La Voce - anno II - n. 46 - 27 ottobre 1910

LA VOCE darsi, e vi sono in effetto nella Lega, socialisti, non però del partito, radicali e repubblicani, de– mocratici così cosi e liberali ; e l'unità politica e l'opera concorde? Il blocco democratico per la Lega è un fatto compiuto. Questo eccesso cli dichiarazioni di fedi politi– che è dunque una delle caratteristiche della Lega, come quell'altra di compiere sempre, in c~1e è tutta l'azione vera cli essa, in ogni occa• s1one delle affermazioni pure e semplici, espri– mendo verbalmente nel tempo istesso te già implicite negftzioni. « Siamo cattolici (dopo Ri– mini, cristiani ; pill in là, religiosi tout cour/) ed anticlericali ; siamo democratici ed antirea: zionari » ; e così via. E va bene ; ma con te parole non si determina, non si innova, non si instaura, non si tramuta nulla nella vita di un paese, nè con le formule ; e bene lo sanno i socialisti, che di formule, un di abbondanti come funghi in una ceppaia, ne hanno abbastanza, e paiono aver perduto il conio dei neologismi. Mi rimane da dire di un supposto Credo reli– gioso della L. D. N. La questione nel Congresso di Imola è stata dibattuta fino alla sazietà, sebbene in qualche momento assurgesse ad un alto interesse dram– matico i ma senza nessun nuo,·o costrutto. Sia– mo sempre lì; proclamazione della religione -cosa intima e personale i negazione della poli. tica clericale; nessuna confusione della religione con la politica (aconfessionalismo), perchè que– st'ultima è attività m~ramente esteriore. E questo il Murri l'aveva le milJe volte proclamato; ma rimaneva allora la dichiarazione di cattolicismo e di ortodossia dottrinale nello statuto ; per questo, q11ando ,$i trattò di mutare, se ne sono .andati i paurosi dell'affermazione di cosa già esistente nel fatto, e però non nuove, forti del cattolicismo dello statuto ; e sono rimasti quelli che volevano a ogni costo conciliare costoro <:on i piU accesi modernisti, e alcuni, fra cui io, desiderosi di una prossima e più chiara solu– zione. Ma queste sono cose secondarie ed este– riori ; più interessante è il fondo della que– stione, a cui il Murri ha alluso parlando della « camera ad alta temperatura •· Se in politica non vuolsi nessuna indecisione, ma chiari fatti e ben' salde idee concrete, e va– rietà di mezzi e pronta intuizione per la decisione immediata ; in religione può ammettersi (tranne che nell'esercizio della critica e della espressione storica) una disparatissima diversità di azione, e una indecisione sentimen:.ale, perchè appunto è -questione oscillante, intima e personale. E aspi– razione all'infinito; e in fondo in fondo ogni religione, benchè concretat~ in riti e in forme storiche, lascia sempre un amplissimo campo .all'esercizio individuate libero. Ora che ha fatto il Congresso dietro I' im- 1)ulso, io credo però non bene inteso, del Mur– ri? Ha applicato questo principio, ha domandato una religiosi.ta ai soci, non una religione posi– tiva. Era fatale che questo avvenisse, dopo tutto lo sgretolio e il rovinio delle negazioni ante– riori ; ma la L. D. N. ha mutato fisonomia ed essenza : non è piU quella di prima, l'ala estre– ma della sinistra cattolica ; ha rotto il cordone ombelicale con la propria madre. E mal si appone quegli che ora le domandi un credo; può domandare quello di prima, ed anche quello di ogni singola persona ; ma la Lega per sè stessa ha rinunciato ad ogni credo positivo. Come si è venuto a questo? Ho detto fatal– mente; il Murri risponderà, se cred~, personal– mente al prof. Minocchi per proprio conto. Ma cosa sia la L. O. N. ora è cosa difficilis– sima iJ dire ; un partito politico? No, perchè non c'è unità d' indirizzo, se non burocratica ed interna. Società di coltura? No, perchè essa stessa lo esclude. Associazione religiosa o chiesuola ? No, perchè essa non vuole. E che sarà mai? Ecco: una accolta di giovani -che si trovano riuniti non in una attività deter– minata e ben deJineata nei punti essenziali ; ma da una tensione di spirito, da una angoscia in sentirsi a poco a poco strappare a un passato I. in cui era ogni completezza <li jdee, per andare • verso la vita dell'oggi, di cui non hanno bene veduto le necessità, e in cui non sanno quale sarà la loro vera posizione. Stato romantico, disse alcuno, e giustamente, al Congresso; e, io aggiungo, simpatico ; ma non destinato a grandi alteZze, nè a grandi a– zioni ; e tuttavia istruttivo, perché è la via di una ricerca interiore oggi non molto frequente, ,e in cui è possibile l'umile azione generosa., re– 'ligiosa e morale, del formare cosdenze oneste " diritte. ~fa vorrà essa adeguarsi a questa rP.altà ; com• piere questa constatazione interiore, ch'è nelle cose, e deve essere nella coscienza ? Se la politica è altrove, se altrove è la religione, fo essa è pure qualcosa cli bello e di sem- plice; non è il largo fervore operoso di eroi rinnovatori, nè dei fondatori di repubbliche, nè di apostoli di religioni ; ma la purissima cura di un bene intimo, famigliare, di chi honariamente procura di vivere in pace nel lavoro calmo, com– piuto come un dovere, ogni giorno. E questo è il suo ideale, e in dolore si prepara a raggiun– gerlo ; ed è pur molto in Italia. Ma le crisi bisogna superarle, per entrare nella vita fattiva, per creare qualcosa, anche umil– mente; chè solo nel creare è vivere. Questo deve fare la Lega, conciliando le aspirazioni alle forze ed alle audacie, che non sieno unicamente verbali : se i suoi soci non vogliono spaventarsi del latino di un ,·ecchio teologcs : « si modo pue– ritia in aliquando escuti et adolescere intelligP.n• tia clebet. » l\lARIO ROSAZZA. La questione del neo-malthusianismo. (Replica al prof. Betta.. 1, vedi o, 36, 44). Eg-,·eg-iosig-. Professore, se stessi al pensiero fi– nale della sua lettera non dovrei risponderle: per lei, infatti, non è morale che chi è cattolico o si accorda con la morale cattolica. E allora perchè discutere? Basterebbe una semplice dichiara2.ione 1 come io sempre consiglio ai cattolici veri, i quali, appunto perché cattolici, possono fare a meno di discutere e .,di richiamare in loro aiuto l' i– giene, la storia, la sociologia e la morale, per• chè hanno la rivelazione. Noi, gente moderna e senza rivelazione, dob– biamo invece discutere, e non abbiamo se non quel lume della ragione che, pùrtroppo, molti cattolici mostrano di non avere. Ma siccome il suo scritto contiene alcuni argomenti che possono es– sere considerati valevoli anche per chi non è cattolico, mi permetta di ribatterli : non senza però avere afflitto la sua anima di credente con una semplice notizia: che le dottrine da lei so– stenute, per quel po' di ragione che anche lei usa, benché cattolico, sono dottrine eretiche. Già: lei sostiene che si può limitare la }econ– ditàJ usando la castità : ossia usando qu:i puri freni morali dei quali Malthus si fece apostolo, quel Malthus che la Chiesa cattolica condanna. Lei sostiene, nè più nè meno, le idee di un e– retico. * l\la tiriamo avanti, punto per punto. Le mie parole poco lusinghiere erano sem– plici definizioni di un suo stato di animh ipote– tico. Ella taceva nel suo articolo che a/men.o uno dei metodi neo-malthusiani era assolutamente privo di pericolo fisiologico : onde io inducevo che ella tacesse o apposta o per ignoranza. Igno– ranza è definizione, non offesa. Che cosa avrei dovuto, che cosa dovrei dire io, che come sosteni– tore e propagatore delle teorie neo-malthusiane, son sotto sotto trattato da disonesto e quasi pro• posto al Regio Governo per le carceri ? Oltre a questo, prima d'entrar nel campo vero della questione, mi permetta di dirle che ho osservato con mio dispiacere che lei, per comodo della sua tesi, ha storto e persin rovesciato le mie opinioni, che pure avevo espresse in forma assai precisa. Per prova metto la sua interpre– tazione a destra (onore al merito) e accanto le mie parole precise a sinistra : nè commento. IO Da primo : i danni a11a salute sono cosi gravi come si dice ? Vi sono medici che di– con di si, ma nitri an• che che dicon di no. È probabile e/te da1111i ci siano. Ma ancora non furono nè verificati con esattezza, nè stabilita 1a loro percentuale. (11. 16 1 1ag. J79, eol. 1, ri– rll• 114 •no). Per molte famiglie due figli sono già un peso ; per quasi tutte più di quattro sono un peso insopportabile .... LEI Ella combatte la mia asserzione che le pra– tiche anticoncezionali siano dannose alla sa– lute. Io l'ho data sulla scorta di molti medici che cosi hanno scritto od banno parlato; ma, non_ essendo medico, io non posso che giu• rare sulla loro parola, per me, del resto, de– gnissima di fede. Ella rrede invece la cosa op– posta per opinione d,: altri medici ... (n. H· 1"8• 41 f, col. :J, n'– rA• p-40). Averne quattro è già un orrore : e due spes– so sono troppi - talchè il gran sogno è ..... il jig-lio unico..... Cosi, almeno, Ella si espri– me! (ùl. id. riti,• 74-80). E ora, sbarazzato il terreno di questi ammen– nicoli, discutiamo. Bibloteca Gino Bianco * L'argomento suo più serio è il seguente: le famiglie numerose possono essere bene educate come le piccole, nel senso spirituale della pa– rola educazione. ì\la chi mai direbbe il contrario? La questione non è questa, bensì un'altra: dato che quella famiglia, con genitori cosi alti educatori, fosse meno numerosa, il maggior tempo disponibile e i maggiori mezzi finanziari non permetterebbero forse un'educazione ancora migliore? La sua o– bie,;:ione, insomma, ha tanto valore contro il malthusianismo, quanto ne avrebbe quella di un malthusiano a un cattolico che sostenesse esservi famiglie poco numerose bene educate ! Il malthusiano non è nè pro nè contro le fi.. gliolanze numerose (mentre il caltolico, per tra– dizione giudaico.agricola è favorevole alle figlio– lanze numerose). Il malthusiano serio è per le figliolanze propor::ionale ai mezzi spirituali e ma– teriali dei genitori. Il cattolico ha ancora una moral~1alen·a1e, in cui, ciot:, l' imperativo ha un contenuto determinato i il malthusiano ha una morale ideale, in cui l'imperativo ha un contenuto ilariabile. Il primo è, senz' altro, per i molti figli ; il secondo è per tanti figli (da O a cn) quanta è la capacità e il potere di re– sponsabihtà dei genitori. È chiaro? al cattolico incombe il dovere di provare che molti figli sono una « benedizione del Signore »i al mal– thusiano nC'lnincombe affatto provare che pochi figli sono una fortuna. Limitiamo, se si vuole, le nascite. Ma però ba– sta la continenza. - Cosi dice lei, e non risponde alle ragioni pratiche, realistiche che le ho messo dinanzi agli occhi. E .se la svigna con la solita arcadia delle famiglie di contadini, che lei non ha mai osservaW bene, si vede, perchè io ci ho trovato spesso un sudiciumaio, una tale bas– sezza morale, sotto tutti gli aspetti, compreso il malthusianismo per motivi volgarissimi, che mi ha fatto sempre ribrezzo. Del resto, son d'accordo con lei. Basta la contrnenza, dove però la continenza non porti a tale disagio fisico e morale da essere più dannosa alla vita fisica e morale del neo-mal– thusianismo. Ora ciò avviene in moltissimi individui. Che la castità possa essere mantenuta assai più e assai pi0 a lungo di quel che non la mantenga certa giuvcnh) - è Vt:riss:mo; cJ,e però per tutti sia consigliabile - è falsissimo. E nei casi in cui la castità non sia possibile, le )ascio la scelta : o prostituzione, o sodomia, o onanismo da una parte - 0 1 dall'altra, matri– monio precoce, e per le ragioni sudette, econo– miche e morali, neo-malthusianismo limitam– mente ai periodi di vita in cui è necessario. Dico che la castità ha effetti morali dannosi, e mi spiego. Lei, come tutti i cattolici, crede che la morale sia negli atti, mentre la morale è nelle intenzioni degli atti. La castità quali molti giovani cattolici e non cattolici la conservano, sa che cos'è? Forse purezza? Macchè, la è o vigliaccheria bella., e buona, per paura di malattie o per paura d'assumere un peso econon1ico, op– pure è frigidezza senza nessun merito morale. Dove 110n c'è lotta, 11011, c'è 111ora/e. Quel poco che si ottiene con una lotta grave, val cento volte di pili di quel molto che si ottiene con nessuna lotta. E fra molti malthusiani, creda, c'è chi poirebbe esser maestro di morale a molti cattolici casti. Tant > per parlar chiaro ! Poi la castità può esser dannosa moralmente, tutte le volte che per ottenerla costi la perdita di giorni dolorosi e di notti insonni, come ac– cade; di disturbi nervosi ; di incapacit:\ di la– voro; sicché con questa mania di castità avviene che spesso si fabbrichino o degli ossessi o degli impotenti, in tu/li i sensi. Lei poi mi stringe nel dilemma: o l'atto ses~ suale ha per fine la procreazione, o ha per fine il piacere. Dilemma sbagliato, dico io. L'atto sessuale non è nè soltanto piacere, nè soltanto procreazione. Esso è un. atto di amore, un omag– gio, una. manifestazione d'affetto fra due esseri : tanto è vero che se il suo dilemi:na fosse vero, la donM sterile dovrebbe esser allontanata dal marito ; e la Chiesa non ammetterebbe I' atto sessuale tra coniugi quando la possibilità di fe– condazione è cessata, come invece persin essa ammette (veda i casuisti). Altre osservazioni degne di nota non mi par che lei ne abbia fatte. La lodo soltanto d'essersi dichiarato cattolico netto e secco e d'avere escluso la possibilità dell'onestà di chi non è cattolico. Da dichiara– zioni come le sue tutti noi non cattolici, che 423 prepariamo un mondo non più cattolico, non abbiamo che bene augurarci. Sarà cosi facile convincere il mondo, per un'altra strada di pili, della vecchiaia, della sterilità e della inutilità delle dottrine che combattiamo. Il Mi creda suo GIUSEPPE PREZZOLINI. " t, Rifugio del • 1, g1ua1ce Caro Pre:::olini, Majetti. permetta che informi Lei ed i lettori della Voce di un' istituzione che fa onore non ali' halia, pur troppo (che non se n'è mai accorta) ma alla fede ed all'attività instan– cabile di un uomo solo. Già qualche cenno ne comparve su per i quotidiani, ma non è male parlarne con maggior precisione. È noto che fra i provvedimenti dell'ex-mini– stro Orlando per la tutela dei minorenni delin– quenti ci fu quello di affidare, in ciascun tribu– nale, ad un solo giudice i processi a carico di giovinetti. Per il tribunale di Roma fu scelto il giudice Raffaele Majetti, traduttore dei giudicati del bon j11g-e Magna ud~ 11 contatto d'ogni giorno con ragazzi vittime più dell'ambiente che di loro pen•erse tendénze, il constatare che i minorenni, appena usciti di carcere, quasi sempre ci ritornano per non aver trovato, fuori, nessun aiuto, la persuasione che la legge è monca se sa condannare qualche volta, redimere mai, indussero il giudice l\lajetti a cer– care un rimedio. Gli venne in mente allora di aprire un rifugio dove potessero esser accolti tutti i minorenni i quali, liberati dal carcere, non av-ro trovato lavoro. Il Ministero dell'In– terno gli diede un sussidio di mille lire, bene augurando all'opera sua : e con questa piccolis– sima somm3. il Majetti si mise al lavoro. Subito si accorse di quanto fosse audace l'impresa, ma anziché scoraggiarsi, s'infervorò sempre pim Prese in affitto un quartierino senz'aver la si– curezza di poter pagarne la pigione per moho tempo e vi accolse alcuni ragazzi. Poi (egli pensò) qualche Santo aiuterà. Cominciò la via crucir dei Ministeri. Da quello de11'Istruzione a cui si era rivolto per un po' di materiale scolastico, ( penne, carta, lihri, ebbe la risposta che non c'e• rano quattrini per sussidii : da quello delle Fi_– nanz"e a cui aveva domandato le merci che la Dogana distrugge ogni anno perché non ritirate dai destinatarii senti rispondersi che /6 vigenti leggi vietano etc. etc. Dal Ministero di Grazia e Giustizia ebbe ... una ~roce di cavaliere. Tra– dusse ed illustrò il Childre,, Act del 21 dicem– bre 1go8 e I aprile 1909 nel giornale La Pre– tura: poi mise l'estratto in vendit~ a due lire, a beneficio del Rif1tg-io : migliaia di persone lessero l'opuscolo che dimostra la ben diversa cura che l'Inghilterra e l'Italia hanno dei mi– norenni : selle lettori so1tanto pagarono le due lire. Se il fondatore ciel Rifugio non incrociò le braccia rinunziando al proprio so~no e rasse– gnandosi ali' idea di aver fatto quanto stava in lui (già aveva rimesso parecchio di tasca) biso– gna dire che abbia un'energia non comune. L'energia che stava per affievolire veniva rin– saldata dalla gratitudine dei ricoverati e dalPor– rore nel vedere ogni anno, fatalmente, aumen– tare il numero dei minorenni condannati : nel 1904, 62,437, nel 1905, 67,695, nel 1906, 69,787i nel 1907 si discende a 52,901, ma nel 1908 si ascende alla cifra paurosa di 77,588. E di questi il 70 per cento furon condannati per delitti: solo il 30 per cento per co11/ravvenzio11i. Aggiungete gli autori di delitti impuniti che sono i più (la Statistica giudiziaria penale del 1902 ci avverte che il 54 1 24 per cento dei Yeati che si app11ra110 rimangono ù11p11nili.) Kon dimenticate poi che il 12 per cento dei fanciu,lli italiani emigrano prima dei 15 anni. Quindi è facile vedere che le cifre riportate più su non misurano che in piccola parte il numero dei delinquenti mino– renni. Ma torniamo al giudice Majetti. Un giorno egli passava di via Nazionale quando notò un bel negozio di giocattoli : « Se potessi impiegar qui dentro qualcuno dei miei ragazzi ! » pensò. E senza lasciarsi vincere da tutte quelle mille ri– flessioni che spesso c' impediscono di seguire un impulso buono, entrò nel negozio e domandò del padrone. Quest'ultimo, il sig. Alcide Ferraioli, dovette Il per li rimanere un po' stupito dell'of– ferta : ma fu tanto il calore con cui i1 giudice gli espresse il proprio pensiero, cosi viva la de– scrizione ch'egli gli fece dell'abbiezione di tanti sciagurati giovinetti, l..'.'.he accettò. E cosi vin via fece con altri negozianti e fab– bricanti. Adesso le ditte Pighi, Boyer, Barbe– rotti, Segre, Vertunni, oltre il già citato Ferra-

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