La Voce - anno II - n. 47 - 3 novembre 1910

Co1110 corn•11te rou ha Posta. A. 882. (Cosellza) ig. A vv. 'l'ommaso Nuoletti S. Giovannin Fiore (Sèacle 31-12-910) Esce ogni giovedì in Firenze, via d • R bb' 4'2 .;1, o· tt d GIUSEP e, 0 ,a, ire a a PE PREZZOLINI .;J, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno Il .;t. N: 47 .;t. 3 Novembre 1910. SO~l~IARIO: li.Bollettino bibliografico della "Voce" - L'Esposizione di Venezia, 11, ARDENGO SOFFICI - Verdi germogli d'un vecchio tronco, R,,oo,.,,,, SA\'ELLI Beoz IV G 8 - - 11 problemafcrro,•iario, LA \'ocE - Lettere dalla ia, , lNO IANCIIJ - La lotla elettorale di Firenze, G1usEPPF. PKEZZOLINI - Ul/imo allo della 1i1rl11pi11l'ide srolastifn 1 I.A ,·oc1-. Il Bollettino della bibliografico u Voce". Nel prossimo 1111111ero, 1111111ero 49 dcll'mmo secondode • La Voce », i le/toritrovera11110 d11e pagiue i11tercnlate, di rarta diversa, con1111ovn e progressiva1111111ernz.io11e, c /e,ieuti rece11sio11i, a11111111z.i di l bri e di arliroli, di rivis/1• e di giornali, 11oliz.ie di col111ra, ro11e seuz.nco111. men/i. Col prossimo 1111111ero i11iz.in1110 dunque il Bollettino bibliograrico della Voce. Noi lo desideravamo11011 1e110 dei le/lori.Per circa d11emmi ci siamo as/e1111li dal dare 1101iz.ia delle pubblicnz.io11i, sape11do di 11011 polcrlofare co11 quellospa:::_io e q11ell'ordim cheoccorreva110. Il Bollettino bibliografico del prossimo 1111- mero 11011 prelendeessere 1111 111odello: ci pare pero che sia per riuscire sempre piii v·vo e ordinnlo dei 1101iz.inri co11Jusi degli nllri selli- 111a11ali d'Ila/in - i quali, del reslo, sono ormai lroppo spesso rido/li n bollelli11ili– brari, dove schiere di nrlicolisti o legali da. editori o legati dallo scambio di favori, rias– rn1110110 seuz.anllro obbliioche quellodi « 110 11 pensare », ciJ che si pubblica i11 fin/in o al– l'eslero. Per ora daremo q11eslo Bollettino bi– bliografico u11n voi/a al mese, e vi 11111u11- z.iere1110 /111/i libri ricevuli evi daremoco11/o di quelli, nuche 11011 ricevuti, che ri pnrrn111o utili e co11sigliabili o il co11lrnrio. - Una voiIn al mese? t poco,se11/o dire. - Si, ma di– pende dagli ahbo11ati re111/erci possibile farlo due volle. Perchr il Bollettinò sarn 111n11dnlo i11 dono .esclusivamente agli abbonati ,. 110 11 si poirlr averlo per 11esrn11 preleslo11!: a copie separalene in nbbo11n111wlo separalo.So/1n11to q11ello del prossimo 1111111ero si /roveri,, co111e saggio, i11 /111/e l rapirdella \'occ. Ov1i volta che uscini il Bollettino, 11cp11bblirhcre1110 il Sommario 11cl/11 Voce. Per il CONVEGNO PER LA Q. S. abbiamo ottenuto ribassi dalle ferrovie, Chi vuol usufruirne ci mandi subito car– tolina vaglia di L. 2. Oggi stesso comin– ceremo la spedizione delle tessere-ribasso da Roma essendo giunta io tempo la con– ferma. Si prega di osservare rigorosa– mente le prescrizioni stampate a tergo della tessera. Le richieste bisogna che ci arrivino entro il giorno 7. Il biglietto di ribasso è valido dal giorno 9 al 17. Hanno aderito il prof. sen. Pio Foà, il dott. Vigevani, il dott. Clerici (dott. Ry), la signora Ersilia Majno, prof. Teresa Labriola, prof. Gaetano Salvemiai, prof. Bossi, dott. Vedrani, il segretario dell' •Ultra•, prof. Romiti, prof, Paolo Orano, ed altri. L'Esposizione di Venezia. I i. E ripreso il bordon del pellegrino, come Jiceva l'a noi caro, il grani1ico Aleardi, rimettiamoci in via. La melà dèl viaggio è fornita e si sente odor di patria. Ma prima di salutare i conosciuti orizzonli e la mo– derna bellezza e il nuovo genio d'Italia, fer– miamoci un minuto almeno in questa sala internazionale. È vuola : voglio dire che non uno dei trentaquauro lavori fra di pittura e di scultura che vi si trovano, merita d'esser guardalo; pure due dipinti di John Sargent allirano cosi violentemente la noslra atten– zione che non si può fare a meno di avvi– cinarsi. Porta110 come titolo : Il svlitario e La Morena, e per la loro straordinaria e fla• granfe inferiorità hanno il valore di un'au– todenunzia, sono come una specie di confes– sione generale in geroglifici che l'americano fa all'antica Europa e della quale bisogna, come si dice nei tribunali, pigliare atto im– medialamente. Non si scherza. Quando un peccatore come il Sargent, dopo avere per anni, anni e anni, infinocchiato il mondo, butlato polvere negli occhi al pJJbblico e a moltissimi della cri1ica e spacciato per pil– lole di gran virtù gli stronzali secchi della sua ciarlataneria, vi vien davanti a un tratto, ,•i chiama a sè e, presentando due quadri come questi, vi dice, col linguaggio stesso della sua a, te: - Ecco, guardate, io sono un gaglio!To: non ho nè stile, nè anima, nè mestiere, nè nulla. Avrei poluto mentire come per il passato e continuare a farmi pigliare per quel che non sono; ma per voi mi levo la maschera una volta per sempre - quando u:1 cristiano, dico, parla cosi, bisogna ascol– tarlo. Che se poi la sua intenzione fosse stata un'altra ed egli non avesse fallo che tradirsi senza volerlo, ebbene! a noi che cosa im– porta? Peggio per lui. :\list::r chi mal oprando si confida Che ognor star debba il maleririo occulto... A noi basta d'aver avuto da lui stesse la conferma di ciò che abbiamo sempre pensalo per, volontaria o involontaria, trarne il pro– fitto che si può. E ripigfiamo il nostro itinerario. Ancora pochi passi e saremo in Piemonte. Senonchè, per colui che ha lasciato lontano i piacevoli studi e la dolce quiele della sua casa per cor– rere in traccia, se non di un capolavoro, di qualche cosa almeno che possa farlo sperare, il Piemonle non è terreno propizio. Paese ibrido e duro, il Piemonle, chi non lo sa? ali' infuori di Gaudenzio Ferrari, di Medardo Rosso e, se si vuol esser larghi, di Fonta· nesi, non ha mai partorito un artista. Oggi produce dei Bistolfi, dei Calandra e dei Ta– vernier. Meglio dunque lodare i suoi casta– gneti, i suoi campi di barbebietole e, an– che per riacquistare il tempo perso, tirar di lungo. Non che la moslra individuale d'Italo Brass o Brassitalo, sia per parerci un Perù. Tut– t'altro ! Ma allorchè, passando, s'è dato pur di straforo e i.nvolontariamente, un'occhiata alle Cose 111ore11ti dell'allobrogo Pollonera, ali' Ultima foglia del Ciani, o ai Primi baci del sole di Matteo Olivero, ci si contenla, slo per dire, della spazzalUra, e anche delle vi– gnette come queste, il cui più gran merito è, insomma, d'essere state fatte ~resto, pos– sono parere sopporlabili e magan graziose. E sopportabili e graziose ci sembreranno anche i paeselli sentimentali, le scenette la– gunari, le armonie del silenzio, della luna, del mare e di tulio il personale della com– pagnia del sogno a prezzo ridotto che Pietro Fragiacomo espone nella stanza accanlo, quan– tunque sia assolulamente impossibile dire, cosl su due piedi, se si traili d'opere di bellezza o no, come di formulare un giudizio sul loro autore. Un parigino di spirito, che non era nè Lavedan, nè il caricaturista Guillaume, scrisse una volta che, per un uomo, il coln10 dell'eleganza sarebbe il poter passeggiare sui boulevards dal Caffè Riche alla 1\l)addalena senza esser notato nè in bene nè in male. Ebbene! se fosse lecito applicare alla sacra arte i criteri della frivola moda, l'unica defi– nizione di Pietro Fragiacomo sarebbe forse questa: un piltore elegantissimo. Il che non si potrebbe sicuramente dire di nessuno tra i suoi compaesani triestini. Ah no ! Ma di Trieste non bisogna parlare, al– meno per ora. I.a gente infelice, sentenziano la saggezza atfricana e l'irredentismo, anche se fa il male non dev'esser punita. Perciò aspelleremo. Tanlo più che se volessimo sfo· garci ne abbiamo tanti in casa degli artistici mal fattori, e in auge, che forse ci manche– rebbe il tempo e la corda per rovesciar le loro trabacche di cambiatori e cacciarli lutti dal tempio. Questo EJoardo Gioia, per esem– pio, prera!Taellista melenso, brenna in ritardo in una corsa di muli britannici; questo In– nocenti Camillo, impressionis1a ojettiano; que- BiblotecaGino Bianco sto Noci Arturo, pipistrello crepuscolare che ha per corpo Bonnet e Arnanjean per ali, e ~oprattutto questo Sartorio, onnipresente e rngombranle e fastidioso imbalsamatore, an– CMa una volta, di bufali, di coccodrilli, di ._ tigri, di tigrotti e di bisce - che bracci,, e che polmoni 11011 ti vo,rebbe, per farli ces· sare una volta di contaminare l'arte, la na– tura e. pers,no _le esposizioni? Senza par– lare d1 Sar1orell1, con la sua uggia, con la sua tetraggine alla lsraels, nè di Chitarin. Nè di E11ore Ti10. li napolelano Ettore Tito, il macilenlo trionfatore dell'anno scor– so, non sa, come ho dello più \'Olle e lo ripeto, nè disegnare nè dipingere, e l'unica lode che gli si possa onestamente fare è di non saper neanche, come ha da10 prova que– st'anno, sorprender sempre la buona fede degli imbecilli. Il re gli ha comprato i Pio• vaschi; ma gli acquisti del re ... Ah se non ci fosse i I codice I... Ma parliamo di cose più allegre: parliamo de'll' /11/crmt{(O di Angiolo Dall'Oca Bianca e dei A,csaggi e visioni dello Scattala. - O piutlo,10 non parliamone a!Tatto. La serva– padrona in campo di lattuga dell'uno, e la topografia « non lroppo obbiettiva • dell'al– tro, son cose che non arri"ano nè a esilarare nè a meltt're in collera: e non si potrebbe dire una rarola dei loro autori senza cascar nel bisticcio. Cosl fuggiamoli : e senza pur volger la tesla nelle mostre d1 ~liii Za:1et1i e di Onorato Carlandi. che ci basta intraveder con la coda dell'occhio, rechiamoci senz'al• lro in questa sala della Lombardia, do"e, fi– nalmente, un grande uomo ci aspetta: Fi– lippo Carcano. Che Filippo Carcano sia un granJe uomo non sono io che lo dico; ma allorchè uno scritlore e un cri1ico della specie di G•o· vanni Borelli l'afferma, e per farlo escogita un verbo cosi imprevisto, cosi piumato, e< si concettoso, cosi, in una parola, impressio– nante che basterebbe da solo a convincer chi si sia, di qualunque cosa, sarebbe un mo· strarsi scortese e ostinato, mi pare, il dubi· tarne. Jn quanlo a me, quando stamani ho lello che questo artista « Ne ha sellanta », ma che < vive, pensa, dipinge con la lucida e sana fermezza dei primi anni di tumulto, di bdttaglia e di rivolta »; e che « Ora è giunto; da un pezzo è giunto, ma non si è seduto • {Je ne m'assoie jamais ! - diceva un bello spirito francese a una signora che gli offriva una poltrona), e che « Poteva ac· comodarsi al desco della gloria cui non manca la credenza della fortuna, lasciatasi questa attendere a lungo, poi arrivata se non a some colme, onestamente guarnita: » ma « non lo ha fallo e non se n'è ingrassato fino a met· tere epa e intorpidire. » - quando l'ho vis10 allraverso la variopinta prosa del panegirista, in lullo il suo splendore di uomo che « Passa svelto e vegeto d'accosto alla mensa fiorita; sosta un momento, allunga la mano con di– screzione, sceglie e assaggia il buon meritato nutrimento a palato ancora fresco, a stomaco eccellente: ne fa prò, se ne allieta, sorride argutamente volgendosi talvolta addietro a sogguardare lontano la nebbia oscura della pertida stagione attraversata » - quando ho scoperto, dico, tutto questo, io mi son sen· tito penetrare maravigliosamente d'ammira– zione e di fanatismo, nonchè da un furor quasi rnis1ico conlro coloro che, tacendo, han privato fino ad oggi il mondo di tanto splen dore. Ma che si fa celia ! Avere per casa una tal fiaccola, e cacciarla sotto il moggio ! Certo quelle battaglie, quei tumulti, quelle rivolte, tutta quella rivoluzione, in una parola, dopo la quale l'arte italiana è rimasta su per giù qual'era ai tempi felici di i\lassimo d'Azeglio, mi dava un po' da pensare. ~la come resi– stere alla rapace facondia di un tanto esege1a, il quale non contento del suo fiorito sch;zzo preliminare, mi faceva vedere, come in una magica lanterna, I'« illustre antesignano », soldato dapprima, gettarsi « al pnmo assalto alla baionetta», ginnasta poi, scavalcare « le sbarre precettistiche ed esemplificalive de' suoi maestri Hayez e Bertini », muratore più tardi, posare « le fondamenta di un edifizio, la cui guglia toccherà poi altezze ignote di cieli e sorrisi di aurore immortali II e, bomba, alla fine, u esplodere nel centro del ridotto nemico»? Ma ora che, affidandoci a cosi ),elle parole, ci lroviamo al cospello di tanli vec– chiumi, tabaccosi, bui, tris1i, diseredati di corpo e d'anima, nulli, chi ci terrà dal P.i– ghar per le falde l'impennato critico, e se– renamente postero di sè stesso >, come si dice da sè, che imperterri10 seguita a cantare che « l'opera del Carcano è ben monumenlale > a chiacchierare di « sfolgoranle opera d'a'. v~nguardia » di scettri, di creazione, di poesia, d, grandezza e d' irnmor1alità? Chi ci terrà dal pigliarlo e fermarlo e gridargli negli o– recchi come a ua invasa10 : - Ehi I signor Giovanni Borelli, ma di eh.i parla lei? La s'è lascialo pigliar la mano dal suo pegaso a quel che pare: ritorni in !erra! Qui, vede, si !ratta di un uomo mediocre. Il suo Car· cano val poco o nulla, è un pittore con po• chissirno talento, senza avvenire, eccetera, ec• cetera. E dal dirgli magari qualche gran vi– luperio? Ma dei vi_t~peri bisogna essere avari, in questa espos1z1one : ce ne vorrebbe troppi. Nella sola stanza della Toscana, chi volesse parlare con\'enientemente di Frdncesco Gioii, e del suo fratello Luigi, del Nomellini, del Tommasi e del Ceccarelli, ci sarebbe, credo, da spendere tutti i saporiti vocaboli, succiati, come si dice, col Chianti nelle bettole di San l'riano e del Canto a' quattro leoni. Cosl ci contenteremo di traversarla in silenzio o tutt'al più, con nella bocca la francescan~ esclamazione che dice nulla e lutto: A I A I A ! E in silenzio passerei anche per quest'altra sala, dove Francesco Paolo Michetti espone quindici paesaggi abruzzesi (tempere), se non mi premesse di pigliare la palla al balzo per dichiarare una cosa. Ecco qua. Jn più di uno scritto io ho parlato di questo pillore con gran rispetto e quasi con ammirazione. Fa– cendolo pensavo a un grandissimo quadro, visto nel 1900 a Parigi, il quale rappresen· tava una processione all'aria aperta e che allora mi parve se non bello, molto impor– tante. È vero bensl che nel frattempo mi ero abbattuto pit, qua e pit, là in altre opere dello slesso autore, le quali, per la loro· bruttezza e trivialità, mi avevan dato da pen · sare; ma per un certo istinto di generosità m'ero ostinato a credere che non si trattasse se non di smarrimenti passeggeri ed ecce– zionali. Oggi, vedendo queste tempere, prive di forza, di carallere, di poesia e di ogni P. qua– lunque segno di bellezza, comincio a credere d'essermi ingannato. Potrei anche dire che ne son certo. Quasi certo come della insi• pienza della ;cultura di Domenico Trentaco– ste il quale anche una volta resta, con questo Nudo di do1111a, eguale a sè stesso. Ma chi dirà senza perifrasi a èhe cosa siano uguali le pi11ure, le sculture e i pa– stelli di queste due sale napoletane nelle quali ci ha condotto, ultimamente, una folle speranza sempre frustrata, e che sono come la putrida gora in cui affoga al termine del suo viaggio il tragico pellegrino che una mala stella persegue? Questo Francesco Netti, che il suo presen1ator Tesorone dice nato ~ da civilissimo parentado •• questo J erace, questo Caprile, questo Caputo, questo Posligliope, questo Scoppetta, questo Gallo e, ancora, que· sto Domenico Trentacoste ! E le loro anime I Ah perdio! quando ci si trova in simili latrine, vien fatto davvero d'invidiare il mio amico Paolieri, che al– meno lui non è schizzinoso e gli piace ogni cosa: Franz Stuck, La\'ery, Francesco Gioii, Rivalia e persino Ro111anelli ! Uscendo da un simile sfacelo, la Sala della gic,ventù avrebbe potuto consolarci, ma è stata il colpo di grazia. Cosi, ricapilolando le noslre impressioni, ci toccherà a conclndere che I' Esposizione di \'enezia, profittevolissima per altri rispetti, non è da un punto di vista strettamente ar– tislico, ciò che si può immaginare di meglio; come qui, sotto questa cupola, • primo sorriso della bestia umana », che nessuno ha pensato ancora di demolire, faremo un giuro, mode– sto, ma irrevocabile, di non metterci mai più piede - in eterno. No, senza scherzi ! quando tutta una na– zione piglia per arte ciò che s'è visto, non

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