La Voce - anno III - n. 1 - 5 gennaio 1911

1,.1 YOCP. Conto corrente ron In Pesta. A. 882. ig. A vv. Tommaso Nuoletti (Cosenza) S. Giovanni n Fiore (Scade 31-12-910) Esce o~i giondl in Firenze, via dei Renai, Il .;I, Diretta da. GIUSEPPE PREZZO LINI .;I, Abbonamento per il Re~o, T renio, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO Anno III ,;I, N• l ,;I, 5 Gennaio l9Jl SOMMARIO: Fattori economici oel Risorgimento llallaoo, G. PREZZOLtz-.;1 - Le Biblioteche popolari, RENZO BOClAROJ -Jotorao alla legge Oaoco-Crcdaro, G1rsErPE Do:r,,;.ATI - Ptr il• Rifugio» del g-iudirt.·:Jfc,jtlli - Rtlatlonc t Indice dtl 1910, G. PREZZOLISI - .\"o/e. Fattori economici nel Risorgimento italiano. (IN LOMBARDIA) Il partito degli i/alici puri esprimeva i bi– sogni liberisti, commerciali, industriali della grossa borghesia. Non bisogna scordare che il Confalonieri ed il Porro eran padroni di filande oltre che di terre ; che avevan ten• tata di stabilire una linea di navigazione a vapore lungo il Po da Pavia a Venezia ; che per le filande avevan studiato in Inghilterra e fatti venire cli là telai meccanici e illumina– zione a gas; ch'eran propugnatori di bazar, di casse di risparmio, di impianti litografici. li Confalonieri aveva ideali di rinnova– mento capilalislico in t-lilano, proprio sul tipo di ciò che è stato tentato e fatto nelle grandi città e in l-lilano stessa. Riassumendo dalle Memori6 di lui, dice il d'Ancona: « Meditava di fare a Milano nel centro della ci11à, allato al Teatro del la Scala, un gran– d'edifizio sul modello del Palais Royal che contenesse un bazar, un giardino con portici e botteghe, un ateneo, un teatro diurno e caffè e gabinetti di letture : ritrovo e sollazzo e strumento di cultura ad ogni classe della cittadinanza ; il tutto, a notte, illuminato a gas .... Voleva istituire una stabile compagnia comica » ( 1). Chi non vede davanti ai suoi oc• chi la Galleria. rl Circolo filologico, l'Uni• versità e la Biblroteca popolare, il palazzo Bocconi, le birrerie, i caffè, le librerie del centro, come son oggi? L'idea s'è mutata per ,•ia, ma è pur sempre quella I È l'idea della società borghese, concretata e realiz· zata oggi, sognata allora dal Confalonieri. A questi progressi prese parte viva il Pec– chio, ma sopratutto ad altri, riguardanti I' istru– zione popolare. Le scuole di mutuo insegna– mento, dette dall' invcntor·e lancasteriane, colpi– rono il Confalonieri all'estero: ed egli si ado– prò a diffonderle in Lombardia (2))n breve se ne videro due a t-lilano, una a Mantova con l'Arrivabene, una a Pontevico con I' Ugoni, una a Brescia col l\Ionpiani ; prima permesse, furon presto sospettate, prontamente disciolte. In Toscana ebbero altra storia. Segretario della commissione di Milano che presiedeva a queste scuole era il Pecchio. Le stesse per– sone che s'occupavano del mutuo insegna– mento e di questi progetti di interno sviluppo economico, si ritrovano nella cospirazione del '2 1 o sospette o convinte. L' Austri.r trattava la Lombardia come una colonia. I lagni economici dei lombardi sono su per giù quelli degli americani contro gli inglesi prima della guerra di indipendenza, e gli stessi in genere d' un paese conquistato che non vuole lasciarsi sfruttare. Tuili i pro· getti dei lombardi per rinvigorire l' industria e render pii.t spedito il commercio venivano ostacolati per farnrrre interessi tedeschi. Come s'eranc, odiati i francesi per le loro guerre, per le loro tasse, per il blocco continentale che impediva il commercio con la produt (1) A. u'ANCONA, Fedt1rico Co11fa/011ieri, f\li– lano, Trcn:s, p. 53-1. (2) Cli stori<.:i dt!i ri-..0rgimt'nto trascurano di so– lito la parte che !-ti riferisce all'ccluca.1.ione e alla istru1.io11c, per l'abituale dispetto degli eruditi \'trso le idee. \"cdi sulle scuole: lancasteriane il bel la\'oro di Rosi:\.\ C1cc1t1TT1, F,·anro-co Con fa/onfrri t' /ll so(idd ddl,· .fOUJh' Kraluih· ,ti mutua ÌIHf.KIIUIIIOtlO il_, ~Jlilano {IS1 J·JS.!1 u– tomla 1/ (dl'/t'_,:gio ùu·thlo crll'✓l1d1i.-io di .\"/alo di ~lii/ano, Ra"tsc..-gna nazionak, 15 111a).{~iu, 15 giugno 1()09. C'è chi <Htribui-;_çeal. Pcc_1.:hioun opuscolo, rhc non ho potuto nn,·emrc. 111 fa\'orc delle scuole di mutuo inst:'gnamt:nto /Jo .SJ•skmfs crdud.\· d 1 t'd11n1/io11 du po,ple par .L. J". ,11. I. d,· Nohbicwo dt· JJorsbeck, ecc. )lilano, Fcrrario, 1~19. trice di merci a buon mercato, l'Inghilterra, cos, si venne a odiare l'Austria, con la sua pace dove non si poleva sviluppare nessuna industria. Di che cosa si lagnavano i lombar– di? - Libertà, indipendenza, siam tutti· fra– telli - sta bene! Ma, per bacco, c'era nella rivolta lombarda anche qualche cosa di sodo e di ben ingranato con l' ideale: c' era la sotrereoza economica, sopratutto della bor– ghesia. Vogliamo lasciar parlare il Pecchio? In una sua lettera ad Henry Brougham, cam– pione del liberalismo inglese, egli dice : • Alla perdita dell'indipendenza s'aggiunga quella della prosperità sociale, ed allora il giogo straniero non è solamente una vergo• gna, ma una calamità. Tale è la sorte che toccò nel 181 4 alle provincie Veneto- Lom– barde che caddero sotto il giogo dell'Austria. Da quel momento industria, commercio, istru– zione, ricchezza, gloria, tutto in quelle pro– vincie retrogredò. .... Durante il regno d'Italia esisteva, egli è vero, l'antisociale sistema continentale, ma la Francia co' suoi prodotti soddisfaceva ai nostri bisogni e al nostro lusso e si svi– luppava ad un tempo nell' interno l' industria nazionale, fomentata e protetta dal Governo con ogni sorta d' incoraggiamento. Parigi e Lione consumavano una prodigiosa quantità delle nostre sete, e le 111aaifa1ture che ia Francia versava nelle nostre provincie non nuocevano alla prosperità del le nostre perchè erano di diversa specie. L'Austria ha èon· servato il sistema proibitivo; ma lungi dal proteggere l'industria italiana la opprime col violento monopolio delle manifatture di Boe– mia e di Moravia. Le fabbriche di panno di Schio, di Bergamo, del Trentino, del Vero– nese, quelle di ferro del Bresciano, quelle di cristallo del lago di Como e di \·enezia lan– guiscono ogni giorno più e decadono. Tranne una piccola quantità di sete l'Au– stria nulla esporta dall'Italia e tutto vi im– porta persino i bastoni de' suoi caporali. Trieste ha assorbito il poco commercio ch'era rimasto a Venezia. Quest'antica regina del- 1' Adriatico è_ passata in pochi anni dal trono alla mendicità. li congresso di Vienna aveva stabilito che la navigazione del Po sarebbe stata libera. Questa convenzione non fu mai eseguita, e cinque diverse dogane, con cinque diverse tariffe interrompono il commercio tra Pavia e il Ponte di Lago Scuro. Una società di proprietari aveva stabilito un battello a Vapore I' !:ridano sul Po pel trasporto delle merci e passeggi,ari da Pavia a Venezia ; ma dopo due viaggi la Società dovette abbando– nare la sua speculazione per le tante angherie dei doganieri del Po. [Si traila della società del Confalonieri e del Porro, alla quale era pure interessato l'Arrivabene a t-lantova.\ È tale l'invidia commerciale dell'Austria verso le provincie italiane che frappone ostacoli allo stabilimento di un Bazar nel centro della cillà di i\lilano » (1). [Ecco un altro dei pro– gelli del Confalonieri.] Nè si tratta di lamenti isolati. L'Ugoni, altro dei cospiratori del '2 1, condannato ed esule, nella sua vita del Pecchio, cosi s'esprime : « li commercio, già manomesso dalla guerra e dagli interessi francesi, veJuti gli incre– menti inauditi che la pace ad esso recò per , 1 1 Lctttrn inedita nell'originale italiano, pub• blicat., in parte da )I. Lupo-Gentile nella Rii-. d' 1/ulitr, a1,.;o!'ttO 1910, 111 st:guito a un diligente l,1,·uro !'ttorico, dd qualt! mi sono assai giovato, :-.ul Pccrhiu nt.:1 risorgimt.:nto itnliano. BiblotecaGi1noBianco t,. A al rove, non si svincola come dovrebbe. Ma, :fatture utilissime e provincie intere, come le già si fiorenti del ferro, rovinarono in os– sequio alle miae della Carintia. Alle splen• dide monete della zecca milanese successero le pallide zvanzighe e succ~derà la carta, se la guerra sopraggiugne. Il merito del debito pubblico sarà allora pagato in cedole di banco, che perdono due terzi del valsente loro ... • (, ). Oh, chi avesse pazienza di cercare nelle buste degli archivi, di leggere i periodici, gli opuscoli e i proclami, cli compulsare i bilanci, di tener conto dei corsi della borsa, di raffrontare l'entrata e !"uscita di merci nei porti di Venezia e di Trieste e di Genova, di guardare il prezzo del grano, cli notare il sorgere dell'emigrazione (2) di far la storia e la statistica dei fallimenti, delle leggi doga– nsli, delle imposi•, durante il nostro risor– gimento, non più cercando soltanto l'aned· doto nuo,·o o la correzione di quello vec– chio e andando alla ricerca dell' e eroe •• potre6be ricrearci, pingue di realtà com· plessa, quel tempo, colorito e pieno di tutte le energie che ancor oggi agitano gli uotnm1 moderni viventi e non i « mo• delli • da presentazione scolastica; e dovreb– be far vedere che i nostri patriotti del '2 1 si lagnavano sl della mancanza di libertà e u·.u~~ ...,1Jt:u1.J, ,;.td dJ\:dllO Jl1du. J , 1 uc:,le parole il senso realistico dei danni subiti per la dominazione austriaca e per la divisione doganale d'Italia; e mostrerebbe per di pii,, anche senza volerlo, che noi, oggi nel , 91 o, abbiamo da soddisfar una buona metà delle ri– chieste della popolazione italiana d'allora, alla quale Roma e l'unità e il sistema par– lamentare sono stati dati, ma senza togliere ancora gravezza d'impvste, burocrazia lenta, oppressione doganale. L'Austria non alleggerl le gravezze fran· cesi, oppresse a favor della Stiria e della Boemia l'rndustria lombarda prima soffocata a favor di Parigi o di Lione. Il Confalonieri nei colloqui con l'Imperatore a Parigi nel 181-l, come rappresentante della nobiltà lom– barrla, dicern: - ~laestil, Milano ad onta del sistema oppressivo sotto cui giaceva, ha brillato come capitale di un vasto regno; vari nuovi utili stabilimenti sono sorti, lutto ha preso vigore e vita; sarebbe. triste che ad onta del paterno governo austriaco que– sti vantaggi avessero a cessare. - E raccon• tava: - Si parlò per ultimo delle gravezze, dei doni, dell'estimo, della libera naviga– zione del Po, della libera esportazione dei 41 C. t·Go:0-1, /"ila di Giuseppe Purhio, Prtris, Baudry, ,~36. pag. 19-21. (2) :,{elle (a,-te st:,{rde della poli=ia austriaca ecc. si trovano su questo punto documenti di grande import:rnz,1. Fin dal 1S15, si nota un 1110\'im@rHO di emigrazione proletaria verso l'A– merica. L' ,\ustria se ne preoccupava gr<wemen· te e l'impediva, quanto potevc1. " \'i sono vari indizi » - dii:c un informatore - u che gli a– mericani ::;ettentrionali ingaggino ancht:: in l'.lcune pro, incie cli questa monarchia, parti colarmente poi nelle italiane, degli individui all' emigrn1.io• ne md loro ::.lati liberi. Particolarnwnte poi sem– bra che di ciò si occupino in Gt:110\·a i capitani dt:i bastimenti.. come pure i consolj dell' Ame– rica settentrionalt: negli nitri porti. » (I. 219 seg.) Da .\gordo, dai Tirolo. m.eri~iona_le, da \'iccnz:1, da Bassano, sono famiglie, Hlll'n g:rup– pi di famiglie eh<:: si muovono. :-.;'el1 1 l lan110\'cr e in Boemia q:ngon seKnalate delle age111.1c per l'emi~razione (lii. 386-7). Il )lanin che pubblicò que!'tte carte, capiva così poco l'importanza della cosa, che mescolò questi documcnt_i dell'emigra: Lione prold11ria d'origine econom1cn con quclh ùel1'cmiJ;r~1zio11e bo,"J!'llese d'origine politic~i. {I. 209-225, 11. 222·230). Come si \'Cdt> i na~ionalisti d ·oggi tipo Cor– radini ragion,111O su per giù come il governo austrinco nel 1b17 · e poi va a negare il pro– gresso 1 generi ecc. Sopra tutti questi articoli (l'!m• peratore) esternò le idee più soddi~facenti e le intenzioni più liberali • { 1). Abbiam veduto dal Pecchio come mantenesse le promesse e una serie di pubblicazìoni ci dà un quadro esatto delle sofferenze economiche lombarde dal '1 5 al '48. Ci sono lagni per le imposte troppo gravi, più gravi spesso èi quelle francesi, gravi co• me in tempo di guerra (2), onerosissima so· pratullo la contribuzione sulle prediali (3), il sale e tabacco aumentati della metà, le derrate coloniali di due terzi, e la 1assa per– sonale, odiosissima, restituita all'antico livello, senza contare l'aumento della tassa per le lettere, obbligh: continui di servirsi di carta da bollo per alli di prima necessità, e la tassa sui benefici ecclesiastici (4). Tutto ciò sproporzionato ai doveri del Lombardo-Ve– neto « il quale, avendo un'estensione che non oltrepassava il diciottesimo di tutto l'im• pero, ed una popolazione che non giungeva alla settima parte della popolazione totale di questo gran corpo politico, sosteneva la quarta parte degli aggravi » (5). Una grave causa di lagni era la decadenza dell'industrie locali, per la concorrenza di quelle tedesche, aiutate con doni dal governo austriaco. • La concurrence des draps de Bc,héme a ruiné le lainage de Valgandia; la concurrence des fers de la Styrie et de la Carinthie ruine !es fondeurs de fer de Ber· game, de Brescia de Lecco ecc. » (6). Scom– paiono o cleperis:ono le manifatture di Lo· mo, Gaudiero e Schio. Le armerie del Bre· sciano subiscono la stessa sorte. L'arsenale di Pavia vien distrutto. Alla fucina di Don• go è negata una sovvenzione, non vien co• struita una strada d'accesso necessaria (7). Per favorire le tardigrade industrie della Boemia e della Moravia, l'Austria rista biIl il sistema protezionista napoleonico a proprio vantaggio, per cui - constatava il Metter– nich - gli italiani dovevano comprare dai produttori austriaci a prezzi elevatissimi le stesse mercanzie che i produttori francesi e inglesi vendevano a condizioni infinitamente migliori (8). E il Correnti aggiunge : < Le leggi di dogaaa e di finanza, dirette a pro– teggere il commercio austriaco e boemo, av– viliscono la nostra industria eà il nostro commercio > (6). Si arriva a tanto che i ce– reali della Russia meridionale fan110 concor· renza, sui mercati austriaci, ai cereali lombardi. Aache i fra11cesi succhiavan denaro: ma Io spenclevan largamente sul posto. Gli au– striaci invece non compran nulla in Lom– bardia; nemmeno il corredo della figlia del vicerè, dice uno; e il Pecchio : nemmeno i bastoni dei capor.li. AbituJti alla larghezza e profusione francese, sopratutto in fatto di opere pubbliche, l'avarizia tedesca irritava. i\lancavan locali adalli per le poste, per la dogana, per le diligenze { 1 o), e l'Austria (1) C,11le,lf.tfio pag. 111 1 163; sulle sp;;-rn.nzt:: lombarde nell'Austria come liberatrice economi– ca ,·cdi L'.--/uslria e l'Italia, discorso popolar,·, 1847, pag. 27•28. (2) L'Auslric: e l'Ila/in, 18.17, pag. 27. (3) Rapporto in Carie segrete ecc., I. 54. (.1 ;\ltSLE.Y, up. cit., pag. 109, lii, 113. \S) L ·. Juslria t' la Lombardia I Latt. a Cesare Correnti] 18.17, pag. 77; e B1.,Nc111-G1ov1N1: L •~ luslria ili lt,1lùi t.' te sue ro11Jisdll', ecc. T'o– rino, 1853, pa!!. 78, <:: l'opuscolo, diffusissimo in più lingue, anonimo, L 'J·lus/,-ia t' il suo m-z•e• uirt· [att. al Barone \'ittorc de i-\n<lrian J. l6} :\l1:-.LEY, op. cit., pag. 101. {il B1.,"'IClll•Gton~1, op. cit., pag. 109-12. (SJ \lcTTER:-.1c11, .1/Cmoir,·s, lii, 9-1, dt. nd· l'op. del Salvemini, / partili, ccc. ; llt.\:'\CHI~ G1on:,,,:1 1 op. cit., pag. 106. (9) Id., id. (10 L ·.-luslria t' la l..ombc1rclù1, già cit , pag. 1;•1b

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