La Voce - anno II - n. 47 - 3 novembre 1910

426 e' è che da chiudersi in casa, tacere, o, se si può, lavorare. Ardengo Soffici. P. S. Un ultimo filo d'illusione mi ha con– dotto a Palazzo Pesaro a vedere se almeno i futuristi lasciassero un adito, una gattaiola, aperta alla speranza. i\la no ! È stato un altro disastro. Umberto Bocdoni, l' incendario, l'anar– chico, l'ultramoderno Doccioni, è un saggissimo pittorello, seguace pedestre di Chahine, di Pru– nier, di Helleu, che so io?, che non rischia nulln 1 s•a nel solco, e dipinge come si faceva nel Bdgio trenta o quarant'anni fa! E degli altri non parlo. A. S. Verdi germogli d' un vecchio tronco. (Dopo il Congresso socialista). Se volessimo seguire tulle le denominazioni, più o meno felici. con le quali si ammantano. e spesso si drappeggiano, i socialisti dei vari gruppi, potremmo ripetert:: rnolti luoghi comuni; ma i nomi vecchi restano fissi ed i nuovi non sempre, dapprima, riescono ad esprimere con chiarezza i nuovi contenuti. E nel vecchio tronco del Partito socialista c'è ancora, in mezzo a tanta beatitudine di appetiti soddisfatti, un agi• tarsi ed un muoversi di passioni che in sè rac• chiudono e promettono nuovi germogli. È d'un certo interesse - trascurando allatto la nomenclatura abituale - mettere in e,·idenza queste nuove correnti di vita. Le manifestazioni importanti del Congresso testè chiuso possono riassumersi nei due nomi rappresentativi del Bissolati e ciel Sal\·emini. L'atteggiamento di quest'ultimo fu dichiarato una nuova tendenza dottrinaria, convulsa, d'uomo vi• vente nelle solite nuvole; ma a chi guardi, spo• glia di troppe preoccupazioni, appare evidente che tanto il Salvemini quanto il Bissolati parto• no entrambi da una constatazione storica : il partito, il vecchio partitone, è morto ed è ben morto; bisogna pensare all'erede. L'erede, per l'on. Bissolati è il modmento operaio, la Confederazione generale del lavoro, co' suoi quattro~entomila inscritti, colle sue fl!• derazioni nazionali, le sue camere di la\'oro, le sue leghe, le sue cooperative : il movimento economico proletario, acquistata piena coscienza di sè, ringrazia i circoli e le sezioni utliciali del partito socialista, e con un beli' inchino, molto dignitoso, volta le spalle, cammina per conto suo e fa la sua politica, dal suo punto cli vista. l\la il Salvemini, generosissimo cuore, osserva che l'organizzazione operaia 11011 è che una mi– noranza, esigua minoranza della classe lavora• trice; la classe, in gran parte, è ancora assente ed i lavoratori del sud - e tutta l'Italia è pie• na del sud - ancora sotto il più triste asservi– mento. 11partito socialista è forse il rappresen– tante di alcune aristocrazie operaie, discreta· mente soddisfatte, o della classe tutta quanta ? Le aristocrazie operaie mantengono e miglio• rano la loro posizione di privilegio in quanto che, armate del voto, dispongono di una forza politici\ e di un gruppo di deputati al loro ser• .vizio ; ma il prh·ilegio non è possibile se 11011 per i podti, ed ecco spiegata la tendenza del movimento operaio a chiudersi e isolarsi. Ed ecco anche spiegata la tendenza ad allearsi un po' con tutti i go,·erni. Questo cerchio non si spezza se non portando alla ribalta politica gli esclusi, in prima linea il grande esercito dei contadini meridionali. Di qui l'agitazione per il suffragio uni,·ersale. Un nU0\'O sonio cli vita e di battaglia riaccendereb– be le masse ed il nuo\'0 orientamento politico Sllrebbe dato. Ed ecco, partendo dalla stessa constatazione : la decadenza del partito e la forza dell'organiz– zazione operaia : due valutazioni, e quindi due progranuni, del tutto op1>0sti e inconciliabili. Il Bissolati dice : L'organizzazione è forte ; il socialismo è tutto nel movimento operaio. Il vecchio partito socialista spenga i lumi. Costi– tuiamo il partito del lavoro. Il Sah·emini dice: l'organizzazione è forte ma s'allontana sempre più dal socialismo. Riaccen• diamo r ideale del vecchio partito impegnando una nuo,·a, grandiosa battaglia. La tendenza labourisla del Bissolati t! destinata a far messe sopra tutto nell'alta Italia, nelle file degli organizzatori, dei cooperatori, dei le– ghisti, dei rappresentanti operai dei \'ari Consi• gli Superiori, degli « umanit~rii » e dei giorna– listi del ,·ecchio riformismo; l'agitazione etico• politica del Salvemini a solle\'are le speranze del ~lezzogiorno, a trascinarsi dietro quanti al pa1tito hanno sempre dato tutta la propria pas– sione ed ora son disgustati da un mo,·imento che di\'enta sempre più grigio, sempre più piatto, LA VOCE sempre più ben pensante e quasi rispettabile. Gli « avveniristi » direbbe in una parola quello spirito profondo e moralmente altissimo di Od– dino Morgari, una dtdle anime più belle e più disconosciute dai soliti intellettuali intelligenti. Per quanto poi, certe preoccupazioni di carat• tere nazionale sieno oggi evidenti in tutte le frazioni ciel socialismo italiano (gli herveisti sono omai un gruppetto che sente d'essere gorpassa– to), questa seconda corrente è destinata a racco– gliere le più vive simpatie ed i voti di quanti oggi cominciano a capire che la Nazione t! un valore, rappresenta sacrifici, tradizioni, una forza nelle competizioni economiche ; cd intuiscono che la nazione uscirebbe rinsaldata da un moto che rialzasse tutto il i\lezzogiorno, c-ongiungen• dolo con vincoli di più intima rispondenza con il resto d'Italia. li labourismo, d'altra parte, per quanti sforzi facesse per colorirsi Qiversamente, finirebbe per rappn::sentare una pura organizzazione d' inte– •ressi, un 1>.:1rticolarismo, sia pure e~teso, M– egoismo di categorie, per quanto celato, ed alie• nerebbe dal suo cammino tante di quelle sim• patie che ancor oggi circondano il movimento operaio per quell'aureola che seppe guadagnarsi con le passate battaglie. I « pratici », qualche volta, dimenticano che la poesia è una grande forza nella vita. Ed è qui la ragione di certe titubanze, di certe prudenti riserve ... ~la le due volontà che abbiamo descritte son troppo repellenti perché possano a lungo essere ostacolate da calcoli di politica sapienza. E l'on. Turati, col suo ordine del giorno! Qui c'è un piccolo enigma. A prima vista sembrerebbe che il Turati abbia giuocato sull'equivoco e fatte concessioni a de• stra ed a manca per concentrare auorno a sè la maggioranza ripetendo gli equilibrismi clell'on. Ferri. Apparentemente l'analogia è perfetta. Ma Turati non è Ferri. Nè d'altra parte può credersi ch'egli siasi lan• ciato contro la politica dei blocchi (prima di tutto col suo atteggiamento a ~lilano, poi coll'aggiunta all'ordine ciel giorno che suona acerba offesa ai repubblicani) senza prevedere le fiere polemi• che e le scissioni e gli odi cli parte e cli fazioni che già rialzano il capo e promettono burrasca. Adunque che cosa vuole quest'uomo? La sua relazione scritta al Congresso è una delle cose più fiacche che sieno uscile dalla sua penna: piena di indecisioni e di oscillazioni, priva di linea - peccato imperdonabile, questo, per un lellerato della sua fatta -·; ma d'altronde, quest'uomo, che non invecchia, dispone ancora di tali risen·c d'energia da risollev:tre lo spirito de' suoi e da ricouquistarsi, con una orazione, l'animo di centinaia di amici alienatisi per troppi anni cli politica addomesticata. ~lestieraccio il profeta. Ad ogni modo, a giudicare dall'oggi, il Tu• rati (non solo per spirito <li supremazia ma an• che per sincero amore :ti partito ch'è un po' sua creatura) cercherà con ogni mezzo di mante• nerne compatta la compagine galvanizzandola con un po' cli ailti•blocchismo e simili espedienti; non si accoderà al partito del lavoro, ma cer– cherà trattenerlo; non capeggerà l'agitazione politica della fr:tzione opposta, ma cercherà in– canalarla. Se però gli eventi imporranno un atteggia• mento preciso, noi non sappiamo da qual parte appoggerà. Turati non è Ferri. La prossima esperienza s'incaricherà di sve– lare il piccolo enigma. RODOLFO SAVELl.,I. IL PROBLEMA FERROVIARIO La storia ferroviaria del nostro paese ha già avuto i suoi ricorsi : dal regime delle conces• sioni (1860) all'esercizio diretto provvisorio delle ferrovie dell'Alta Italia e delle Romane rilevate dallo Stato dopo il fallimento cieli~ società, dal. l'appalto cli esercizio (1885) delle tre reti Medi– terranea, Adriatica e Sicula a società specula– trici,· all'esercizio di stato (1905) definitivo. Quan– to alla costruzione di nuove linee ha vc:cluto le fasi : contributo degli enti locali per le ferrovie complementari cli importanza secondaria con ob– bligo per lo Stato di prov\'edere direttamente alla costrnzione (1879). Appalto elci lavori apri– vati e concessione di un sussidio chilometrico che da 1000 lire ali' inizio fu portato a 8500 in ven• tisei anni, senza riuscire a scuotere l'iniziativa privata - infine diretta assunzione delle costru• zioni da parte dello Stato (1905). Dopo il primo ventennio di esperimento, allo scadere del tempo utile per intimare la disdetta dei contratti intervenuti colle società esercenti le tre grandi reti (1903) lo Stato accetta\'a, senza beneficio d'inventario, la complicata eredità di un groviglio cli istituzioni disparate e contrae!• ditorie, d'un materiale scadette e inadeguato ai bis<'gni del traffico nazionale, di un personale senza coesione ed unità (adriatico, mediterraneo, siculo, dell'ex•ispettorato go\'ernativo) allenato e diretto con criteri amministrativi diversissimi. Alla riorganizzazione ed alla unificazione tee• nico-amministrativa dell'azienda, esso mostrò immediatamente di essere impreparato; atterrito dallo sfacelo del disservizio, preso alla sprov– vista negli ingran ... ,ggi ignoti dell'azienda colos. sale, non seppe far altro che spendere prodigal– mente e senza criterio. Sui milioni profusi in materiai~ nuovo in Kran parte di pessimo ren– dimento, mediatori, fornitori e collaudatori senza scrupoli, realizzarono dei benefici ingenti. Fu– rono spalancate le porte degli uffici, venuti su come funghi in seguito all'ordinamento delle Di• rezioni Compartiment~li e dei ser\'izi centrali, alle assunzioni pletoriche, infornate di scolari svogliati, leve di vagabondi (il personale che al 1. 0 luglio 1905 somma\'a a 97.000 agenti, al 30 giugno 1909 raggiunse i 147.562). Si ricorse alle circolari ai Direttori delle scuole, per invogliare gli studenti. Nella confusione e nella vacanza di posti di dirigenza creata clall' istitu,done delle nuove ca– riche, i peggiori elementi burocratici delle so• ciet:\ e sopratutto dell'ex-Ispettorato governativo \'ennero a galla e s'insediarono nelle poltrone più redditizie e riposanti ; il clericalis1110 e la massoneria intrufolarono nel pattume le loro mani nere e \'erdi e l'azienda iniziò la sua ,·ita stenta ed anemica reggendosi sugli ~torni dei falsificatori di bilanci, sulla interess:ua compia– cenza dei parlamentari e sui sussidi alla stampa. La reazione ciel paese fu immediata, quella del personale si è fotta aspettare. li personale, uscendo dai ferri delle compagnie era pieno di illusioni per l'esercizio di Stato i il Direttore lo accarezzava per garantirsi una piattaforma ; cir• col;wa la voce che i funzionari delle vecchie so• cietà· rimasti nell'organismo, tendessero a disgre– garlo e facessero l'ostruzionismo per risospin– gerlo al vecchio regime. li sindacato unitario, unica organizzazione combattiva, usciva allora vittorioso, coll'rtppog– gio del governo, dalla lotta per l'organico; ri– maneva lo strascico della regolarizzazione degli anziani da condurre in porlo; titubò illudendosi di dettar legge nl governo. La mancanza di pene– trazione e di preparazione amministrativa e I'i– deologia politica che lo portarono ad appoggiare gli inizi infelicissimi dell'azienda slatale colla sua apparente autonomia e l'insuccesso dello sciopero parziale del 1907, sono le cause che lo hanno fiaccato come organizzazione; la sua com• pagine, accenna a scindersi in autonomi gruppi eretici che esso s'affretta a sconfessare. Sebbene come massa disponga di oltre 25.000 ferrovieri, si regge ormai sopra una piccola minoranza di• sinteress.:tta ed audace e sull'appoggio di qual– che teorico geniale: la sua organizzazione è ben lungi dall'avere quell'ossatura morale e queWas– setto disciplinare che dovrebbero scaturire dai suoi presupposti teoretici : la media dei furti, delle manomissioni e sottrazioni di merci, che va crescendo geometricamente, e l'esperienza quotidiana di chi si serve della ferrovia, infor– mino. Certo è che malgrado il mito ùell'escrcizio di– rettoJ lo spauracchio dello sciopero e dell'alle– anza fantastica coi postelegrafici, il Sind:icato si è messo sulla via pratica della ricerca di riforme e di economie di bilancio, subordinando di fatto, se non di diritto, l'attu::tzione del suo pro– gramma di miglioramento a quello delle riforme organiche pitì urgenti. L' inchiesta Trevisonno, che è stata il frutto dell'ultima campagna del sindacato, è un passo necessario verso una pitì esatta comprensione dei limiti imposti alla lotta del personale nel seno di un'azienda che minac– cia di ridurre a mal partito la ricchezza nazio– nale. È da sperare che a simile criterio s'inspiri la pubblicazione annunziata per no,·embre 1 di un quotidiano ferroviario (La Couquisla), che sarà il prirno giornale di classe in ltalia. Su questo terreno l'iniziativa del Sindacato converge con quella dell'Associazione Nazionale degli Impiegati la quale rappresenta il riformi– smo in meuo all'apatica burocrazia ferro\'iaria. È la stessa tendenza al rinnovamento dei servizi mediante l'intelligente cooperazione del 11erso– nale che nell'azienda postelegrafica, certo in grazia della sua minore complessità e del suo BiblotecaGino Bianco passato omogeneo, ha condotto alla fusione del personale ed all'organico Schanzer, il migliore che abbia fin qui veduto I' ftalia amministrativa. In questi giorni di ardente diballito sulla qu~– stione ferroviaria si sono sentite le voci più di• verse ; il Corriere della sera, venendo meno alle sue tradizioni di onestà conservatrice e di com• petenza nel campo amrninistrntivo, ha dato il posto d'onore sulle sue colonne al semplicismo zoticone ed autoritario di uno spaventapasseri titolato, l'o– norevole Ancona (l'ha detto \'ilfredo Pareto), ma tra il pubblico intelligente e persino presso il Governo, acquistano credito gli studi coscien• ziosi apparsi su varii giornali, per opera di im• piegati delle ferrovie (la Nagio11e del 14 set• tembre a firma Oscar Spinelli, memoriale Scal• zotto, e particolarmente La Critica Sociale di Turati a firma Gino Baglioni e Un Applicato). Non si tratta cli alti impiegati, il cui silenzio chia• risce ai buo11i intenditori I« funzione politico– conservatrice e poliziesca che hanno ereditato dalle società, ma di semplici commessi, relegati in fondo alla scala gerarchica in grazia dell'or• dinamento pecorile dell'azienda che non am• mette titoli ed esami di promozione, i quali tro• vano il tempo di prend~er qualche buona laurea prestando regolare servizio ed esaltano col la– voro il loro spirito al disopra della meschinità cieli 'ambiente. È un risveglio pre1.ioso per chi conosce I' indifferenza scettica e fannullona dei perdigiorno burocratici. C'è in questi organizza– tori quella coscienza del proprio compito, quel senso della dignità umana e della propria re· sponsabilità poste al disopra degli interessi im– mediati, che han fatto la forza ed il decoro di una eletta minoranza nell'organizzazione magi– strale. E c'è anche un afliatamento colle question\ tecniche e una lucidità di vedute che persua– dono. Sulle costatazioni essenziali e sulla direttiva delle riforme, le organizzazioni ferroviarie più diverse e gli studiosi più compett:nti sono or– mai d 1 accordo e perciò questo momento nella storia ferroviaria ciel paese ha la sua peculiare importanza, ancbe se, come pare, il governo differirà sine d1·e o passerà agli atti le riforme radicali, a0idanclone lo studio alle solite com– missioni di parata. Saranno stati posti dei fondamenti - e buoni. - Credo perciò utile riassumere, per sommi capi, lo gtato della quistione, spigolando libera– mente dagli studi citati. Stato attuale dell'azienda. Gravissime spese d'esercizio, alte tariffe, scar– so prodotto. Cause naturali: condizioni :tltime• triche e geologiche dei tracciati, importa1.!one del carbone, minor rendimento a causa deHa poca ricchezza individuale, incremento del traf– fico. Difetto d'origine: linee sorte con criterii disparati ad iniziativa dei vari Go,lerni per sod• disfare piccoli interessi locali ; esercizio delle società speculatrici con prodotti chilometrici lor• di inferiori alle altre nazioni, non essendo nei capitolati d'appalto interessate all'aumento del prodolto; irrazionale e dispendiosa uguagli!lnza dei metodi tecnici e dei criteri economici che regolano il servizio nelle grandi e nelle piccole linee. La statistica pone che i brevi percorsi co• stituiscono l'enorme maggioranza dei viaggi in lt:tlia, mentre il servizio dei piccoli viaggi è osta• colato. Tariffe ,·iaggiatori per ogni 100 km. di per– correnza in 111 classe: Austria L. 2,93 - Francia 4,93 - Prussia L. 5,00 - Italia L. 5,25. Pro– digalit.-\ di concessioni speciali: su 76 milioni di vi;:tggiatori nel 1909 solo 28 milioni, e cioè il 36,80 010 hanno viaggiato a tariffa intera e fra questi l' 82 010 erano viaggiatori cli III. Oltre 16,voo concessioni gratuit<! l'anno a fa. miglie cli senatori e deputati, concessioni spe– ciali :t ordini religiosi e monastici, 75 010 ai mi 4 litari anche se viaggianti per diporto. Le inframmeuenze politiche ottengono 3000 fermate di treni, « fermate elettorali » che incagliano il servi1.io, diminuiscono la velo• cità commerciale dei tre11i e l'utilizzazione del materiale e del personale. Lo Stato incoraggia con maggior numero cli coppie di treni le linee pitì produttive, anzichè agevolare il rendimento delle più misere. Istituzione di treni inutili che portano a spasso il materiale vuoto; treni periodici non permtc:ssi dalla legge di\·enuti quotidiani esclusa la dome– nica e quindi non a beneficio delle classi po– vere. Estensione delle tarifle eccezionali pel mezzo. giorno a quasi lutta Italia e di quelle locali (per affluenza cli traffico in determinata località) a quasi lutti i commercianti. l..entezz'\ eccessiva nel trasporto delle merci : larghezza ciel termine utile. per la resa: esempio da Arezzo a Dologna

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