La Voce - anno II - n. 50 - 24 novembre 1910

442 LA VOCE gliele potrebbe dire tali e qu,,li chiunque co– nosca la genesi del socia Iismo moderno ; e si trovano stampate in molti libri. - In tal caso, pa so all'altro termine del suo paragone: a quella che Ella chiama men– talità massonica. Vuol dirmi perchè la mas· soneria le desta tanto sospetto? - Non ho parlato di massoneria, ma di mmlalilà 111as,011ira. Conosco poco le fac– cende della massoneria ; ascolto i vanti che questa istituzione fa della sua grande e sa– lutare efficacia; ascolto le atroci accuse che le si lanciano dagli avversari, i quali le attribui• scono tulle le iniquità e llltti gli imbrogli della presente vita italiana. E sono disposto a credere che vanti e accuse siano egualmente esagerati ; e che la massoneria, come tante altre istituzioni, non debba essere in Italia or• ganizzata troppo saldamente nè per il bene nè per il male; e che in fondo anche in essa gli individui si conducano secondo le loro particolari tendenze. Comunque, lascio da parte tale questione, perchè, essendo lontano dalle lotte pratiche, mi è malagevole giudicarne. Ma, quanto alla 111e11ta/ilà 111,,sso11ica, è un altro conto. La conosco bene, e vi prendo molto interesse, perchè mi tocca come uomo di studi, e vedo in essa un serio pericolo per la cultura italiana. È una ment.ilità che chia– mo a quel modo, perchè prevalente nel la massoneria e tradizionalmente propria di quella istituzione ; ma non escludo che ap· partenga altresl a molti che non sono mas– soni, o che alcuni massoni ne possano, indi– vidualmente, essere più o meno liberi. - Ma in che Ella fa consistere ciò che chiama mentalità massonica? - Nell'astrattismo e nel semplicismo. La mentalità massonica semplifica tutto: la sto• ria che è complicala, la filosofia che è dif· ficile, la scienza che non si presta a conclu– sioni recise, la morale che è ricca di ansie e di contrasti. Essa passa su tulle queste cose trionfalmente, in nome della ragione, della libertà, della umanità, della fratellanza, della tolleranza. E con queste astrazioni si argo– menta di distinguere a colpo d'occhio il bene dal male, e va classificando fatti e uomini per segni esteriori e per formule. Cultura ot– tima per commercianti, piccoli professionisti, maestri elementari, avvocati, mediconzoli, per– chè cultura a buon mercato ; ma per ciò stesso cultura pessima per chi deve approfondire i problemi dello, spirito, della società, della realtà. E pessima non solo mentalmente, ma anche moralmente. Negli ingenui, quell' indi– rizzo mentale resta un' ingenuilà, che può riuscire perfino commovente. Ma gli ingenui sono i pochi ed i più sono i furbi; e questi, alle prese con la realtà, cosl diversa dalle loro astrazioni, transigono pur di serbare le formule, e cioè cadono nella ipocrisia, che è repugnante. Ma da che Ella desume questi caralleri della mentalità massonica? Prima di tutto, dalla sua storia. La men· talità massonica si chiamò nel secolo XVIII enciclopedismo e giacobinismo, e I' Italia fece già triste esperienza degli effetti di essa, alla fine di quel secolo, al tempo dell' inl'asione francese e delle repubbliche italo-fra11cesi, quando apparve in tutta la sua brutalità il con– trasto tra le massime democratico-umanitarie, e coloro che le predicavano, o le popolazioni alle quali erano predicate. Vincenzo Cuoco, che aveva partecipalo all'eroica Repubblica napoletana del 1799, fece nel suo mirabile Saggio storico la confessione dell'errore fon– damentale che si era commesso nell'abban– donare il cauto indirizzo scientifico e politico italiano per quello francese. Si può dire che tutto il moto del risorgimento italiano si sia svolto come reazione a quel l'indirizzo fran– cese, giacobino, massonico. L'idea stessa del– l'unità italiana nacque come mollo d'ordine contro l'universale abbracciamento predicato dai francesi, e del quale si era vista la pro– saica realtà nelle ruberie, devastazioni e op– pressioni compiute dai g~nerali e commissarii degli eserciti francesi. ln letteratura, in /ilo· sofia, in politica, il secolo XIX, anche in Italia, fu carallerizzato dall'anti-intellelluali– smo, dall' anti•astrattismo, dall'ami-francesi– smo. Sembra impossibile che ai principii del secolo XX, per imitazione della Francia, venga importato di nuovo presso di noi un malanno, che avel'amo sofferto più di un se– colo addietro, e del quale, dopo una violenta malattia, ci eravamo risanati. - Ma dove sono i segni del male ai giorni nostri? - Basta guardare intorno a sè, e in sè stessi. Abbiamo da capo un anticlericalismo parolaio, che non vieta poi nel campo dei fatti l'intesa coi preti e coi loro interessi. Agitiamo vanamente il problema della scuola, guidati da idee superficialissime circa l'edu– cazione e con la pretesa di arredare o fog– giare le menti in modo rapido e con effetti di pronta ed imminente utilità. Parliamo sul serio della laicità dello stato e della scuola, come se il vuoto potesse rappresentare un contenuto. L' ignorJnza e la rozzezza ci mi• nacciano . Non Le sembra, per dare un pie· colo esempio, un~ prova del l'una e dell'altra la celebrazione di Francisco Ferrer, e I' inti– tolazione al suo nome di strade delle gloriose città i l,1 I iane, senza che nessuno si sia doman· dato che uomo fosse colui e quale livello mentale rappresentasse? È stato fucilato: an· eh' io mi commossi e quasi piansi alla noti– zia ; ma non credo che la pietà che suscita l'uccisione di un uomo per cause politiche basti a trasf,>rmarlo in un Giordano Bruno. È vero che, i□ cambio, Giordano Bruno, pei massoni è divenuto una specie di Francisco Ferrer ! Se da alcuni uomini di buona volontà non si facesse resistenza con tutte le forze, si riavrebbe tra non molto in Italia una filoso· fia profonda come quella di Ernesto Haeckel, e una critica lelleraria da pareggiare in fi. nezza quella di J\llax Nordau. Per discrezione, mi valgo, come vede, di nomi stranieri. - Ella dunque è avversa ali' anticlerica– lismo? - Se il mondo potesse progredire col chiamare a raccolta una frotta d'ignoranti a gridare contro i preti; se un'associazione di Atei, che ho visto comparire in qualche fune– rale sventolando una bandiera nera con l'atei– smo ricamato in argento, potesge essere com· posta di uomini dal'e facce meno balorde di quelle che io ho ancora innanzi agli occhi ; tutti adolteremmo quei metodi sbrigativi ed il progresso sarebbe cosa assai facile. Ma il vero anticlericalismo si fa coi fatti, e non con le parole, coi fatti e non coi gesti; si fa sosti– tuendo verità più alte alle verità che la Chiesa ha serbato e diffonde, opere più degne a quelle che la Chiesa promuove; e quando non si è in grado di far meglio, rispettando an– che la Chiesa e la religione, e lasciando che Gperino dove noi non possiamo operare; e questa per l'appunto(non dispiaccia ai massoni) era l'opinione di Giordano Bruno. La fatica del fare è cosl aspra, che passa la voglia di stare a vociare; cosi irta di difficoltà, che si finisce col diventare, in qualche modo, lolle· ranti verso i cattolici, e perfino verso i preti, quando, pur nella diversità delle forme, sen· · tiamo che il loro cuore balle col nostro. - Eppure, a proposito di cattolici, Ella non ha avuto un atteggiamento benevolo verso il modernismo religioso. Ha forse temperato ora le sue opinioni in proposito? - No, ar.zi le ho rese sempre più recise. Credo che il modernismo sia in pochissimi casi una condizione di dolorosa e rispettabi– lissima perplessità di alcuni animi di nobile tempra, in cui lollano la fede e il pensiero. In altri casi pili numerosi, è un dilettantismo tra filosofico e religioso (e perciò non vera fi. losofia, nè vera religione), esercitato da per– ditempo, che chiacchierano di questi argo· menti per moda e celebrano i loro riti in quei templi che sono i caffè. E, nei restanti casi, è un tentativo poco scrupoloso di preti miscredenti e disonesti, per restare dentro la Chiesa e goderne i vantaggi economici o volgerne ai loro scopi l'influenza. Di questi tre elementi del modernismo, solo il primo merita simpatia e nessuno dei tre ha impor– tanza filosofica. - i\la crede Ella cbe si possa considerare il modernismo dal solo punto di vista filosofico? Non è esso altresì un movimento praticamente efficace? La Chiesa cattolica, con l'escludere da sè la parlè più intel)igente e più moder– namente educala del clero e dei cattolici, non si depaupera sempre più? BiblotecaGino Bianco - Ma questo depauperamento 11011 è tanto effetto del modernismo quanto del mondo moderno, che corrode da ogni parte la Chiesa cattolica. la quale a questo modo forse si avvia a diventare a poco per volta una su· perstizione popolare, come il paganesimo nei suoi ultimi tempi. Per ora, la Chiesa, col liberarsi dei modernisti, si è liberata da gente infida, e ciò non indebolisce ma rafforza le istituzioni. - Lei mi ha chiarito le ragioni della sua avversione :dia mentalità massonica. Vor– rebbe di°rmi, venendo all'altro termine del paragone, perchè ha voluto richiamare I' al· tenzione sui danni che il socialismo riceve dalla massoneria? - Gliel'ho già detto. Perchè il massoniz– zamento del socialismo, che era cosl opposto alla massoneria di origini e di tendenze, nato dalla filosofia hegeliana, nutrito di realtà storica, violento, sarcastico, avver.;o ai senti– mentalismi e alle fratellanze, mi è parso un caso tipico ed estremo del l'invasione men~ tale massonica, della quale Dio guardi e liberi me, Lei e l'Italia. - Ed a proposito: non man– chi Ji avvertire che quest'ultima frase è un modo di dire, perchè c'è caso che, con la consueta profondi1à e finezza massonica, mi si accusi di aver dato termine alla intervista con l'invitarla a recitare una giaculatoria I Cosl co· me, avendo io in un mio libro di filosofia so· stenulo l'eternità ideale della Santa Inquisizio– ne, sono stato, e sono ancora quotidianamente, accusato dai massoni di voler ristabilire niente meno che i roghi! E dire che, nello scrivere quelle pagine, io provavo un gran gusto anti– cipato a immaginare che coloro mi avrebbero inteso appunto a quel modo, e si sarebbero terribilmente stizziti. Perchè, l'altra ipotesi, che essi si sarebbero dati la pena di capire una questione scientifica, non mi venne neppure in mente. Sapevo bene che la cosa non era nelle loro abitudini. - Sicchè Ella è molto pessimi sta ci rea l'avvenire della cultura italiana? - 1"iente affatto. Sono piullosto ottimista, perchè ho una grande fede nel buon senso e nell'equilibrio dello spirito italiano. Se bi– sognerà soffrire una nuova invasione di astrai• tismo alla francese, ebbene, pazienza! Ci li– bereremo di questa epidemia, come abbiamo fallo del colera che ci ha rivisitati. Giovanni Castellani. ;\apoli, novembrt. " Giuditta " di F. Hebbel.(J) La Gi11di/la è il dramma di due sviluppi: dell'eroe a dio e della donna a eroina. L'uomo è già sulla vetta più alta dell'uma– nità, da cui può innalzand sopra di essa; la donna de\'e appena arrivarvi faticosamente, e fermarvisi. L'uomo cade soltanto perchè si slancia fuor dal le leggi naturali; la donna per cadere basta ch'esca dalle leggi stretta– mente umane. Nel poeta c'è uaa premessa antifemminile, o meglio antifemminista. Lo sbalzo dell'uomo a dio egli lo vede neces– sario: tanto, che ammesso l'eroe, non si affatica affatto a dimostrare il suo solleva– mento sopra se stesso. L'eroe può talmente sugli uomini che per forza deve quasi per– suadersi di potere su tutta la natura. li suo carattere stesso ha logica prosecuzione nel dominio immediato dell'universo. La donna invece è quello che ~lirza, l'ancel– la, rinfaccia a Giuditta: nata « a crear uomini, non ad ammazzar uomini >. Su di lei pesa una svalutazione naturale. I.a donna « fonde l'uni– verso in una goccia ,. : dice Hebbel; e que· sta goccia ha tutta l'aria di preludiare alla goccia di sperma del ,Veininger. E la donna non è capace d'eroismo, cioè di affermare con la propria vita ciò che più vale nel la vita. i\la nella storia c'è delle apparizioni che negano quest'opinione di Hebbel: la vergine d'Orleans, p. e., e Giuditta. Dunque in dati mornenti storici è possibile una trnsforma– zione quasi innaturale del sesso. Comodo, certo, sarebbe mascolinizzare fin dalla na• scita la futura eroina: tagliarle la mammella sinistra, farla saltar netta sulla sella del ca– vallo più ombroso, e, se mai, pregare in cor– sivo l'attrice che s'incolli un po' di pelo sul labbro superiore. Ma Hebbel è un artista abituato a consid'!rare e risolvere seriamente i problemi. Nel libro apocrifo della bibbia l'episodio Giuditta-Oloferne non è affatto tragico: dentro Giuditta c'è dio e dentro Oloferne c'è il nemico di dio. O al più Giuditta è un ragno ebreo, di forza maschile, che riesce a ragnatelare il drago assiro. Una delle tante propaggini o doppioni davidici, insomma. Oloferne davanti alla coscienza giudaica e religiosa è un brutto zero gon– fialo di crudeltà bestiale, come Golia. Chi l'ammazza può banchettare allegro con i suoi, tal quale il guardacaccia che ha spallinato la faina, gran lamentio delle villiche massaie. Vedova: e ormai può, senza orrore, vedere il maschio nudo in letto. Ficca la testa d 0 0loferne in un sacco e canta e balla con tutto Israele per tre lune. Cosicchè sarebbe una Giuditta fatta apposta per il Wilde e il Hoffmannsthal. Strauss inventerebbe l'ar– monia delle ginocchiate baccanti sul cranio mozzo. i\la « ciò è volgare: un simile tipo non è degno della sua buona riuscita "· E tutte le forze storiche e le profondità più intime della femminilità, il mondo, quasi, si deve rivoltare in Giudilla perchè ella possa uccidere Oloferne. Sebbene ucciderà anche la sua anima. La terribile coerenza logica di Hebbel strappa dalla sua fantasia poetica una delle più meravigliose serie di «giustificazioni» umane. (1) C:iudilla, il primo dramma di I I., è stata scritta negli ultimi del 1 39 e nei primi ciel '40. Fra giorni ne cscirà la traduzione ( « 111Quaderno della ,·oce », ed. Casa editr. italiana). Due fra tutte sono di quegl'impossessamenti geniali della realtà di cui neanche Shakespeare dispone sempre: la verginità di Giuditta, benchè vedova, e il suo amore per Oloferne. E questi due motivi, creano naturalmente le due più belle scene del dramma; sorreggono il giro fosco delle passioni che allargandosi sempre più nell'universo tentano di scardi– nare con sè l'ossatura organica che le tien radicate nella terra. Giuditta sa l'ultimo orgasmo in cui il corpo e l'anima angosciamente s' inturgidano per fondersi l'un con l'altro, e tutto l'essere è una tensione di voluttà che solo il risolvi– mento di se stessi nella necessità della vita può appagare e la sua perpetuità quasi ci succhia fuori da noi per riconcretarci nel– l'avvenire. Ma è rimasta vergine. Ha dovuto riassorbire il suo spasimo; e poichè non n'è diventala pazza, s'è nutrita di lui. Nei suoi nervi s'è ritransfusa la forza che doveva formare il tiglio. A parlar crudamente: è Giuditla pii1 il suo figliuolo rientralo. Ha già, presupposta, una personalità raddoppiata. Ma l'inquieta un'insoddisfazione continua e un enorme orrore dell'uomo. Fanciulla per poter pensarsi con i\lanassè, lo sposo, doveva crederlo differente del padre; ora amerebbe soltanto uno che superi quell'umanità che ha tollerato di partorire i\lana,sè. Odia l'umanità mediocre: per essa deve disistimare l'orgoglio e il compito pii, istintivamente femminili: la sua bellezza è veleno che uccide o rende pazzi; non ha avuto un figlio. Il figlio le è già tra1iedia. È già fuori del piano comune. È gi/l nello stato spirituale d'eroina in quanto deve pensare pazzi gli altri o sè. Ama prima di conoscerlo l'eroe: il suo dirimpetto logico, l'occhio in cui si può vedere, la forza che la giustifichi nell'umanità. È tutta un grido ,·erso di lui. EJ Efraim, i vicini, neanche s'c//a si pone come premio, non sanno in– nalzarsi do,•e il suo amore è possibile. Aspira giil a qualcuno fuori della sua città. Peggio per lui e per lei s'egli sarà il nemico della sua città. i\la amarlo, lo deve amare. Ancht d'un altro valore drammatico è feconda la scena de)i'impotenza di suo ma– rito: accresce furiosamente lo spavento fem– minile davanti al concepimento che la deve rubare a se stessa, e arma la mano di Giuditta, già ora, contro lo sverginatore. Giu• ditta è una l'ergine che conosce tutto traverso un patimento più crudo della realtà. Alla sua anima manca ogni alleviamento fisico. Per questo, fino all'esser posseduta, essa è lo sperdersi mistico, impersonale della donna. È fluttuazione che \'Uole consolidamento; esi– stenza che in\'oca un nome; dubbio che cerca 11~1 compi:o. Donna: « la sua ntio11i: è pas· s1011c ». Cerca con la sua femminilità: di sfor· zare il suo popolo oltre se stesso si promette a Efraim per sollevarlo a eroe. Efraim è l'uomo che non sa diventare eroe: e ciò è la sua dannazione. L'amore lo fa scudo a Giuditta, ma non spada contro Oloferne: difesa quasi passiva d1 se stesso, non preof– fesa da do,e il suo stesso amore è minac– ciato. Si abbranca sul suo amore umano come .Mir1a vive e ammonisce a conto del: l'uflìcio umano della donna. La loro sem– plice umanità è inadeguata e danno~a nel momento storico che esige l'eroe. Alleati naturali, buttan per antitesi Giuditta nelle braccia d'Oloferne.

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