inoltre e a poco a poco Milano si vide impoverita anche in altro modo : trasferito a Verona il generale comando militare, soppresse le scuole cliniche all'ospedale, poi l'ufficio tipografico, scemato lavoro alla polveriera, alla fabbrica dei tabacchi e ad altri pubblici stabilimen· ti» (1). Nè migliori disposizioni mostrava l'Austria per la vita bancaria. Gravissime erano le preoccupazioni per il Monte Lombardo, del quale l'Austria non doveva, e invece aumentò con sistemi illeciti, il debito da 70 a 200 milioni. Inoltre e ogni qualvolta l'Austria abbisognava di denaro, si volgeva ai ban– chieri viennesi, primo dei quali J' Eske– les » ( 2 ). L' industria serica, la più antica, la più fiorente della Lombardia, si sarebbe grandemente avvantaggiata di una banca , e l'opinione pubblico, e quel ch'è più, l'opi– nione dei capitalisti, erano concordemente favorevoli. Ma per vie dubbiose si vennero disseminando dissidi, dubbiezze e calunnie, e da ultimo l'autorità governativa impedl l'atti– vazione di un'impresa che avrebbe fatto di Milano l'emporio del commercio serico del– !' Italia superiore > (3). Si arri\'ò persino a tentare l'imbroglio, come nel caso denun– ziato dal Bianchi-Giovini : « Si proponeva che del capitale, 24.000.000 di lire, se non erro, il quale doveva servire di fondo allo stabilimento lombardo, una metà fosse ver• sata dai Lombardi ; l'altra metà dalla Banca privilegiata nazionale austriaca di Vienna. I primi avrebbero sborsato denari sonanti, la seconda avrebbe dato u'n equivalente in tante sue cedole. Ciascun vede che la proposta tendeva niente meno che a fare della nuova Banca di Milano un monopolio sussidiario della banca di Vienna; che i dodici milioni effettivi versati dai Lombardi sarebbero scom– parsi in breve tempo per volare a Vienna e sarebbero stati sostituiti da altrettanta car– ta .... » (4). Tutte queste accuse ali' Austria erano av• valorate dal fatto ch'essa teneva una conta· bilità misteriosa e sfuggiva dal dare pubbli– cità ai preventivi ed ai rendiconti (5). Sic– chè la stessa polizia segnalava alle autorità la voce che 1:r scarsezza di circolazione di denaro dipendesse dal trasporto di questo nell'Austria (6), e si calcolavano a 40 o 50 all'anno i milioni che dal Lombardo-Veneto venivan portati e dilapidati in Austria (7). Più grave ancora si presentava la que– stione della libera navigazione del Po, garan– tita dal trattato di Vienna, e contro questo, con sotterfugi, interrotta da ben cinque do– gane, >'Oa delle quali, quella del Mincio, tra Lombardia e Venezia, tutte e due soggette ali' Austria 1 L'abbiamo veduta nei lamenti del Pecchio ed era gravissima non soltanto prima che si cominciassero a costruire le ferrovie, ma anche durante la loro costruzione, perchè le dogane inasprivano il prezzo del ferro cioè dei binari con i quali si dovevan co– struire le ferrovie. Tra i colpiti direttamente da questi impacci doganali c'erano appunto il Porro, il Confalonieri, l'Arrivabene. La linea doganale del Mincio fu mantenuta fino al 1822 (8), ma ancora più tardi man– tenevano dazi senza proteste dell'Austria, i ducati di Modena e di Parma (9), argo– mento che attirava l'alta mente di Carlo Cattaneo a larghe considerazioni e vedute sull: vie del commercio, e a notare l' in– fluenza dei pro\'vedimenti del governo sopra lo sviluppo del porto di Genova a danno di quel di Venezia. Ed è curioso vedere come una delle me– morie del Catlaneo, (per dimostrate quali sciocchi impedimenti l'Austria ponesse e alla sua propria navigazione sul Lago Maggio're, interrompendo la più bella linea commerciale (r) DE CASTRO già cit. p. 446. (2) L'Austria e la Lombardia, già cit. pag. 10. (3) Id., id., pag. 17. (4) Op. cit., pago. 113. (5) L'Austria e la Lomba,•dia, già cit., pag. 27•28; MrstEY, op. cit., pag. 113. (6) Carie serre/e, ecc., J, 54. (7) B1ANC>11-G1ov1N1, op. cit., 78. (8) DE CASTRO op. cit. p. 444. (9) CARLO CATTANEO, 11/emoria sui danni re– cati alla 11aviga=io11c dei Po dalla illegale per– cezione dei diritti di lransilo e altri da::i lungo 1e rive dei_durali di 1lfode11a e di Parma (1845), 111 Jlfe,11orie di r:ro11omiapubblica, 1860, pag. 513-523. LA VOCE che avesse: dal Po al Reno >) sia firmata da circa venti case di commercio milanesi, tra le quali ricorrono nomi anche oggi no· tissimi fra quelli del partito liberale modera– to: Ponti, Cantoni, Candiani, Mangili ecc. (1). A questo proposito è assai opportuno no– tare come fin d'allora fosse viva la lotta tra Trieste e Venezia, la decadenza di questa e come tutti i patrioti considerassero Trieste come un porlo necessariamente legato agli interessi dell'Austria (2). (1) CARLO CATTANEO, Del transito sul lago /Jfaggiore, ibi. (2) Oltre i documenti citati da A. V1vANTE nel suo articolo: Il fai/ore economico e l' irre– dentismo triesliuo in la Vore, a. !(, n. 52, vedi: B1ANCH1-G1ov1N1 1 op. cit., 114; L'Austria e la Lombardia, pag. 18; Carte secrete, ecc" r, 18-22 e passim dove parla del commercio Cosi una visione concreta della mentalità lombarda dovrebbe dipingerci il terrore della lunga ed esagerata burocrazia tedesca ( r), della centralizzazione assurda e nociva (2), delle leggi oscure e parbaramente tradotle dal tedesco ( 3); e forse, allora, ci si po• trebbe domandare se a tutti questi inconve– nienti l'unità d'Italia sia stato sufficiente riparo e se Roma non produca ancor oggi molti dei danni imputati allora a Vienna. Giuseppe Prezzolini. veneto ; L'Austria e il suo avvenire (il com– mercio di Venezia sacrificato al monopolio di Trieste). (1) l'Austria e l'Italia, op. cit., pag. 9. (2) L'Austria e il suo avve11i1·e, op. cit. pag. 94, 95, 96; Carie segrete, ecc. I, 54; ì\llSLEV, op. cit., pag. 150-152; L'Austria e la Lombar– dia, op. cit., pag. 23 1 29. (3) ì\llSLE\', op. cit., pag. 104-105. LE BIBLIOi-ECHE POPOLARI 1Vcigiorni 8 e 9 del co1Tente mese si adu- 11era11110 a 1Jfila110 i rappresenlattli delle Univer• sita e B1"bliolecl1epopolari lombarde. È ,ma eccellente occasione per diffo11dere sempre piii, tra i giovani italiani la cogni::ioue di quest'o– pera - e partiamo sopratutto delle Bibliole– cl,e - clu è parie del 11ost1~0 « clzefare>>. Jl/otti g.;ova11i che pensano di fondare giorttali letterari, cfrcoli di studio, eccetera, farebbero bene a me– dUare se le loro /01-ze 110n sarebbero più,, 11tit- 111e11!e impiegale a fondare una biblioteca popo– /aYe. E a questo proposito daremo noli=ia, fra breve, di una iniziativa presa dalla Voce ùz Fi- 1-enze. Che cosa e la Blblloteca popolare. Ecco senz 1 altro il cardine della questione. Uno scaffale con cento volumi, scelti con cri– teri onesti e moderni e messi in circolazione e letti veramente, costituisce già una Biblioteca popolare, pill e meglio d'una raccolta di mi– glia.!a di volumi che per la scelta e il modo di funzione e il centro di azione, si~ inattiva e inaccessibile al popolo. E ancora : cento libri distribuiti e scelti da un bibliotecario psicologo :i.nche mediocremente colto, son più Biblioteca di una vasta collezione amministrata da un distributore (automatico) che non conosce il valore spirituale dei libri e ignora le medesime categorie intellettuali dei leuori. Il Da molti si crede che la Biblioteca popolare voglia solo libri popola1-i; questo è un VOigaris– simo pregiudizio, non solo perchè ~ aSsurdo voler nutrire artificialmente menti incolte ma progredienli di lettori con libri che rappresen– tano un grado definitivo di cultura, ma anche perchè quasi dovunque la Biblioteca popolare non è l'unica fonte di C1.~lturasolo per il popolo (minus habens) ma anche per i borghesi (1) ; ed in questo caso l'aggettivo popolare di cui si veste, deve interpretarsi non come indole ma come mezzo di cultura, intendendosi non cul– tura ridotta ad uso e consumo del popolo ma cultura in sè e per sè popol~re, facile, accessi- bile a tutti. Queseera necessario stabilire prima d'interro~ gare l'età delle Biblioteche. L'età. li calcolo, che può anche essere presto fatto soddisfa poco. Esse hanno dieci anni ~forse meno) di vita, ma ciò è, materialmente, poco; esse ne hanno trenta, ed è moralmente troppo. Le Biblioteche Operaie Circolanti di Prato (vicino a voi) e di Voghera e Arona (vicino a noi) son del '6r e del '67 ; altre nate nel '73 sono ancor vive oggi : ma si posson dir Biblio– teche ? Contemporanee della Guardia ,Na~i~ nate, il Bi agi che le disse « G. N. della j·;~ru 1 - zione popolare )> le mise nella loro gfos 1 ia tue~:; simpatiche ma assai poco pratiche. Nel '07 ab– biamo I' iniziativa milanese Turati-Luzzatti; è un passo, lo spirito nuovo della « Società Pro– motrice delle Il. P. » trascende I'età del renne di queste istiluzioni, ma ben altre forme do– vranno svolgersi da quelle incompiute e tran– seunti per arrivare in certo moJo aJlletà del libro. La quale io porrei (ancorché primitiva di fronte alle altre nazioni) in qi:ei tre o quattro anni che precedettero il J Congresso Nazionale delle opere di cultura popolare che si svolse nel 1906 in Milano, e cioè fra il 1902 e il 1905 . Rinasceva nel 1904 il vecchio Consorzio mi– lanese (naufragato nel mare magnum della po– litica, - che uccide sempre la cultura, se lo ricordino i giovani che la pongono in cima alla loro attività -) e rinasceva in quattro biblio- (1) Nei quali si ~uppont (bontà nostra ]J unn m~Jin cuhuro e un'o.uto-istruzionc a domicilio. teche rinnovate nei libri e - quel ch'era il meglio - nel funzionamento ; e l'aurora delle nuove case del libro coincideva coli' indizio del– l'agonia di quelle poche biblioteche ch'eran esi– stite fino allora per virtù di artifici archiviali e statistici (richieste .... ipotetiche di libri da parte di lettori non nati) o di iniezioni di bromuro praticate con eroica balordaggine a mezzo di immissione di libercoli indegnamente sedicenti popolari. Da allora, le pochissime Biblioteche superstiti cominciarono ad orientarsi a cieli piò alti e so– cialmente più utili di istruzione popolare; altre poche nacquero, altre rinacquero, e dopo I 'e– sempio dell'estero (rivelato dal Congresso mila– nese) il problema del libro vagante diventò di pubblico dominio. _ Se ne impadronì anche il Ministero della P. I. e nel 1908, al I Congresso Nazionale in Roma (dove l'polto si fece se molto si parlò) una diligente relazione del comm. C. Corradini diè per esistenti 415 Biblioteche popolari. Ma.... La relazione Corradini. Le Biblioteche sono in diminuzione, conclu– deva malinconicamente l'inchiesta ministeriale: 542 nel 1893, sono oggi 415, e ciò non ostante ci fu di 111,ezzol'esempio dell'estero e quello più vicino di Milano e d'altri centri di cultura e maggiori sussidi "e miglior interessamento del pubblico e dei poteri (il quarto compreso). Or si badi ; la discussione sui criteri statistici di ,una inchiesta che se rinnovata oggi (dopo men che due anni) raddoppierebbe le sue cifre, sarebbe oziosa, e troppo agevole si presente• rebbe il rilievo di lacune ed errori prevedibili e tollerabili circa istituzioni sino ieri mal note (o ignote} ai nostri rett6ri (o retori) nelle cose d' istruzion pubblica. Tanto pilì dato il carattere incerto di talune Biblioteche sedicenti tali sol perché fra questo vocabolo e quello di libreria non ce n'è d' in– termedio per designar con decenza di eloquio una cosa che era press'a poco uno sgangherato scaffale con libri a sbrendoli e untume e un buon diavolo pieno di fame e digiuno d' istru– zione che era preposto a scodellar altrui la cul– tura come se la fosse quella minestra ch'egli sognava fumante e odorosa. Questo diminuisce, non toglie, la responsabi– lità dell' inchiesta che ci dà nostalgia di mag– gior severità e acume nell'indagine \I) tc1nto più quando i suoi risultati compaiono sotto il nome, a noi carissimo, di Cnmillo Corradini che può ritenersi il primo legislatore della Biblio– teca Popolare. Lo sviluppo. Intanto le biblioteche del 1907 1 se in numero minore1 eran certo socialmente e intellettual– mente migliori di quelle del 1893. ~ Dopo il Congresso romano del dicembre 1908 (che fu il primo nazionale delle Biblioteche po– polari) venne ad esse un impulso fortissimo e si videro in breve salire a 600 e (quel che più conta) si videro ricostituirsi con un indirizzo moderno ed agile a funzioni nuove ed utilis– sime. lo ricordo quando sulla Vita di Lodi e sulla Ragione allora del Ghisleri parlai la prima volta di Federazione: mi fingevo l'ente in funzione ma ne vedevo male il congegno, fin che Fabietti del Consorzio milanese (Ella sa, on. Direttore, quale intelligente fibra d'organizzatore egli sia) gli impresse la nota pratica e tecnica. L'idea allora, a traverso la polemica con Co– lajanni, mise capo al Congresso cli Roma. Ma (1) Per la mi1 pro\ 1 incia di Novnro, ad es., si danno nel 1907 come esi1tenti B. P. a Pallonzn (do\•e sorse solo nel 19 10) e nd Aron:i. do,•e cc ne fu una nel 1867 e ne vennero cr,nte delle minuscole operaie circolanti nel 1~); e viceversa si ignorano qutlla di lnuo, del 1907,e quella di Cnnnob1>io ,•cccl.Jiadel 1 tsa 1. Bibloteca Gino Bianco speravano il movimento odierno? Nessuno cre– do: non Turati che lucidamente vide l'oppor– tunità politica e il quarto d 1 ora psicologico della iniziativa e nemmeno tutti gli altri che lavoravano con fede e tenacia. Eppure furon meno di sei mesi e furon più di cento nuove biblioteche; e nel mezzogiorno (lo noti, on. Direttore) le Biblioteche oggi in costituzione sono circa sessanta su cento qua– ranta di tutt' Italia. Questo fenomeno inatteso, se non vogliamo che sia nato per autodeterminc1zio11e (ci credo poco), dobbiam dedurlo dall'esempio dell'este– ro e da quello dei maggiori focolari italiani di cultura che cominciavano allora a farsi ,·edere nelle cifre di statistiche e relazioni. Ci venivano poi allungate di sodo dall' Ame– rica certe pedate e certi ceffoni a proposito de!Pemigrazione analfabeta, che teste ben pian– tate sulle spalle che c'ernn e ci sono anche in Italia, sdegnose di rimugliare eternamente « pio– ve, Go•1erno ladro », vollero e seppero fare. 111 A dar maggior stimolo c'era anche (lanto per riprova della verità che si progredisce più a urtoni che a zuccherini) un sollazzevole equi– librio fra mezza dozzina di articoli di legge (304, 305, 306 R. D. 6 febbr. 1908, 2 R. D. r9 genn. 1899, 18 R. D. 14 ott. r 1901) che cian– ciavano di sussidii alle B. P. e i medesimi stan– ziati nell'annua cifra di lire tre mila cinque– cento; qualche cosa come cinque lire per cia– scuna biblioteca. E siccome si rideva di ciò il ministro Rava arrossendo (anche i ministri ita– liani possono arrossire) promise li per li di portare la cifra a 50 1 000 lire. I sussidll. Ma il criterio dei sussidi, mutata la cifra, ri– mane pur quello eh 'è ai'lche per le strade e i terremoti : materiato di amicizie e aderenze. Biblioteche le quali non vivevano altro che nel fervido imaginare degli organizzatori ebbero sussidi e poi ... non nacquero; biblioteche ric– che di cinquecento volumi, dopo il sussidio ne possedevano ... quattrocento novantanove ; e via di questo passo, con una disinvoltura cugina prima della truffa coscientemente organizzata, scienti o inscienti le autorità politiche e scola– stiche. Oppure (ecco il rovescio della medaglia) altre Biblioteche si vider negato un sussidio « per e– saurimento di fondi )> in quel dato capitolo del bilancio, proprio mentre al Circolo Sportivo del loro paese arrivava come premio per una corsa ciclistica una medaglia d 1oro ciel l\'1inistero del– la... P. I.' Cose d'Italia! La Federazione si è preoccupata di queste indecorose vicende e nel memoriale presentato ali 'on. Credaro (t) nel convegno romano del maggio scorso, propose due rimedi che ritengo ottimi : I. incaricare la Federazione di assumere informazioni sulle Biblioteche da sussidiare: l'uf– ficio federale, meglio degli ispettori scolastici e dei sindaci, può conoscerle senza errori per la sua funzione; 11. non concedere che sussidii 1n libri. E poichè anche nella scelta di questi il Ministero della Pubblica Istruzione non può es– sere sufficientemente cognito di un complesso di coefficienti (industria, agricoltura, grado di col– tura dd paese) necessari per una esatta valuta• zione della natura del dono (2), la Federazione propose che le ~enisse .affidata questa scelta (3). I libri. Ma i sussidi - ben si capisce - arrivano spesso come becchime a galline affamate e im– preveggenti che se ne empiono il gozzo senza pensare ad altro. Quando colle due o trecento lire del governo saranno entrate cento opere nella biblioteca, questa non è ancora in grado di sapersi svolgere con grano di saviezza ; Turati, che diceva le nostre opere di cultura popolare « cooperative cl' intelletti)), rammentava certe biblioteche .fun– zionanti come cooperative di consumo, con un bibliotecario ... magazziniere e un libro .... lardo o vino. J. Ruskin che reputava inutile la lettura d'un libro avente in sè meno luce di quella che c 1 è già nel lettore 1 forse avrebbe orrore ariche delle men peggio nostre biblioteche. In quella eh' io dirigo per esempio (e non penso proprio che sia delle ultime) si scivola (1) li ministro Credaro, col Presidente del Con1iglio on. Luz:– zatti, ~ consigliere ddla Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari. (2) Ancor pochissimi nnni fa una Bibliotecn popolare poteva ricevere in dono dal ministero della Pubblico. Istruzione ..... /a edizione cricicn delle opere del Bruno e i discorsi di Sella e Min– ghetti. (3) La Federuzione ha istituito un 11Dì.iodi co11&ult11ra per 1(1 scelta dei libri adani alle Biblioteche Popolari, compoato di ,, 11_ lentuomiul siccome il prof. Ca\•enagbi, l'ing. Saldini, il prof. Sta– bile, A. Ra\'iuo, S3ifa.1ti ccc.

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